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Notizie CORA
Radio Radicale Roberto - 26 gennaio 1995
6· CONGRESSO NAZIONALE DEL CORA
"ANTIMAFIA? ANTIPROIBIZIONISMO!"

San Patrignano, 26-27-28-29 Gennaio 1995

RELAZIONE DEL SEGRETARIO

Maurizio Turco

Compagne e compagni,

i primi segnali che ci giungono dall'esterno non sono molto dissimili da quelli che ci colsero all'inizio dello scorso congresso, allora eravamo più dispiaciuti e colpiti, anche da un punto di vista personale, di dover perdere dei compagni di strada a cui per la verità avevamo dato gli onori del nostro agire politico e di cui ci eravamo accollati gli oneri. Non capivamo il loro risentimento nei nostri confronti, avevamo riservato loro gli incarichi di prestigio esterno, mandavamo loro in televisione ad occupare i nostri spazi e noi a occuparci con felicità dell'organizzazione e dell'autofinanziamento, della lotta per richiedere, tenere e vincere il nostro referendum. Lo abbiamo fatto e lo rifaremmo con la stessa felicità e la stessa consapevolezza che non è facile trovare una persona che rappresenti per l'antiproibizionismo ciò che ha rappresentato per il divorzio Loris Fortuna. Con queste rinnovate speranze, disponibilità e consapevolezze ci ritroviamo nella Comunità di San Patrignano ad organizzare le lott

e del 1995 per una nuova politica sulle droghe e per una nuova politica sulla prevenzione e cura delle tossicodipendenze. Sappiamo che questi due fronti rappresentano dei problemi connessi ma anche autonomi, da parte nostra abbiamo continuato a cercare in ogni modo di farlo capire e in questo Congresso lavoreremo per fare un ulteriore passo avanti in questa direzione.

E' questo il perimetro nel quale questo congresso si trova ad operare. Ma è necessario approfondire quanto questo perimetro delimita in termini di rapporti politici, di risorse umane e finanziarie, di proposte operative e di scadenze.

************

Il 1994 è stato per il movimento antiproibizionista un anno difficile, che ha comportato ritardi e un relativo impantanamento della grande crescita politica, se non organizzata, determinata dalla nostra lotta per richiedere, tenere e vincere il referendum sulle parti repressive della Legge Vassalli-Jervolino; determinata dai nostri accordi con il Governo Amato, ricondotti con il Governo Ciampi e infine, a giugno del 1994, con il contratto Pannella-Berlusconi, restato in gran parte inattuato. Per inciso, il contratto Pannella Berlusconi raccoglieva in toto le nostre proposte che avevamo sottoposto al Ministro Garavaglia e dalla stessa recepite dopo un mio digiuno di dialogo durato diciotto giorni nel mese di febbraio.

Come ho accennato il 1994 si era aperto con una infausta offensiva contro di noi da parte di nostri tradizionali compagni di strada, alcuni dei quali di grande rilievo e serietà. Alla vigilia delle elezioni politiche che avrebbero dovuto - com'è noto - esser vinte dai "progressisti" e dintorni, questi, anziché esser più tolleranti in questa prospettiva, ci hanno fatto oggetto degli anatemi, degli insulti, delle scomuniche dei giornali, degli intellettuali e anche degli antiproibizionisti "ufficiali". L'accusa era quella di esserci "venduti" a Berlusconi e ai fascisti, ecc... Il nostro Congresso di Genova fu disertato e boicottato. Insomma: "extra ecclesiam nulla salus", fuori dalla chiesa progressista nessuna salvezza possibile. Al CORA - associazione del Partito radicale, transnazionale e transpartitico e non del Movimento dei Club Pannella-Riformatori - veniva d'ufficio negata ogni autonomia, ogni capacità di onestà intellettuale e politica. E l'antiproibizionismo diveniva così l'orpello di quattro o cinqu

e persone - al massimo - che all'antiproibizionismo hanno effettivamente dedicato qualcosa della loro esistenza politica e di una coorte di giudici e di scomunicatori faziosi e strumentali, di militanti dell'intolleranza. Militanti il cui impegno antiproibizionista si è ormai ridotto nell'indicarci la retta via, le giuste iniziative che noi dovremmo prendere, le giuste compagnie da frequentare.

Noi siamo in grado di decidere quali sono le iniziative sulle quali ci possiamo impegnare con probabilità di successo e la compagnia che abbiamo frequentato, frequentiamo e frequenteremo è quella che si ritrova con noi sulle battaglie che sono le nostre. E tanto sono chierici che nulla hanno avuto da dire su alcuni fatti che, alla fin fine son quelli che contano:

a. su l'unità - organo del pds il cui segretario è a titolo personale antiproibizionista ma che poi, come scrive il Manifesto su "omosessuali, aborto e bioetica cede su tutto" - dicevo che sull'unità di alcuni giorni fa è ricomparsa una firma, quella di Luigi Cancrini, potente esponente della politica sulle tossidcodipendenze del Pds, che chiede al Presidente dini un Ministro anti-droga, naturalmente nessuno ha avuto nulla da ridire;

b. né nulla hanno avuto da dire che l'Emilia Romagna - fino alla svolta referendaria - è stata la regione in cui per legge si sono stabiliti limiti nell'uso di farmaci sostitutivi per le tossicodipendenze;

c. e ancora, che sempre in questa regione, come è scritto nella ricerca finanziata dall'assessorato alla sanità e ai servizi sociali effettuata dai Prof. Pieretti e Guidicini che domani saranno nostri ospiti, "il ricorso dei servizi pubblici ai ricoveri presso gli ospedali psichiatrici è più che raddoppiato nell'arco di tempo che va dal 1987 al 1991, mentre doppio è il ricorso alle case di cura psichiatriche". Questi dati sono limitati dal punto di vista quantitativo ma rappresentano, proprio per il periodo a cui si riferiscono, una applicazione - che per usare une eufemismo - diremo estremistica della legge Vassalli-Jervolino;

d. infine, dopo la Risoluzione di Francoforte, la carta delle grandi città al centro del traffico di droga che propongono una politica di legalizzazione, i Sindaci delle città di Stoccolma, Varsavia, Oslo, Madrid e Budapest hanno promosso la Carta di Stoccolma delle città contro la droga per un inasprimento della lotta alla droga, i Sindaci di queste città parteciperanno Sabato e Domenica a Bologna alla Conferenza Mondiale dei sindaci dell'Internazionale socialista, il tema sarà La sinistra e il governo delle città; mi auguro che questo congresso vorrà sollecitare l'autorevole consesso socialista a intraprendere concrete iniziative volte ad una nuova politica sulle droghe per spezzare il circolo vizioso tra mercato clandestino e criminalità mafiosa e politica. E sempre sul fronte delle amministrazioni locali, vorrei ricordare che il CORA ha sostenuto pubblicamente, facendo campagna elettorale, i Sindaci di Roma, Torino, Genova e Napoli perché si erano espressi favorevolmente sulla nostra proposta di costitui

re delle "Autority comunali sulle tossicodipendenze". A parte il Comune di Torino - per non parlare di tutti gli altri Sindaci progressisti - nulla è stato fatto.

e. Anche negli atti del Convegno di Palermo sulla droga, risulta che il Ministro Contri ha dichiarato che la strategia della riduzione del danno è stata assunta come politica del nostro paese dopo anni di lotte del CORA. A marzo ci sarà il 6· Congresso mondiale a cui, dopo non poche fatiche, siamo riusciti a farci invitare; tuttavia siamo stati esclusi dal comitato organizzatore, quello che gestisce politicamente e finanziariamente il congresso. Gli operatori esteri sono rimasti stupiti di questa nostra esclusione ed anche di fronte alle spiegazioni diciamo politiche dei vari Agnoletto, Pepino e porporati vari non sono riusciti a comprendere perché pur lottando nella stessa direzione si debbano dividere le forze quando, almeno logicamente, dovrebbero essere unite.

f. infine il deputato progressista Corleone aveva preannunciato che avrebbe raccolto le firme per chiedere le dimissioni del Ministro Guidi, anche se ormai inutile questo esempio per significare che non sempre ciò che si preannuncia poi corrisponde a un fatto.

E i fatti - come al solito - costituiscono la migliore risposta.

1. Il CORA è stato nel 1994, come in quelli precedenti, il solo movimento politico organizzato antiproibizionista, il solo ad avere svolto una azione quotidiana, in condizioni di grave indebolimento grazie a quella "scissione" di responsabilità, a livello governativo, parlamentare, militante. Ma sin d'ora rivendico il nostro comportamento di fronte a quella aggressione, ed ai successivi conati di dargli un qualche seguito positivo e costruttivo. Noi abbiamo continuato a invitare costantemente alle nostre iniziative coloro che ci hanno aggredito, e offeso se stessi, con accuse francamente ignobili. E noi siamo stati sistematicamente esclusi dalle loro "iniziative". Abbiamo dovuto, quindi, lottare innanzitutto informandoci e informando.

