("La Stampa", 28/09/00, Ingrid Badurina)<>. Per Gérard Stoudmann, responsabile dell'Ufficio dei diritti dell'uomo dell'Osce, non ci sono dubbi: soltanto la totale trasparenza sul conteggio dei voti potrebbe convalidare i risultati presentati dalla Commissione, altrimenti si tratta di frode. Ma per Borivoje Vukicevic, presidente della Commissione, la soluzione non è certamente così semplice. Slobodan Milosevic è infatti suo amico da sempre, così come lo è Marjana Markovic, l'agguerrita consorte del presidente jugoslavo. L'amicizia con la coppia presidenziale risale ai vecchi tempi, quando erano ancora tutti di casa a Pozarevac, la città natale di Milosevic. Di professione giurista, proprio come il capo dello Stato, Vukicevic ha pubblicato un libro intitolato <> in cui ha dedicato un capitolo intero a Milosevic. <> è il titolo significativo del brano che descrive con malcelata ammirazione le virtù del <>. <>, scrive tra l'altro Vukicevic.Oggi deve essere duro essere nei suoi panni. Ma non è il solo. Anche il segretario della Commissione, Milisav Milenkovic, è un intimo dei Milosevic, ed è anche lui originario di Pozarevac. Per quanto riguarda gli altri membri della selezionata compagnia, sono per lo più rappresentanti del Partito socialista serbo (Sps) di Milosevic o dello Jul, la Sinistra jugoslava unita guidata da sua moglie. Due membri della commissione non sono affiliati ad alcun partito mentr uno è radicale. Tra i personaggi in vista vi è la prima donna dell'Opera di Belgrado, Radmila Bakocevic, il cui marito è stato sindaco della capitale. Insomma, tutti appartenenti alla nomenklatura che da più di dieci anni detiene il potere assoluto in Jugoslavia.
Non stupisce quindi che all'indomani del voto Vukicevic abbia dichiarato alla tv di Stato che la commissione non aveva ancora cominciato a contare i voti ma che <>.Come scrive la stampa indipendente serba, quest'istituzione ufficiale dello Stato ha sistematicamente violato la legge, a cominciare dall'espulsione dalle sue file, nella notte tra domenica e lunedì, dei rappresentanti del Dos, l'opposizione democratica serba, del Partito del rinnovamento serbo di Vuk Draskovic e dei radicali di Vojislav Seselj. Per legge tutti avevano gli stessi diritti dei membri <> della Commissione, e quindi avrebbero dovuto partecipare a tutto il processo post-elettorale, dal momento della raccolta delle schede allo scrutinio alla pubblicazione dei risultati.