QUALI AFFARI HA TRATTATO LA DELEGAZIONE SERBA CHE VENNE A TORINO NEL 1994 E NEL 1996?Sarà consegnata domani mattina alla Procura della Repubblica di Torino una formale richiesta di audizione, in qualità di "persone informate sui fatti" in merito all'inchiesta sul caso "Telekom Serbia", sottoscritta da: Benedetto Della Vedova e Gianfranco Dell'Alba, europarlamentari della Lista Bonino; Carmelo Palma, consigliere regionale della Lista Bonino; Giulio Manfredi, esponente radicale torinese.
Nel documento sono citate le iniziative radicali dal 1997 ad oggi: l'interrogazione del senatore Milio del 25 giugno 1997 (senza risposta); la partecipazione dei radicali alle Assemblee degli azionisti Telecom del giugno e dicembre 1998 per chiedere informazioni sulla partecipazione serba (senza risposta); la lettera inviata il 1 giugno 1999 al Dr. Colaninno per chiedere l'immediata sospensione di ogni collaborazione e di ogni apporto di Telecom Italia a Telekom Serbia (senza risposta). Gli esponenti radicali ricordano, altresì, di essere stati i soli, nel 1994 e nel 1996 (era vigente l'embargo ONU nei confronti della Serbia), a denunciare la presenza a Torino di una delegazione di affari serba di altissimo livello; furono gettate allora le basi dell'affaire "Telekom Serbia"?
Infine, la Procura torinese è invitata ad acquisire informazioni sul signor Giovanni Di Stefano, "brasseur d'affaires" del sedicente "Comandante Arkan", attualmente recluso a Londra per reati finanziari.
Della Vedova, Dell'Alba e Palma hanno dichiarato:
<< Il Partito Radicale è stata l'unica forza politica a denunciare, anno dopo anno, le connivenze di cui il regime di Milosevic ha goduto negli ambienti politici e finanziari dell'Occidente; è necessario ed urgente che i magistrati inquirenti indaghino su tali connivenze ed accertino eventuali responsabilità penali; siamo a disposizione per fornire tutte le informazioni in nostro possesso, nella consapevolezza che solo la ricerca di quanto è realmente avvenuto può essere utile sia all'incerta democrazia serba sia alla certa non-democrazia italiana.
Così come è altrettanto necessario ed urgente che venga fatta piena luce sulla responsabilità politica del governo in carica nel 1997, che avallò - fosse anche con un fragoroso silenzio assenso - l'operazione STET/Telecom. Quali che siano le funzioni oggi ricoperte, l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro degli Esteri Lamberto Dini, l'ex ministro del Tesoro Azeglio Ciampi e l'ex ministro delle Poste e Telecomunicazioni Antonio Meccanico non possono esimersi dallo spiegare agli italiani le ragioni per cui un'azienda di Stato finanziò nel giugno del 1997 il regime nazicomunista di Milosevic.>>.
Roma, 6 marzo 2001