2. Sul fronte governativo si è finalmente riusciti ad ottenere dal Ministro Costa l'emanazione delle Linee guida per il trattamento farmacologico delle tossicodipendenze. Questo documento è una prima conseguenza del risultato referendario, è rivoluzionario rispetto alla situazione pre referendaria ma anche contraddittorio al proprio interno. Ricordo altresì che dopo il nostro digiuno di 18 giorni a difesa degli esiti referendari siamo stati chiamati dal Ministro Garavaglia a dare un contributo alla Commissione tecnica che era stata appositamente costituita. L'attenzione e la disponibilità mostrata dal Ministro Garavaglia è stata poi confermata e si è intensificata con il Ministro Costa.

A proposito di questo documento è necessario rilanciare una campagna perché le linee guida vengano corrette sopratutto in quelle parti in cui viene leso il diritto dei cittadini tossicodipendenti, il diritto del medico di agire secondo scienza coscienza e il dovere di risponderne in prima persona, nonché in tutte quelle parti in cui gli aspetti burocratici inficiano la possibilità reale di utilizzare farmaci sostitutivi nelle tossicodipendenze.

3. Sempre sul fronte governativo c'è da registrare innanzitutto il comportamento del Ministro Guidi che per ben quattro volte ha ignorato le nostre richieste di incontro. Il Ministro Guidi, che abbiamo documentatamente accusato di condurre una politica sgangherata e ostile agli impegni di governo e referendari, attraverso le tre reiterazioni, di cui l'ultima il 16 gennaio scorso, che è esattamente la tredicesima reiterazione del decreto Amato, conseguenza del nostro accordo con l'allora Presidente del Consiglio: il Ministro Guidi - o qualche solerte funzionario - ha prima ridimensionato il campo di azione degli interventi di riduzione del danno e successivamente cancellato qualsiasi riferimento.

E' quindi necessario ottenere che venga emanata le disposizioni che regolamentino e specifichino gli interventi volti alla riduzione del danno così come previsto nella reiterazione del decreto fatta dal Ministro Contri all'indomani del referendum.

E ancora il Ministro Guidi ha la responsabilità di avere nominato a responsabile dell'ufficio tossicodipendenze il Dott. Ennio Di Francesco, prima coraggioso e convinto sostenitore dell'astensione in occasione del referendum droga ed oggi responsabile dell'attuazione degli esiti di quel referendum.

4. Sul fronte parlamentare, come sapete, abbiamo depositato due proposte di legge di iniziativa popolare. Una per la legalizzazione della marijuana e la distribuzione controllata di eroina e l'altra per una nuova politica sull'Aids. Successivamente alcuni deputati progressisti hanno depositato proposte simili che sono state abbinate alle nostre per la discussione congiunta nelle commissioni giustizia e affari sociali. La discussione è iniziata e la Camera dei Deputati, il 20 dicembre scorso, ha prorogato di quattro mesi il termine per la presentazione in aula delle relazioni.

L'iter parlamentare è dunque incardinato ed in fase di avanzato dibattito. Così come accadde per l'iniziativa referendaria è concretamente possibile giocare la scommessa di dare entro un anno a questo paese, primo al mondo, una legge che sancisca una nuova politica sulle droghe. Una iniziativa che oggi è rafforzata dal parere espresso dalla Commissione per le libertà pubbliche e gli affari interni del Parlamento europeo che il 24 gennaio scorso si è espressa per la depenalizzazione delle droghe leggere e la distribuzione controllata di eroina. Questo congresso è la sede naturale per incardinare questa battaglia e il CORA lo strumento per organizzarla.

Peraltro è molto probabile che nei prossimi giorni venga promossa dal Movimento dei Club Pannella una nuova campagna referendaria e riformatrice su alcuni dei temi più animano il dibattito politico italiano, e che si presentano come straordianrie urgenze, democratiche e di diritto. Ebbene, ritengo che nell'ambito di questa mobilitazione vada trovato ed imposto spazio ed attenzione a referendum di riforma delle politiche sula droga e sulle tossicodipendenze, individuando quegli aspetti che meglio dimostrano la bancarotta, non solo sul piano mondiale, ma anche italiano, di un impianto normativo burocratico e repressivo, che parte con l'essere proibizionista sulle droghe, fino a diventarlo sulle cure e sui diritti dei cittadini (tossicodipendenti e non ).

