Agenzia quindicinale per l'azione radicale antiproibizionista - 2realizzata in lingua inglese, francese e spagnola da CORA-Belgio
EDITORIALE: Droga proibita, la mafia ringrazia
Giorgio Giacomelli è il direttore dei Programmi antidroga e anticrimine dell'Onu. Leggete cosa lo stesso Giacomelli ha dichiarato essere gli obiettivi della guerra che il suo ufficio dovrebbe combattere:
LA CRIMINALITA'
Il crimine organizzato si espande in tutto il mondo e apre nuovi mercati e nuove rotte di traffico, coinvolgendo aree e Paesi finora marginali per il traffico e il consumo interno: Africa, Pakistan, Messico, Cina per fare qualche esempio. Mentre circolano 500.000.000.000 (cinquecento miliardi) di narcodollari all'anno, siamo ancora lontani da un'autentica etica bancaria Le organizzazioni criminali possono comprarsi interi pezzi di Paesi e di continenti e lo stanno già facendo, dall'Austria agli Stati Uniti, dall'Europa dell'Est alla stessa Italia e intervengono attivamente in quasi tutti i conflitti aperti, dall'Afghanistan alla Bosnia."
LA SANITA'
C'è poi lo spettro di una globalizzazione delle conseguenze sociali e sanitarie della droga: milioni di consumatori nell'ex Unione sovietica e in Africa, il diffondersi dell'AIDS in Cina. Sono situazioni completamente nuove che stanno sfuggendo di mano.
IL NUOVO FRONTE RUSSO
I campi di marijuana e papavero nelle regioni meridionali dell'ex URSS occupano, secondo i rilevamenti dei satelliti, un'area 25 volte più grande di quella delle coltivazioni del resto del pianeta. Il loro numero è aumentato di 50 volte in meno di otto anni. La produzione mondiale di oppio è raddoppiata dopo il crollo dell'Unione sovietica. Centinaia di migliaia di contadini, come in Sud America, nonostante la repressione ufficialmente proclamata dai governi, hanno trovato una nuova fonte di attività e di reddito. E chi è in grado di portare un carico di oppio grezzo a cavallo può guadagnare l'equivalente del reddito di un anno. L'oppio grezzo costa 800/1.000 dollari al chilo nei bazar e moltiplica il suo prezzo di dieci volte fino ai laboratori di raffinazione di Mosca. Nell'ex URSS il numero dei tossicodipendenti è stimato in otto milioni, sei volte più che nel 91 mentre sono almeno 5.700 i clan operanti nei territori dell'ex Unione sovietica. Tra questi duecento dispongono di strutture militari e finanzi
arie: almeno centomila guardie armate, attività in una trentina di Paesi e il controllo di buona parte delle 2.000 banche private aperte negli ultimi anni in Russia, oltre ad una miriade di società di import-export con sedi in tutta Europa.
Questo è il quadro di una parte del pianeta, e di una parte degli aspetti del flagello delle droghe proibite, delineato da Giorgio Giacomelli, direttore dei Programmi antidroga e anticrimine dell'Onu.
Giacomelli sa che questa guerra deve essere combattuta per "paura che il mondo diventi un'immensa Colombia, dove il cartello di Medellin (sempre forte nonostante gli arresti-spettacolo, nda) controlla il 30% della terra fertile e gran parte delle proprietà immobiliari". Questa paura - secondo Giacomelli - dovrebbe colpire i paesi ricchi che dovrebbero fare di più. Siamo d'accordo con Giacomelli purché si sostituisca "paesi ricchi" con "paesi di democrazia avanzata, paesi fondati sullo stato di diritto" il di più che dovrebbero fare questi paesi non è l'inasprire una guerra persa bensì' fare NUOVE LEGGI. Non altre leggi ma leggi diverse.
Questa guerra vede da una parte un esercito con disponibilità finanziarie illimitate, con delle rendite uniche nel panorama economico-finanziario mondiale, con delle fortissime capacità di convinzione del nemico, con delle armi insuperabili, con migliaia di soldati motivatissimi.
Dall'altra parte c'è Giorgio Giacomelli, un "generale" che - al confronto dei capi della criminalità - è senza truppe, senza armi, senza denaro e senza potere, sopratutto quello legislativo. Questo il direttore dei Programmi antidroga e anticrimine dell'Onu non può' non saperlo. Ma se egli avesse il coraggio e la forza di predisporre schemi alternativi, di studiarli, di valutarne costi e benefici e di sottoporli ai parlamenti nazionali darebbe un senso al suo lavoro, altro dalla disperazione esponenziale con cui deve fare i conti minuto per minuto.
