Il governo dell'Ulivo conduce una politica di continuita' col passato, ma qualcosa potrebbe muoversi se...di Carmelo Palma e Roberto Spagnoli del CORA-Coordinamento radicale antiproibizionista
L'Opinione, 24 luglio 1997
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Il Governo di "destra" di Berlusconi ha parlato, sui temi della droga, lo stesso linguaggio, che, con qualche singhiozzo o sospiro di "dissenso", sta da oltre un anno parlando il Governo di "sinistra" dell'Ulivo. Certo, anche nell'Ulivo vi sono (e molti piu' che nel Polo) dichiarati antiproibizionisti: ma l'antiproibizionismo rimane una "dichiarazione a margine" degli atti, delle scelte e delle strategie di un Governo e di una maggioranza che, su questo tema, si muovono su di un filo di perfetta continuita' con il passato. Ed e' semplicemente grottesco che quegli schieramenti che, in periodo elettorale, si scannano sui temi della droga in modo violentissimo, rimproverandosi le peggiori intenzioni, si dimostrino alla prova dei fatti, cosi' straordinariamente uguali e cosi' ugualmente "democristiani".
Cio' che, pero', rende curiosa e diversa la situazione dell'Ulivo e' che al suo interno gli "antiproibizionisti" ricoprono importanti e prestigiose responsabilita' di Governo e di maggioranza: "l'anomalia" dell'Ulivo, se cosi' la vogliamo chiamare, e' che sia riuscito almeno in parte ad affidare la responsabilita' di una politica repressiva (sia pure all'italiana, con pesanti elementi di paternalismo solidaristico e di incoerenza giuridica) a quanti, negli anni passati, ne erano stati espliciti avversari. E, alla prova dei fatti, il Ministro che si sta piu' adoperando con coraggio e ragionevolezza per la riforma della legge sulla droga e' proprio Livia Turco, che certo non e', né e' mai stata, l'esponente piu' antiproibizionista della sinistra.
Ora, come e' evidente, la "sinistra antiproibizionista", i cui piu' prestigiosi esponenti non sono piu' "voci dell'opposizione", deve in qualche modo, rilanciare la propria iniziativa e la propria immagine. Altrettanto evidente e' che qualunque speranza di riforma delle leggi sulla droga non possa al momento che essere affidata ad esponenti della maggioranza; non solo e non tanto perché sono - chi piu' chi meno - al potere, e hanno dunque maggiori possibilita' e responsabilita', ma perché, nel Polo e nella Lega, le politiche sulla droga sono ormai state ufficialmente appaltate alle fazioni interne, che fanno bandiera degli aspetti piu' rivoltanti, indifendibili ed incivili - innanzitutto giuridicamente - delle leggi proibizioniste.
Proprio negli scorsi giorni, alcuni esponenti politici antiproibizionisti, che fanno capo a organizzazioni, partiti e giornali della sinistra hanno deciso di "ricominciare da due", presentando, appunto, due proposte di legge di iniziativa popolare per la depenalizzazione del consumo di droghe e per la legalizzazione dei derivati della cannabis.
Avrebbero certo potuto, e piu' facilmente, "ricominciare da tre" decidendo di sostenere le analoghe proposte di legge di iniziativa popolare, su cui il Cora-Coordinamento Radicale Antiproibizionista piu' di tre anni fa ha raccolto oltre 50.000 firme, e che da allora sono a disposizione del Parlamento.
Avrebbero potuto, sin da subito, coinvolgere nell'iniziativa il Partito radicale transnazionale, che, come organizzazione non governativa con status consultivo di prima categoria presso l'Onu, proprio nelle scorse settimane ha partecipato ai lavori preparatori della Conferenza Internazionale sulla Droga ed i traffici illeciti, prevista per il giugno del 1998.
Avrebbero potuto "ricordare" che a partire da settembre inizieranno a essere condannati (con ogni probabilita': a lunghe pene detentive) quegli esponenti radicali e riformatori che hanno "spacciato droga" per riuscire ad imporre, anche in sede parlamentare, l'urgenza di una riforma delle leggi sulla droga.
Avrebbero insomma potuto risparmiarsi di rendere "etnica" (e ristretta alle sole "tribu'" della sinistra storica italiana) una questione politica, di cui non e' solo insensato, ma quanto mai sconveniente rivendicare il monopolio.
Rimane comunque positivo ed importante il fatto che 21 fra associazioni, partiti e giornali della sinistra abbiano deciso di lanciare una sfida "antiproibizionista"; una sfida che e' rivolta, innanzitutto, alla maggioranza di cui fanno parte (a meno che non si tratti - e saranno le prossime settimane a dirlo - di una semplice "dichiarazione di esistenza"). Proprio per questo, e' una sfida da sostenere, da incoraggiare, da rafforzare.