»Se non fossimo a 5 giorni dalla discussione in Corte Costituzionale del referendum per la legalizzazione delle droghe leggere, varrebbe la pena di approfondire, con gravità, rispetto e contro la sinistra, gli argomenti che oggi Arlacchi espone nel suo editoriale sul Messaggero.
Vale forse la pena di ricordare che soli, nel ludibrio generale, corale, e orchestrato dalla stampa di sinistra, volemmo per il Cora, non più tardi di 2 anni fa, un Congresso a San Patrignano, con Vincenzo Muccioli, per onorare una storia, che ha rappresentato, al proprio interno ed al proprio esterno, con una sua indiscutibile grandezza ed emblematicità, i limiti tragici che la moralità e l'impegno "salvifico" denunciano quando si impongono contro i diritti e lo Stato di diritto, in nome di un qualche interesse ideale di promozione umana. E, per la sinistra, allora Muccioli era un "reietto", a cui non veniva riconosciuta alcuna dignità umana e civile.
Oggi, però, non è questo che conta: a cinque giorni da un giudizio che può far fuori il referendum sulla droga, espropriando 48 milioni di cittadini italiani del diritto di decidere su di una proposta concreta e ragionevole di legalizzazione (e, almeno, con assoluta sicurezza, 15 milioni di elettori della sinistra, di decidere "a favore"), il problema è quello di scongiurare che si "proibiscano" e aboliscano la legalità ed i diritti dei cittadini.
Decidano D'Alema, Bertinotti, e Manconi (con il concorso dei loro esperti, dei loro "giuristi") se è ammissibile e conveniente politicamente una sentenza che impedirebbe di votare sul referendum, con le stesse motivazioni "politiche" con le quali la Consulta ha impedito che, per 10 anni, si votasse sul nucleare.
Tutto il resto, adesso, è semplice digressione.
E' il tempo di essere compagni o avversari .