La denuncia delle convenzioni internazionali è l'ultimo ritrovato bellico, l'»aereo invisibile che può' far vincere all'Onu, a Giorgio Giacomelli e al pianeta questa guerra.
Ma quel che non è chiaro in questa guerra chi è in guerra con chi. E' infatti vero che da quando la guerra alla droga è iniziata tutto ciò' che ci si prometteva di estirpare è cresciuto. Possibile che nessuno si accorge che questa strategia non solo non funziona ma è controproducente?
C'è bisogno di uomini di governo che sappiano tenere nel chiuso delle proprie coscienze valori etici e morali e sappiano invece trasformare in legge acquisizioni scientifiche e dati oggettivi. C'è bisogno di uomini di governo che sappiano e vogliano battere le mafie sul terreno che sinora gli si è offerto per espandersi: il mercato illegale delle droghe.
Maurizio TURCO (I)
Patrice AUDIBERT (F)
Michel HANCISSE (B)
Begona RODRIGUEZ-ANTEGUEDAD (E)
Alexander KOSTRISKIY (U)
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LE CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO DI CANNES
Bla, bla, bla, bla...
Il 26 e 27 giugno si è tenuto a Cannes, sotto la Presidenza francese, il Consiglio Europeo. Era la prima volta che i 15 capi di stato o di governo dei paesi membri dell'Unione si trovavano allo stesso tavolo. Non poteva mancare una parola sul più grande disastro che gli stati membri, ciascuno per se e ora anche tutti insieme, sono riusciti a produrre con la scelta di dare il monopolio del mercato di alcune sostanze alla criminalità.
Non v'è nel testo delle conclusioni della Presidenza alcun segno di cedimento o di ravvedimento e nemmeno alcun dubbio sulle politiche sin qui attuate. Il tutto con massima soddisfazione - non solo professionale, immaginiamo - degli "ESPERTI", chiamati a redigere una relazione analitica corredata di proposte bla bla bla...
Per il momento i governanti dei quindici paesi europei sono distanti anni luce dal rivedere le attuali politiche sulle sostanze illegali, politiche che sono la cifra della loro incapacità di governare i grandi problemi del nostro tempo e del nostro pianeta.
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Il CORA in Italia ci prova...
Si sono svolti a Roma, sabato 15 e domenica 16 luglio, i lavori della Direzione del CORA. La Direzione nazionale ha deciso di tenere il VII Congresso nella prima settimana di novembre. In quella sede si dovrà inoltre arrivare con un progetto di rifondazione organizzativa al fine di allargare la presenza di militanti del CORA almeno nel resto dei paesi della Comunità Europea. Di qui al Congresso la Direzione ha deciso di continuare a realizzare questa agenzia e di pianificare una campagna per denunciare per via giudiziaria le istituzioni. Infatti, oggi che è riconosciuto a livello tecnico e scientifico il fallimento dell'attuale politica sulle droghe, le istituzioni non possono più trincerarsi dietro i principi etici (anziché quelli laici, come vorremmo fossero intriosi gli uomini di Governo). Non modificando queste leggi, mantenendo l'impianto legislativo repressivo e del mercato illegale, le istituzioni preposte di fatto stipulano un patto con la criminalità alla quale cedono gratuitamente la gestione in re
gime di monopolio del mercato delle droghe proibite. L'unico alibi è che ci sono delle sanzioni per chi gestisce questo mercato ma, come sappiamo, nemmeno nei paesi dove il traffico di droghe è punito con la pena di morte i risultati sono positivi. Il CORA ha dunque deciso di scadenzare una campagna per arrivare alla discussione nel parlamento italiano della revisione delle convenzioni internazionali, le iniziative giudiziarie nei confronti delle istituzioni non sono che uno strumento per rendere ancora più evidente che oltre l'incapacità di governare i problemi del nostro tempo vi è anche la volontà di favorire la mafia in modo pulito.
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Vasco Rossi si è iscritto al CORA e al Partito radicale
Alla conclusione dei lavori della Direzione del CORA ci è giunta l'iscrizione - al CORA e al Partito radicale - del famoso cantante italiano Vasco Rossi. Con questo segno concreto Vasco Rossi, che ha più volte manifestato la sua simpatia per gli antiproibizionisti e per il leader radicale Marco Pannella, ha dunque deciso di passare all'adesione pubblica, attraverso la sua immagine che è molto popolare in Italia.
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