Domenica 16 marzo, al termine della Conferenza nazionale sulla droga, si e' tenuta a Napoli una riunione della Direzione del CORA aperta agli iscritti e ai simpatizzanti. Qui di seguito una sintesi dell'intervento conclusivo di Fabrizio Starace, membro della DirezioneGli avvenimenti di queste ultime settimane - dalla non ammissione del referendum, all'approvazione alla Camera di due mozioni fortemente proibizioniste, alle conclusioni della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze - pongono con urgenza la necessita' del rilancio a livello italiano del CORA come organizzazione degli antiproibizionisti "in movimento". Questa definizione, naturalmente, per essere vera deve vedere nei fatti la sua realizzazione. Convinti come siamo che il vero problema sia lasciare le cose come stanno, non discuterne, occorre, allora, individuare degli interlocutori - andarli a cercare, se necessario - e, forse soprattutto, aprire a coloro che non la pensano come noi. Dobbiamo immaginare e realizzare iniziative che coinvolgano questi interlocutori e servano ad elevare il livello del confronto, con gli strumenti di cui potremo disporre come, per esempio le assunzioni di responsabilita' prese dal Governo e dai singoli ministri a Napoli e le proposte che comunque noi riterremo di fare a inte
grazione o in alternativa a quelle del Governo. E riprendere la nostra azione, estendendola, grazie anche ad iniziative locali. I Comuni e le Province che hanno votato ordini del giorno analoghi a quello approvato lo scorso settembre a Torino, possono essere i luoghi deputati dove agire coinvolgendo le istituzioni, le persone nelle istituzioni che si sono assunte la responsabilita' di promuovere, firmare o votare questi documenti, e anche coloro che vi si sono opposti ma che accettano il confronto su questi temi.
A sostegno della nostra impostazione di fondo - legalizzazione di tutte le sostanze - mi pare utile insistere sul fatto di essere tutti vittime di questa politica proibizionista sulle sostanze. Evidenziando, ad esempio, la situazione di insicurezza nelle citta', dove sono tanti coloro che hanno subito furti, scippi o rapine. E insistere anche sull'aspetto della tutela della salute dei consumatori, perche' l'assenza di controlli di qualita' sui prodotti lascia spazio alle adulterazioni e puo' trasformare sostanze innocue come la cannabis in sostanze pericolose.
Tutto questo "mettersi in movimento" dipende, naturalmente, dalla presenza dei militanti nelle singole realta' e dalla loro capacita' autonoma di iniziativa. In questo senso sara' importante il materiale che riusciremo a mettere assieme grazie a tutti coloro che hanno prodotto pensiero e proposta contribuendo alla presenza del CORA alla Conferenza di Napoli. Abbiamo anche molte altre cose che non abbiamo portato in conferenza, come la documentazione che deriva dai processi di Marco Pannella: il mio lavoro per la perizia puo' essere messo a disposizione delle migliaia di persone che si trovano tutti i giorni nella stessa situazione in cui si trova Marco perche' lo utilizzino, trasformando in esperienza politica la loro esperienza personale di confronto con la giustizia per l'uso della cannabis. C'e' poi tutta la documentazione che riguarda l'autodenuncia di Ignazio Marcozzi Rozzi per prescrizione di morfina ad un suo paziente tossicodipendente malato di Aids: iniziativa che ha gia' ottenuto il parere positivo
di un'istituzione non certo "rivoluzionaria" e progressista come l'Ordine dei medici.
Se riuscissimo semplicemente a realizzare queste minime cose penso che dall'organizzazione degli antiproibizionisti "in movimento", dal CORA in Italia, potra' arrivare un impulso importante al CORA come organizzazione transnazionale che a sua volta ha delle scadenze e degli obiettivi che, come si e' visto a Napoli, sono ancora una volta, se non altro perche' citati dai ministri del Governo italiano, fondamentali.