Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 19 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie CORA
Radio Radicale Roberto - 11 settembre 1997
UN ANNO DI SILENZI
di Carmelo Palma (Direzione politica del CORA) - L'Opinione, 11 settembre 1997

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Un anno fa, il 10 settembre 1996, il Consiglio Comunale di Torino approvo' - a stragrande maggioranza - un ordine del giorno, in cui chiedeva al Governo ed al Parlamento di legalizzare le droghe leggere e di consentire forme di somministrazione controllata di eroina: un ordine del giorno antiproibizionista, che non manco' di suscitare scalpore, e di rilanciare in Italia un acceso dibattito sulla politica in tema di droghe. Non furono poche le amministrazioni provinciali e comunali (ben venti, comprese quelle di Firenze, Genova, Napoli, Venezia) che, in seguito, adottarono documenti di uguale tenore, dando corpo ad un piccolo "movimento" delle citta' antiproibizioniste analogo a quello che costitui' il cartello delle Citta' firmatarie della cosiddetta "Risoluzione di Francoforte": il primo documento di citta' europee che, suonando come esplicito atto di accusa, abbia denunciato il fallimento delle legislazioni proibizioniste e ne abbia richiesto una urgente riforma. Era il 1990 e, allora, vi aderirono, oltre

alla citta' che diede il nome alla risoluzione, quelle di Amsterdam, Amburgo e Zurigo.

L'ordine del giorno tenne banco per qualche giorno sulle prime pagine di tutti i giornali, fra il plauso di alcune forze politiche (ideologicamente favorevoli alle riforme prospettate, ma inconsapevoli di essere, per cio' stesso, fra i maggiori responsabili di quell'immobilismo che l'ordine del giorno denunciava) e gli anatemi dei difensori d'ufficio della "war on drugs" all'italiana (quelli alla Giovanardi, per intendersi, che non si preoccupano di imporre una seria riforma proibizionista, repressiva, autenticamente "americana" alle leggi sulla droga, ma si limitano ad evocarne il significato ed a cantarne la gloria). Poi lo scandalo fini', rapidamente inghiottito in un silenzio a cui concorsero, in grande parte, anche coloro che l'avevano originato, al punto che, di li' a qualche mese, nel rinnovo dell'Amministrazione Comunale di Torino, quella proposta antiproibizionista fu sostanzialmente "ritrattata" anche dalla maggioranza che l'aveva promossa e approvata.

Una posizione seria e seriamente argomentata fu veltronianamente degradata, fino a divenire "posizione di coscienza", e quindi affidata (come, no?) alla "liberta' di coscienza", da cui bisognerebbe guardarsi con timore, visto che in Italia questa e' sempre insieme "il risarcimento" ed il sigillo dell'implicito esplicito "non expedit" che il potere oppone alle proposte politicamente "imprudenti". In Italia ad essere elette "posizioni di coscienza" sono semplicemente quelle che non devono diventare decisioni politiche. Come dire che cio' che e' della coscienza non e' della politica secondo un comico capovolgimento delle prospettive: non cioe' per proteggere la liberta' della coscienza dall'arbitrio del potere politico, ma per difendere il potere politico, e le sue scelte di fondo, da cio' che si va formando nella coscienza della societa' e degli individui. Comunque, cosi' fini'.

E oggi... Oggi possiamo dire che un anno e' passato invano: quegli atti cosi' "importanti" e gravi che tante citta' italiane approvarono non hanno neppure consentito che si mettesse in discussione, anzi, che solo si iscrivesse all'ordine del giorno delle Commissioni Giustizia e Sanita' della Camera la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione delle droghe leggere, che, da ben 4 anni, il Cora (Coordinamento radicale antiproibizionista) ha depositato in Parlamento, corredata da oltre 50.000 firme.

Nel frattempo, in Olanda, dove, a quanto pare, le questioni di coscienza hanno ancora il rango di "questioni politiche", il Governo ha licenziato un progetto-pilota di somministrazione controllata di eroina, che dovrebbe coinvolgere oltre 600 tossicodipendenti, e che alcuni partiti della maggioranza vorrebbero limitare a sole 150 unita'. Dunque, mentre in Italia si considera da ogni parte - anche in quella "antiproibizionista" - imprudente una scommessa politica su questi temi, in Olanda, un Governo, che e' quotidianamente costretto a difendere e giustificare la ragionevolezza delle proprie politiche sulla droga dinanzi agli attacchi di mezzo mondo - ed ai costanti ricatti francesi - decide di continuare su di una linea pragmatica. Da tutto questo, potrebbero trarre ottimi insegnamenti anche gli "antiproibizionsiti" italiani (e, innanzitutto, quelli che stanno al Governo).

La decisione olandese e' la chiara dimostrazione che si puo', persino in condizioni di perfetta solitudine, fare molto per arginare le disastrose conseguenze sociali e sanitarie indotte dal proibizionismo. Ed e' un ottima lezione per quanti, come il Ministro Flick ed il Ministro Napolitano, invocano a sproposito le Convenzioni internazionali dell'ONU per giustificare l'assoluto immobilismo fino ad ora dimostrato, senza soluzione di continuita', da tutti i governi italiani sui temi della "droga".

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail