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Radio Radicale Roberto - 15 marzo 1997
CONFERENZA NAZIONALE SULLE TOSSICODIPENDENZE
INTERVENTO DI CARMELO PALMA NELLA SESSIONE PLENARIA CONCLUSIVA

Signori Ministri, signori Parlamentari e signori della Conferenza,

io qui rappresento, e lo dico esplicitamente senza infingimenti, un'organizzazione politica che propone di legalizzare le droghe proibite e propone una diversa disciplina giuridica che rispetti e valuti concretamente le diversita' delle singole sostanze.

Non voglio fare discorsi ideologici. Voglio dare atto al Governo ed alla Conferenza nel suo complesso di aver affrontato con senso della concretezza e con senso della novita' alcune questioni, ma voglio - in questa sede di valutazione complessiva dei lavori della Conferenza - contestare chiaramente la distinzione e l'alternativa che e' stata posta fra politiche di legalizzazione e politiche di riduzione del danno perche' riteniamo che questa non rispetti la verita' storica dei fatti e non rispetti il dato che le esperienze di riduzione del danno che vogliamo mutuare da altre esperienze e vogliamo introdurre nella nostra normativa sono esperienze che sono andate di pari passo con prime forme di distribuzione controllata delle droghe proibite.

Contestiamo questa alternativa perche' le politiche di legalizzazione sono e si configurano come politiche di riduzione del danno: non tanto di quei danni indotti e connessi al consumo delle sostanze, ma, soprattutto, di quei danni imposti dalle leggi sulla droga, di quei danni che non si riescono a risolvere con semplici politiche di solidarieta' e che non si possono risolvere e non si possono affrontare - signor Ministro - neppure con le misure, pure importanti e pure concrete, sulla depenalizzazione e sulle pene alternative che lei vuole introdurre giustamente nella nostra legislazione e che noi comunque intendiamo sostenere.

Non possiamo dimenticare che l'altro volto di queste pene sono i crimini, e non possiamo dimenticare che questi crimini sono indotti, nella stragrande maggioranza dei casi, non dall'uso delle sostanze ma da una legge che impone ai tossicodipendenti di delinquere. Noi non possiamo dimenticare che la stragrande maggioranza delle malattie correlate e delle cause di mortalita' per il consumo di droghe sono da riferirsi alle modalita' stesse di consumo di queste sostanze ed al mercato criminale. Noi non possiamo dimenticare - signor Ministro - che esistono citta' che sono travolte dalla "droga", non intesa come sostanza che viene consumata da una quota infinitesimale della popolazione, ma come potere, come denaro, come forza di condizionamento delle istituzioni e dell'economia legale.

Noi riteniamo che questa Conferenza sia stata una buona conferenza sulle tossicodipendenze e sul consumo di droghe proibite. Non e' stata una conferenza sulla droga: non ha affrontato in nessuna misura, o forse in misura molto marginale, il consumo delle droghe legali, non ha affrontato in nessuna misura il problema della lotta al traffico della droga ed il problema del potere che da questo traffico deriva.

Noi sappiamo - signor Ministro - che in fondo, per mandato e per statuto, questa conferenza e' obbligata a valutare i pessimi risultati di una pessima legislazione: e' una conferenza, in una certa misura, deputata a contare le vittime del flagello e a non intervenire radicalmente sulle ragioni sostanziali, politiche e giuridiche, di questo flagello.

Noi vogliamo che la 3a conferenza sulla droga sia una conferenza sulla "droga", non sulle tossicodipendenze o sul consumo di alcune sostanze che diventano flagello sociale in ragione della loro illegalita' e non perche' abbiano un rilievo, per esempio, epidemiologico molto superiore a quello delle sostanze legali che lei sa - signor Ministro -, e tutti voi Ministri sapete, uccidono molto di piu' nel nostro Paese e sono causa di danni sociali molto superiori, se non computiamo in questo triste calcolo i danni connessi ai crimini compiuti dai tossicodipendenti.

Noi rispettiamo la volonta' del Governo di mantenersi neutrale sul tema della legalizzazione, rispettiamo la volonta' del Governo di voler rimettere la parola al Parlamento, alla societa' nel suo complesso ed alle forze sociali e politiche. E su questo apro un piccolo inciso: si e' detto "fuori i partiti da questa conferenza, fuori le organizzazioni politiche" quale quella, non partitica, che io rappresento. Ma io voglio dire, con convinzione e con durezza, che se non fosse esistita un'organizzazione politica che nel 1992 raccoglieva oltre cinquecentomila firme su un referendum per abolire le sanzioni penali per il consumo di droghe, tutto questo non sarebbe esistito, staremmo qui a misurarci con il fallimento anche di quella normativa, la speranza che molti stanno dimostrando non si sarebbe potuta accendere.

Ma - dicevo - nella societa', e so di dire cosa difficile e, per alcuni, sgradita, ci sono anche sei persone che hanno scelto deliberatamente di violare la legge sulla droga per aprire una discussione non piu' differibile e per fare delle aule di giustizia il solo luogo dove si verifica concretamente il fallimento del proibizionismo e in cui, in una certa misura, e' possibile discuterlo, un luogo di pubblico ed istituzionale contraddittorio. Queste sei persone non sono solo Marco Pannella, ma sono anche altri cinque militanti antiproibizionisti che hanno scelto una strada che li portera' probabilmente in galera per porre una questione che non e' piu' differibile.

La prego - signor Ministro - di considerare fra le emergenze del suo Governo e fra le emergenze di questo Paese, cio' che l'iniziativa responsabile, attenta, politicamente da considerare con grande attenzione di questi sei cittadini italiani, pone alla sua attenzione.

La ringrazio.

 
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