Anche se può apparire rischioso ed azzardato (con tutti i dubbi di natura politica e costituzionale che potrebbe sollevare, come già accadde per il referendum sulla Jervolino-Vassalli) ritengo che vada innanzitutto e quanto prima predisposto un quesito relativo alla legalizzazione delle droghe leggere

Insieme al Partito radicale e alla LIA, abbiamo portato avanti lo studio e la individuazione dell'obiettivo della revisione delle Convenzioni dell'Onu e il 27 e 28 maggio abbiamo organizzato a Roma un convegno internazionale nel quale è stata predisposta una mozione parlamentare.

Dobbiamo impegnarci da subito perché sia proprio il governo tecnico del presidente Dini, a promuovere ed a convocare una Conferenza internazionale che esamini e valuti in primo luogo tecnicamente i risultati di una politica e di una legislazione internazionale, che non ha conseguito i propri obiettivi, ha in realtà aggravato i problemi che voleva risolvere e sembra basata ormai solo sulle proprie contraddizioni e sui propri palesi fallimenti.

Per quanto si sia continuato a proporre iniziative politiche, il 1994, come dicevo all'inizio, è stato un anno in cui il movimento antiproibizionista ha dovuto registrare un blocco alla grande crescita politica e organizzata. Non ci era riuscito Craxi e nemmeno Gasparri, non ce l'ha fatta la Jervolino e nemmeno Muccioli. Sono riusciti a metterci in crisi coloro che a questa organizzazione o al Partito radicale devono la loro immagine pubblica. Lo dico, per quanto è nelle nostre responsabilità, senza alcun rimpianto per quanto attiene a questa responsabilità: lo abbiamo fatto, lo rifaremmo.

Con questo bilancio proposi al Consiglio generale di Pozzuoli, che abbiamo tenuto nel mese di dicembre, di sospendere la tenuta del Congresso annuale. Era evidente, ed ancor più lo è oggi, che ciò avrebbe significato aggiungere alla sconfitta e all'isolamento un dato di ulteriore crisi strutturale e politica che avrebbe portato inevitabilmente alla resa incondizionata e alla certa conclusione dell'organizzazione e della politica antiproibizionista nel nostro paese. Sarebbe stato irresponsabile disperdere il lavoro fatto, il patrimonio di conoscenze accumulato, l'esperienza e la maturità politica del nostro gruppo dirigente, dalla segreteria al consiglio generale, ai militanti sparsi nelle varie città.

Nelle condizioni politiche, organizzative e finanziarie su cui vi è stato relazionato, su suggerimento di Marco Pannella, il Consiglio generale all'unanimità si espresse per il rilancio delle lotte e dell'organizzazione e ritenne di chiedere a Vincenzo Muccioli di ospitare il nostro Congresso. Avevamo e abbiamo presente il rischio di essere strumentalizzati non da Muccioli ma dalla stampa giacché è evidente e chiaro, di una chiarezza che potrebbe accecare al punto di non far vedere, che qui è in corso il congresso del CORA: l'unica organizzazione politica dell'antiproibizionismo e degli antiproibizionisti nel nostro paese.

Voglio ringraziare personalmente Vincenzo Muccioli a questo punto della relazione per significare un dato che non è né formale né burocratico ma politico. Un ringraziamento per averci consentito, avversari da tanti anni, ma mai nemici, di poterci riunire, riflettere, dibattere, decidere le nostre strategie le nostre iniziative. Un ringraziamento anche perché ha accolto questa nostra richiesta subito, con entusiasmo e convinzione.

Forse il CORA o Muccioli hanno cambiato convinzioni, l'uno o l'altro svenduto al vecchio avversario? Nulla di questo. Ma la dimostrazione che quando con assoluto rigore si persegue un obiettivo e se le ragioni di questo sono vive, radicate nella realtà, se le rispetti e animi, alla fine è possibile convincere, e convincersi.

