In merito ai contenuti del decreto-legge in materia di tossicodipendenze, giunto alla diciassettesima reiterazione, Giulio Manfredi, membro della direzione del CORA, ha dichiarato:
»Il decreto contiene tre modifiche rilevanti rispetto al passato:
1) Viene espressamente affermato che non è possibile fare riduzione del danno somministrando eroina o derivati della cannabis. Invece di preoccuparsi, finalmente, di definire obiettivi e criteri scientifici della riduzione del danno, il ministro tecnico (sic) Ossicini ha accettato supinamente il diktat della Camera dei Deputati, dove una maggioranza proibizionista di destra, di centro e di sinistra ha inteso definire la riduzione del danno per sottrazione e non già per affermazione, cadendo nel ridicolo e, vista la materia, nel tragico.
Niente eroina, dunque, ma porte aperte a barbiturici e ansiolitici: i nostri parlamentari, dall'alto della loro sapienza, negano alcun credito ad esperienze decennali, come quella di Liverpool, di somministrazione controllata di eroina. In Italia sono ammesse solo le droghe ufficiali delle case farmaceutiche.
2) Viene reintrodotto il "nucleo operativo" per il controllo della destinazione e dell'utilizzo dei finanziamenti statali antidroga ma finora non esistono dati ufficiali sul lavoro svolto dal nucleo operativo dal 1990 ad oggi. Per il futuro, il CORA, tramite i deputati riformatori, è riuscito a far introdurre l'obbligo di presentazione di una relazione annuale al Parlamento.
3) Viene previsto che i posti da coprire nei servizi pubblici per le tossicodipendenze siano riservati al personale convenzionato presso gli stessi da almeno tre anni: si stabilisce così un ingiusto privilegio rispetto ad alcuni operatori, la cui esperienza in materia viene presa come valore in sè e per sè, negando la verifica e il confronto con nuove, diverse professionalità.
Morale della favola: il proibizionismo sulle cure e li radicarsi di situazioni di privilegio fra i curatori o supposti tali costituiscono la faccia nascosta del proibizionismo su alcune droghe .