Qui di seguito il testo della lettera cha accompagna il libro curato da Fabrizio Starace "La distribuzione controllata di eroina. L'esperienza svizzera" (pubblicato dall'Osservatorio delle Leggi sulla Droga del CORA nella collana Documenti) inviato ai Senatori e ai Deputati del nuovo Parlamento italiano.
Si ricorda che il libro è dispinibile anche presso le Librerie Feltrinelli al prezzo di lire 10.000.
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Egregio Senatore / Egregio Deputato,
siamo lieti di inviarLe una copia omaggio dell'ultima produzione del CORA-OLD, l'Osservatorio delle Leggi sulla Droga che il Coordinamento Radicale Antiproibizionista ha creato per monitorare l'andamento dei fenomeni sanitari e sociali legati alla diffusione delle droghe. Si tratta de "La distribuzione controllata di eroina. L'esperienza svizzera", curato da Fabrizio Starace (professore incaricato di Igiene Mentale alla Seconda Università di Napoli), con una prefazione di Emma Bonino e una introduzione di Carla Rossi (presidente dell'OLD e professore ordinario di Statistica Matematica all'Università Tor Vergata di Roma), ed è l'ultimo dei documenti e delle pubblicazioni che dal 1990 regolarmente il CORA produce.
Questa occasione ci consente di presentare brevemente chi siamo, cosa abbiamo fatto, quali sono i nostri progetti e in quale modo Le possiamo offrire collaborazione e informazione per la Sua attività parlamentare.
IL CORA
Il CORA, Coordinamento Radicale Antiproibizionista, l'unica organizzazione antiproibizionista italiana, si è costituito formalmente nel 1988 come associazione del Partito Radicale (a questo proposito ricordiamo che il Partito Radicale nel 1995 è stato riconosciuto come Organizzazione Non Governativa con status consultivo di 1a categoria presso le Nazioni Unite).
E' una associazione politica, che si occupa, quindi, non di assistenza o di ricerca, bensì di aspetti culturali (e quindi anche scientifici e medici), sociali (e quindi anche umani) e politici delle questioni correlate alla diffusione delle droghe ed al loro consumo.
La droga è purtroppo ancora al primo punto dell'ordine del giorno di chi, soprattutto a livello parlamentare, si vuole occupare di politica sociale, ma anche di criminalità e ordine pubblico, così come di economia e relazioni internazionali. Ed è anche chiaro che i sistemi proibizionisti finora adottati per "debellare il flagello droga" non solo non hanno prodotto nulla di quello che promettevano ma non hanno impedito affatto l'espansione del fenomeno. Anzi, secondo noi l'hanno facilitata.
Lo studio dei dati disponibili rende ormai chiaro che l'azione repressiva contro la criminalità non ha prodotto alcuna significativa modifica dell'offerta di droga sui mercati illegali, e nessuna diminuzione, anzi un continuo incremento delle persone vittime delle droghe, sia perché le assumono, sia perché subiscono le conseguenze dei comportamenti di chi le assume e dell'aumentato potere di chi le spaccia. A questo proposito basti pensare che, secondo fonti del Ministero delle Finanze, in Italia non si è mai riusciti a sequestrare più del 10% del totale delle sostanze stupefacenti ritenute in circolazione, pur avendo l'azione anticrimine negli ultimi tre anni messo a punto alcune azioni molto importanti, sia sul piano nazionale che su quello internazionale.
E' quindi necessario dare diritto di cittadinanza all'ipotesi antiproibizionista: credere che possa essere una strategia praticabile e modificare le politiche sanitarie e contro la criminalità organizzata partendo da una prospettiva antiproibizionista.
Il CORA è nato per raggiungere questo obiettivo pragmatico: ridurre al minimo possibile la sofferenza che deriva - o potrebbe derivare - dall'assunzione di droghe, sottraendo il consumatore ed il piccolo spacciatore alla criminalità organizzata e definendo norme precise per la produzione, il commercio e il consumo delle sostanze oggi illegali.
Noi vogliamo, quindi, la legalizzazione delle droghe, non la liberalizzazione. Perché le droghe sono già libere, oggi: le si può trovare ovunque, senza che la repressione delle forze dell'ordine sia mai riuscita a limitarne la diffusione. Noi crediamo che il fenomeno si possa contenere attraverso norme precise e severe. Del resto accade una cosa simile per altre droghe, oggi legali, come il tabacco, l'alcool e gli psicofarmaci, per i quali produzione, commercio e consumo sono liberi a determinate condizioni. Ed è ormai certo che queste sostanze producono danni infinitamente più gravi, per esempio, del semplice consumo dei derivati della cannabis indica.
Legalizzare significa anche ridurre i pericoli per la democrazia insiti in un sistema - quello proibizionista - che, per un verso, contribuisce ad accrescere i profitti ed i poteri delle organizzazioni criminali e, per altro verso, è costretto a rispondere all'emergenza con inasprimenti di pene e limitazioni delle libertà personali. Legalizzare significa, insomma, governare un fenomeno gravissimo, evitando di "dichiarare guerra" ad avversari (le droghe e la criminalità) che lo "stato di guerra" rende infinitamente più pericolosi.
