L'antefatto.
Venerdì 30 settembre la "Stampa" di Torino riporta con grande evidenza quanto accaduto nell'ospedale "Amedeo di Savoia": un degente sieropositivo, italiano, ha chiesto e ottenuto che fosse installato un paravento per non vedere il suo vicino di letto, anch'egli sieropositivo ma senegalese.
Sabato 1 ottobre, alle ore 7,45, il ministro Guidi arriva nell'ospedale; trova solamente il degente nero (il vicino di letto ha lasciato l'ospedale e sarà arrestato pochi giorni dopo a Livorno per spaccio di droga).
Guidi si chiude nella camera con l'immigrato per oltre un'ora e si fa raccontare la sua storia; poi passa al giornalista del "La Stampa" che pubblica nuovamente con grande evidenza:
Il fatto
Sabato 8 ottobre appare sulla "Gazzetta Ufficiale" il decreto del ministro di Grazia e giustizia che prevede l'impiego di condannati per "motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o per delitti di genocidio" in "prestazioni di lavoro a favore di organizzazioni di assistenza sociale o volontariato operanti, in particolare, nei confronti di tossicodipendenti, persone affette da infezione da HIV, portatori di handicap, malati, anziani, minori, ex-detenuti o extracomunitari".
L'opinione del CORA
Non ci risultano dichiarazioni del ministro Guidi sul decreto suddetto; una domanda si impone: ne è a conoscenza?
Ci risultano, invece, numerose sue esternazioni in difesa delle comunità "contro le pastoie burocratiche che le paralizzano".
Non ritiene il ministro che inserire forzatamente persone comunque impreparate se non maldisposte in ambiti già soggetti a grandi tensioni sia un rimedio peggiore del male?
L'esperienza vissuta in prima persona a Torino, all'"Amedeo di Savoia", non lo induce a operare affinché casi del genere non si verifichino in tutta Italia per colpa di un provvedimento mal ponderato?
La strada dell'inferno, signor ministro, è lastricata delle migliori intenzioni...