Il CORA per primo - e nella disattenzione generale, come sempre - aveva, a suo tempo, sollevato la questione dell'uso distorto del codice della strada impiegato dalle forze dell'ordine in chiave di repressione del consumo personale di droghe illegali, in particolar modo di quelle leggere.

Il pretore di Vicenza - accogliendo il ricorso di un cittadino - ha stabilito che, in mancanza di riscontri concreti (ovvero di test affidabili riferiti a dati scientifici attendibili), non basta il sospetto di un carabiniere per privare un cittadino della patente e per inviarlo di fronte al prefetto per l'applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla legge sulla droga.

Finalmente, dunque, un magistrato che fa il magistrato, dimostrando di ragionare secondo diritto e non secondo la propria morale personale.

E' un precedente molto importante, pressoché ignorato dalla stampa, a parte qualche trafiletto in cronaca.

Ci auguriamo che ora siano tanti i cittadini disposti a rivolgersi alla magistratura per lo stesso motivo.