A pagina 9 di TV Sorrisi e Canzoni N 35 del 27/8/00 un articolo firmato da Luca Goldoni tratta della riforma dei Corsi di Laurea.
In essa si scrive che per evitare l'abbandono degli studi universitari " si abbrevia il cammino verso il mitico pezzo di carta: tre anni invece di quattro ..Fossero studi abbreviati, ma seri e concentrati, la riforma potrebbe funzionare".
L'articolo prosegue con un'affermazione quanto meno sconcertante " il difetto sta nel manico,
i diplomati che accedono alle università sono dei semi-analfabeti" il che sembrerebbe essere stato detto dal Prof. Angelo Panebianco, universitario ed editorialista del Corriere della Sera, che concluderebbe il suo intervento sostenendo che vi debbano essere prove selettive per l'accesso alle università, unico mezzo a suo dire per laureare in corso gli studenti.
Se fossi un neodiplomato, mi sentirei indignato; del resto come potrebbe conseguire la maturità un semi-analfabeta, senza che ciò costituisca un reato?
Dovrei pensare ad una commissione d'esame che promuovesse anche quando si dovrebbe bocciare, dichiarando cioè un falso in atto pubblico ed ecco che a quel punto si dovrebbe sospettare una nuova tangentopoli, un'associazione a delinquere e allora dov'è la magistratura?
Ci sarà pure qualche magistrato che avrà letto TV -Sorrisi e Canzoni, che starà facendo?
Del resto l'italiano sgrammaticato del Sen. Di Pietro, ci evidenzia, semmai, lacune della scuola media, già esistenti decenni or sono, a cui forse non si è mai posto rimedio.
Non da meno i danni del '68, in cui la promozione sembrava essere divenuta un diritto insindacabile, mentre l'insegnamento andava a "ramengo" con le lezioni autogestite nei licei, quanto nelle università, di certo oggi incidono sulla qualità dell'insegnamento, essendo questi ex studenti seduti in cattedra.
Ma i mali dell'università italiana sono ancora più gravi e profondi.
Non v'è azienda che possa sopravvivere in un mercato libero se improduttiva, ma, se ogni 100 matricole soltanto 30-40 si laureano, costituendo questo il parametro indicante la produttività d'un Ateneo, correlato al tempo resosi necessario al conseguimento della laurea, come mai quell'Ateneo non chiude i battenti?
Quando ero rappresentante degli studenti nel Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, più volte ho dovuto protestare per disservizi anche gravi.
Il fatto più clamoroso fu che un corso della durata di circa 3 mesi, non era mai iniziato e mancava un solo mese per la fine delle lezioni.
Dov'erano il Presidente di Corso di Laurea, il Preside ed il Rettore?
Possibile che non si fossero accorti che non venivano svolte lezioni, per le quali tra l'altro vi è l'obbligo di frequenza (DPR 135/80, 1154/81 e Direttive Europee 686 6 687/78)?
Perché fui costretto, dopo aver segnalato più volte alla segreteria del Preside il fatto, senza ottenere soluzioni, ad inviare un fax con cui mi riservavo di produrre un esposto alla magistratura?
Chi controlla se un docente fa lezione ed esamina altresì se il modo di insegnare e di interrogare in sede d'esame è corretto oppure no?
Chi può escludere che certe bocciature che decimano candidati, non siano da doversi attribuire al timore del docente, che è spesso anche un libero professionista, di ritrovarsi un nuovo concorrente sulla stessa piazza o chi può escludere in questi casi che il carico di lavoro non sia invece esagerato sì da doversi dividere l'esame in più parti?
Perché non esiste per legge l'incompatibilità tra insegnamento e libera professione se svolta nella stessa Provincia o Regione in cui si insegna e si boccia?
Se davvero si vuole aumentare sensibilmente il numero dei laureati in rapporto alle matricole, bisogna stabilire concretamente come si intenda controllare l'operato del docente.
Presidi, Rettori e Presidenti di Corso di Laurea potrebbero essere eletti per legge anche dagli studenti con percentuale analoga a quella dei dipendenti universitari (amministrativi e professori), sì da garantire, di fronte a proteste degli studenti, provvedimenti adeguati, senza per questo temere di non essere più rieletti per aver sanzionato un collega.
I professori, poi, potrebbero essere costretti, come molti altri lavoratori, privati e non, a timbrare il cartellino all'inizio ed alla fine delle lezioni, evitando così che qualcuno dimentichi di presentarsi a lezione o di un'ora ne svolga molto meno e magari ad evitare possibili truffe, il contratto dovrebbe prevedere l'immediata sua risoluzione, se la timbratura fosse effettuata da soggetto differente dall'intestatario del medesimo cartellino.
Le lezioni poi potrebbero essere video-registrate, per consentire, da un lato, agli studenti assenti di poter rivedere la lezione (al pari di ciò che avveniva quasi 10 anni fa all'Università Cattolica di Roma) e dall'altro, di poter valutare la fondatezza d'eventuali proteste da parte degli studenti circa il modo in cui si svolge la lezione.
Ricordo a tal proposito, quando facevo Medicina che vi era un professore, peraltro titolare di Cattedra, che era solito proiettare lucidi e leggerli, ma che di fronte ad una richiesta di delucidazioni di un collega, si limitò a rileggergli la frase, lasciando tutti i presenti sbigottiti e proseguì la sua lezione in quel modo anche quando il collega ribadì di non aver capito.
La presenza quindi di contratti a termine, magari biennali, come per tutti gli altri dirigenti dello Stato e l'effettivo controllo dell'operato del docente, finirebbe per premiare i docenti migliori e per estromettere i lavativi ed i prepotenti e ad evitare che possano crearsi amicizie troppo forti tra chi dovrà controllare e chi sarà valutato, basterebbe stabilire l'impossibilità del rinnovo contrattuale dopo il 2 mandato, presso lo stesso Ateneo, se per es. non fossero trascorsi almeno 10 anni dall'ultimo insegnamento presso la stessa università.
Certo molti insorgeranno leggendo queste mie riflessioni e certo vi sono ottimi docenti spesso mal pagati che svolgono egregiamente la loro "missione", né tutte le colpe possono essere attribuite alla classe docente, perché qualche studente gli esami li prova davvero non avendo studiato, ma se vogliamo un'università produttiva non possiamo non adottare i suggerimenti fornitivi, anche se in un'era di internet, di Tv satellitari, forse presto ci si potrà iscrivere ad un Corso di Laurea e/o Facoltà, restandosene a casa e presentandosi a sostenere gli esami presso un qualunque Ateneo ed allora i "Terribili" quelli che si ritengono ottimi professori se riescono a bocciare almeno l'80-90% dei candidati, finiranno per rimanere senza lavoro e dovranno imparare a capire che un ottimo docente è solo colui che riesce a trasmettere la propria cultura non solo al primo della classe, impresa facile e possibile anche per il peggiore insegnante, ma all'ultimo, quella sì che è un'impresa ardua, difficile e non si può negare
che allora sì egli sarebbe in gamba come il monaco che convertisse Satana.
E' questa la sfida che da studente io lancio ad ogni insegnante, d'ogni ordine e grado e spero che sia accolta perché l'università italiana e la scuola italiana in genere divengano le migliori del mondo.
Marco De Benedictis HYPERLINK "http://space.tin.it/associazioni/qtdeb" http://space.tin.it/associazioni/qtdeb