COSA ABBIAMO FATTO
Ci permettiamo di ricordarLe alcune delle battaglie e delle iniziative che ci hanno visto protagonisti, spesso purtroppo solitari, su questi temi. Innanzitutto, coerentemente con le nostre posizioni, abbiamo combattuto con ogni mezzo la cosiddetta Legge Jervolino-Vassalli, riuscendo a raccogliere le 700.000 firme per indire un referendum abrogativo della parte più odiosa, illiberale ed inutile della legge stessa; il referendum fu approvato dall'elettorato italiano e rappresenta tuttora, sul piano internazionale, il solo esempio di riforma compiuta con uno strumento di democrazia diretta.
Nel gennaio di quest'anno abbiamo depositato in Corte di Cassazione le firme necessarie per indire un nuovo referendum: per avviare la legalizzazione delle droghe leggere e spezzare quella "unità del mercato" delle droghe illegali che costituisce, per i milioni di consumatori di cannabis del nostro Paese, il solo, vero, e gravissimo fattore di rischio e di passaggio verso il consumo di droghe pesanti.
Siamo stati i primi a far conoscere in Italia la Risoluzione di Francoforte, l'attività innovativa e importante svolta in molte città del Nord Europa (basti pensare che grazie a queste politiche innovative le persone tossicodipendenti non sono colpite dall'Aids in misura così ingente come in Italia) e le politiche di riduzione del danno che in esse si erano avviate.
Abbiamo fatto una azione capillare di verifica e denuncia della legislazione e dell'attività di governo su questi temi, grazie a quei deputati che, da iscritti al Cora, ci hanno consentito di trasferire in Parlamento le nostre iniziative. Abbiamo anche presentato nella scorsa legislatura due proposte di legge di iniziativa popolare, una di riforma della legge sulle droghe e una di riforma della legge sull'Aids. Riteniamo che, a differenza di quanto fino ad ora è accaduto, esse meritino grande centralità nel dibattito parlamentare; non solo per i contenuti, ma anche per l'origine e la natura di proposte al Parlamento fatte dai cittadini. Non pensiamo solo ai parlamentari antiproibizionisti vada riconosciuta la responsabilità e l'impegno di riconoscere l'urgenza e la serietà di proposte ovviamente discutibili, ma organiche e ambiziose, di riforma complessiva delle politiche sulla droga nel nostro paese. Siamo convinti che questo sia impegno e responsabilità dell'intero Parlamento. E proprio a partire da
questo obiettivo - la discussione delle proposte di legge di iniziativa popolare - vorremmo ottenere la Sua disponibilità e la Sua collaborazione.
Siamo inoltre stati l'unica organizzazione politica a tentare di migliorare il testo del Decreto Legge, ancora non convertito, di attuazione del Testo Unico sulle tossicodipendenze. E siamo alla 19· edizione del decreto, con un continuo peggioramento delle norme che in esso sono contenute.
Abbiamo denunciato le Convenzioni internazionali sulla "lotta alla droga", arrivando a far presentare in Parlamento anche una mozione su questo tema.
Abbiamo, infine, sempre testimoniato con la nostra azione e non solo a parole, cosa significa essere antiproibizionisti, arrivando a compiere numerose azioni di disobbedienza civile con l'obiettivo di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su temi sui quali l'attenzione è scarsa o superficiale.
I NOSTRI PROGETTI
Noi crediamo che si debba al più presto convocare la seconda Conferenza Nazionale sulla droga, innanzitutto per capire per quali ragioni le indicazioni emerse dalla prima conferenza siano state quasi del tutto disattese e per verificare come, da chi e con quali risultati sia stata utilizzata la pioggia di denaro pubblico distribuita in questi anni.
Crediamo che si debba, senza indugi, procedere alla legalizzazione delle droghe cosiddette leggere: Perché di fatto sono assolutamente meno tossiche di tutte le altre droghe legali oggi esistenti.
E' necessario attrezzarsi contro l'arrivo massiccio delle nuove droghe sintetiche, ecstasy e altro, che destabilizzeranno i mercati, diversificheranno le offerte, introdurranno diverse modalità di produzione e circolazione delle sostanze illegali, ed allargheranno inevitabilmente la base dei consumatori potenziali.
Crediamo che l'Italia debba assumersi la responsabilità di chiedere la revisione delle Convenzioni Internazionali sulle sostanze psicoattive e psicotrope.
Crediamo che la 19· edizione del decreto legge attuativo del Testo unico delle norme sulle tossicodipendenze debba essere modificata e almeno riportata alla versione proposta dall'allora Ministro Contri, che prevedeva esplicitamente l'attivazione e il finanziamento di programmi innovativi e sperimentali.
Per fare tutto questo abbiamo bisogno di forza, che ci può arrivare dalla Sua iscrizione o adesione - secondo le modalità di seguito indicate - e dal Suo impegno in Parlamento su questi temi, affinché le proposte antiproibizioniste non cadano nel nulla. Anche noi potremo esserLe utili.
LA COLLABORAZIONE CHE LE OFFRIAMO
L'Osservatorio delle Leggi sulla Droga è a Sua disposizione per fornirLe dati e informazioni ed anche per aiutarLa nella interpretazione degli stessi quando provengano da altre fonti. Così siamo a disposizione per metterLa in contatto diretto con le esperienze innovative più interessanti che in Europa si sono sviluppate e stanno producendo frutti. Proprio come quella che Le presentiamo con il documento sulla Svizzera.
Speriamo, infine, di poterLa incontrare presto: ci chiami e verremo a parlarLe con piacere.
Buon lavoro,
ENZO CUCCO CARMELO PALMA
Roma, 15 maggio 1996.