di Carmelo Palma della Direzione politica del CORA-Coordinamento radicale antiproibizionista
L'Opinione, 28 agosto 1997
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Non so a quale incubo orwelliano risponda lo scenario delle politiche europee sulla droga, ma certo non e' di quelli da cui sia semplice risvegliarsi. Non e', per intendersi, che nel resto del mondo vada meglio. Va anzi, nel complesso, peggio. Ma li', almeno, si puo' sperare di andare avanti . In Europa, invece, i pochi governi (quelli scandinavi e francese, in particolare) che hanno scelto di fare della droga un tema qualificante della propria politica "internazionale", stanno facendo di tutto per tornare indietro. E gli altri stanno a guardare.
Gia' parlare di politica europea sulla droga e', di per se', una sfida al ridicolo. Una politica sulla droga europea non esiste, e, al momento, "non deve" esistere: il grosso delle competenze sugli aspetti sanitari e giudiziari di queste politiche continua ad essere appannaggio esclusivo degli stati nazionali, e ad essere sottratto al controllo delle istituzioni europee. Non e' una questione da poco. Ne' si puo' pensare che la cooperazione giudiziaria o di repressione criminale fra i diversi paesi europei sia qualcosa di piu' di un simulacro di quella che dovrebbe essere una politica europea sulla droga.
In questo quadro e' quanto mai inquietante l'attivismo del presidente francese Chirac, che, come e' noto, propone criteri di convergenza "al ribasso" delle politiche e delle legislazioni sulla droga. Di per se', non ce ne sarebbe bisogno: non c'e' paese europeo la cui legislazione non sia rigorosamente proibizionista. Ma l'intenzione di Chirac e' quella di eliminare anche le piu' piccole anomalie, ed in particolare quella dell'Olanda: che non deroga, sul piano legislativo, ai "canoni proibizionisti", ma sfruttando alcune caratteristiche del proprio ordinamento (la non obbligatorieta' dell'azione penale, l'autonomia e l'autorevolezza delle istituzioni politiche e sanitarie locali) e' riuscita per alcuni aspetti a sospenderne l'applicazione.
Chirac sostiene che l'Olanda rappresenti un rischio per l'Europa; la dipinge come un supermarket della droga; l'Olanda favorirebbe insomma, con le proprie politiche, la circolazione della droga nei paesi europei, e minerebbe la "solidita'" del proibizionismo europeo. Le accuse del proibizionismo francese sono palesemente false, e l'obiettivo e' ben diverso da quello dichiarato. La maggior parte dell'hashish francese proviene dal mercato "all'ingrosso" marocchino, e non certo dal mercato "al dettaglio" olandese.
Il mercato della droga, peraltro, nella sua dimensione criminale conta, in Marocco, come in tutti i paesi nord africani su una rete di connivenze e complicita' accertata e conosciuta, di cui al contrario non possono certo essere sospettate le istituzioni olandesi. Ma la famiglia reale marocchina e' in troppo buoni rapporti con il governo francese per divenire bersaglio della crociata della proibizione. Dunque il nemico e' divenuto il paese europeo che, con i propri risultati, piu' mette a nudo l'inconsistenza ed il fallimento della politica francese sulla droga.
Dunque il Governo francese, in aperta violazione degli accordi di Shengen, ha mantenuto i controlli alla frontiera franco-belga fingendo di proteggersi dalla "droga" olandese, ma in realta' tentando di proteggere, ed estendere ad altri paesi europei, il proprio modello proibizionista e punizionista. A livello di Unione Europea la Francia continua a promuovere una serie di testi, approvati dal Consiglio di Dublino del dicembre 1996, che costituiscono il primo passo di un riavvicinamento in senso restrittivo delle legislazioni europee (anzi, dei paesi europei - che e' ben altra cosa): tutto questo senza che ne' i parlamenti nazionali ne' quelli europei siano stati minimamente consultati.
In compenso il Parlamento Europeo ha pesantemente stigmatizzato il comportamento delle autorita' francesi. Nella relazione sul funzionamento degli accordi di Schengen votata l'11 marzo del 1997, l'Assemblea di Strasburgo ha approvato anche il seguente paragrafo: "Il Parlamento europeo deplora vivamente il fatto che il ricorso da parte del governo francese all'art.2, paragrafo 2 della Convenzione di Applicazione degli Accordi di Schengen abbia potuto trasformarsi in un mezzo di pressione teso ad imporre ad altri Stati membri, all'infuori di qualsiasi dibattito democratico, la politica di uno Stato membro in materia di stupefacenti".
Insomma: il proibizionismo francese droga la politica europea molto piu' delle droghe olandesi. E, mai come in questo caso, non si puo' non notare quanto "la droga" faccia male.