»Leggo che i medici scioperano contro i tagli operati dalla legge finanziaria alle spese per la sanità carceraria, affinché i detenuti non siano privati non solo della libertà ma anche delle medicine. Spero, allora, che tale sciopero sia solo l'inizio di una riflessione comune su quali cure sono prestate in carcere, in particolare rispetto ai detenuti tossicodipendenti.
Mi chiedo e chiedo ai medici in sciopero: come è possibile che solo al 3% dei tossicodipendenti reclusi sia distribuito il metadone, contro una media nazionale, fuori dal carcere, del 40%? Come è possibile che nelle carceri di Torino non sia in atto alcun programma metadonico protratto? Come è possibile che in carcere si distribuisca - giustamente - il farmaco AZT, molto costoso, ai detenuti in Aids conclamato, mentre vige una censura nei confronti di una farmaco, il metadone, dai costi bassissimi e la cui validità nella cura delle tossicodipendenze è riconosciuta a livello internazionale? Come è possibile che ben 50 istitui penitenziari su 200 siano ancora privi di convenzione con i servizi pubblici perle tossicodipendenze?
E', purtroppo, possibile.
Chiedo, pertanto, a tutti i soggetti interessati, dai medici alla direzione delle carceri, dagli enti locali ai ministeri di Grazia e Giustizia e degli Affari sociali, di aprire una discussione franca e senza rimozioni per far sì che nelle carceri italiane non ci siano più né scioperi dei medici né scioperi delle cure .
N.B.: I dati riportati nel comunicato sono stati presi dalla Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia presentata dal Ministro degli Affari sociali al Parlamento il 31 marzo 1996.