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Notizie CORA
Radio Radicale Roberto - 9 aprile 1997
LETTERA DEL CORA AL QUOTIDIANO "LA REPUBBLICA"

Roma, 9 aprile 1997

Egregio Direttore,

l'articolo pubblicato lunedi' 7 scorso sul supplemento "Affari e finanza" del Suo giornale, dal titolo "Droga libera, illusioni in fumo", a firma di Marcello De Cecco, per l'importanza dell'argomento e per le considerazioni svolte, merita alcune puntualizzazioni che ci auguriamo Lei vorra' considerare degne di essere sottoposte all'attenzione dei lettori.

Riconosciamo al dottor De Cecco un merito indiscutibile: aver cercato di parlare di "droga" in termini di "merce", soggetta come tutte le altre alle leggi economiche. Purtroppo, pero', il rigore scientifico professato inizialmente non resiste all'inquinamento dei preconcetti proibizionisti.

Nell'articolo si afferma che lo Stato potrebbe attuare la "legalizzazione" (non "liberalizzazione" come scritto nell'articolo, lo ripetiamo ancora una volta) solo "se si e' raggiunta la certezza, o una ragionevole convinzione, circa la relativa innocuita' dell'uso prolungato delle stesse sostanze". Ma se questo fosse il problema cruciale, lo Stato dovrebbe allora proibire la libera vendita del tabacco e degli alcolici. Se non lo fa e' perche' si ritiene, evidentemente, che la proibizione arrecherebbe piu' danni economici, sociali e sanitari di quanti ne potrebbe sanare. Coerenza vorrebbe, quindi, che la medesima constatazione fosse applicata alle droghe proibite.

Si afferma, poi, che una legalizzazione delle droghe leggere porterebbe alla diversione dei consumatori su "altre sostanze rimaste proibite, come le droghe sintetiche che si distribuiscono vicino alle discoteche e alle scuole medie e alle scuole medie superiori, e che sono responsabili della gran parte delle stragi del sabato sera". Infatti gli antiproibizionisti chiedono la legalizzazione di tutte le droghe proibite, mentre i proibizionisti, e De Cecco con loro, continuano ad escludere dall'analisi delle "stragi del sabato sera" il fattore "alcol" o il fattore "auto veloci" (o la loro combinazione) o - perche' no? - il fattore "ingestione di sostanze di cui al consumatore non e' permesso di conoscere la composizione e gli effetti".

Ma il rigore scientifico di De Cecco diventa ingenuita' manifesta quando ripropone l'argomentazione trita e ritrita che suona cosi': "La mafia, una volta abolito il proibizionismo, si riconvertira' in altre attivita' illegali". Bella scoperta! Gli antiproibizionisti, noi del CORA quanto meno, non hanno mai considerato la legalizzazione come la panacea di ogni male connesso al consumo e all'abuso delle sostanze illegali. Le nostre proposte cercano di prefigurare un cambiamento di politica, cioe' di governo del problema, che consenta allo Stato di evitare di continuare ad inseguire, con scarsi risultati, le narcomafie transnazionali, le cui strategie sono sempre in abbondante anticipo rispetto a quelle delle istituzioni. La legalizzazione, dunque, per la prima volta, assegnerebbe allo Stato l'iniziativa, il "primo colpo", sottraendo nel contempo al crimine organizzato una parte di quel "capitale primitivo" su cui ha potuto costruire le sue immense fortune.

Cordiali saluti

Marco Cappato , Tesoriere del CORA

 
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