Ho ricevuto le proteste di alcuni invitati e di una iscritta. Voglio dire con il massimo di chiarezza e di franchezza possibile che chiunque userà questo microfono per processare, ovvero per giudicare, cioè per assolvere o condannare, Muccioli e San Patrignano, farà una provocazione al nostro Congresso. Sinanche in occasione delle vicende anche penali che hanno dolorosamente colpito e ferito - e l'avevamo previsto e temuto - la vita della Comunità di San Patrignano non abbiamo ovviamente partecipato al festival tardo-antimuccioliano. Mentre il CORA rispondeva a quegli eventi pubblicamente ponendo il problema della "riforma" di San Patrignano, la televisione ci attribuiva la richiesta di una sua "chiusura".

Il Congresso del Cora è un congresso politico e politico deve essere, per rispetto e anche per opportunità, il rapporto che dobbiamo intrattenere con il nostro ospite, ed il terreno di confronto a cui dobbiamo costringerlo e se possibile costringerci. Il titolo del nostro congresso reca in sé tutta la nostra politica sulle droghe: una politica che Muccioli ha ritenuto di non condividere convinto che avrebbe pregiudicato, e non invece rafforzato come con sempre più convinzione ci sentiamo di sostenere, l'opera di prevenzione e cura delle tossicodipendenze.

A questa politica non rinunciamo affatto, e continuiamo a proporla non solo al nostro paese come alternativa di speranza e ragionevolezza.

Esiste però anche il problema di rendere la politica sulle tossicodipendenze (e sui tossicodipendenti) una politica di diritto che non venga appaltata, per riflesso collettivo inevitabile quanto irresponsabile, alla buona coscienza ed alle buone intenzioni di chi dichiara di volersi impegnare.

Ritengo che su questo oggi il Cora possa avere un interlocutore anche in Muccioli e in Francesco Cardella, ed in quanti vogliano fare il proprio lavoro con serietà e rigore: allora, i problemi che, non in termini provocatori ma di iniziativa politica, poniamo loro sono:

- la definizione di un quadro certo di obiettivi e di criteri di finanziamento per gli interventi sulle tossicodipendenze;

- la predisposizione di una rete di controllo rigorosa ma non intimidatoria del funzionamento delle strutture e dei fondi utilizzati e dell'efficacia dei programmi realizzati;

- l'elaborazione di un piano di interventi sulle tossicodipendenze, che tenga conto, anche in sede di distribuzione delle risorse, delle priorità imposte da una seria politica di riduzione del danno rivolta a quella quota di popolazione tossicodipendente, maggioritaria, purtroppo, ma maggioritaria, che non è in grado di accedere a programmi forse impropriamente detti riabilitativi. Insomma, per dirla brutalmente, se uno "non smette" che si fa?

D'altra parte siamo assolutamente disponibili a ragionare, all'interno di un impianto garantista, che non indulga agli eccessi della legislazione premiale, che denunciamo da sempre come rischio per il sistema del diritto e dei diritti, sul problema delle pene residue che spesso interrompono o compromettono programmi riabilitativi che hanno avuto o stanno avendo esito positivo; comprendiamo come il ritorno alla detenzione non solo pregiudichi e aggravi una situazione di difficoltà, che solo con grande sforzo si riesce a superare.

Il problema è delicato e sicuramente susciterà interrogativi, ma una qualche riforma su questo tema va tentata con fantasia e ragionevolezza.

Infine, noi rivendichiamo la caratteristica volonataristica e autofinanziata del nostro movimento che esprime una natura di organizzazione e di iniziativa che non ha pari nel nostro Paese, non essendo finanziata né direttamente, né indirettamente dallo Stato o dal parastato.

Vi è però la necessità che anche le organizzazioni di volontariato siano controllate nei propri bilanci e nei propri risultati, non solo sulla base di una valutazione economica fra entrate e uscite, ma soprattutto sulla base di una valutazione del rapporto fra i costi ed i benefici, e della validità ed efficacia dei progetti.

A queste condizioni non ci scandalizzeremmo se chi sceglie di fare attività volontaria, ed in certo modo missionaria, a tempo pieno, non ricevendo per propria scelta alcun tipo di compenso, possa essere garantito perlomeno sul piano previdenziale e contributivo da un intervento pubblico, come già avviene in alcuni settori della vita economica con il meccanismo della fiscalizzazione degli oneri sociali.

Compagne e compagni, ospiti e invitati:

questa è stata una relazione di fatti, ma il primo fatto tanto inatteso quanto concreto, è proprio che stiamo tenendo il congresso a San Patrignano, un congresso che deve segnare il rilancio delle nostre storie, delle nostre speranze, delle nostre ragioni per una riforma possibile e necessaria delle politiche sulle droghe e sulle tossicodipendenze.

 
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