Roma, 12 settembre 1997
(Il seguente intervento di Carmelo Palma, della Direzione del Co.R.A. - Coordinamento Radicale Antiproibizionista, verrà pubblicato domani sul quotidiano L'Opinione di Arturo Diaconale, preghiera di citarne la fonte)
Arlacchi a New York ha sostenuto che i successi dello stato italiano contro la mafia (cosa vera), e la conseguente perdita da parte di Cosa nostra di una quota del mercato delle droghe (cosa verissima), equivalgono ad un successo contro il narcotraffico (cosa falsa, falsissima). I successi delle politiche di repressione e di sicurezza in tema di droghe dovrebbero essere misurati, come è evidente, non sul numero degli arresti e delle condanne, ma sulle dimensioni del fenomeno, e, in particolare, sulla dimensione dell'offerta illegale di droghe. Insomma: se la qualità e quantità degli arresti testimonia tutt'al più dell'efficienza delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria, solo la qualità e quantità della droga in circolazione dimostra l'efficacia di una politica. Ed il proibizionsmo ha questa originale e terribile caratteristica: quella di essere tanto più criminogeno quanto più affina e perfeziona (anche con successo) gli strumenti di repressione criminale. Il saldo della politica proibizionista è s
empre negativo: la repressione crea ogni giorno molti più criminali di quanti non riesca a combattere e a sconfiggere. Anzi, le politiche di repressione fungono, sostanzialmente, da meccanismi di selezione e ricambio dei gruppi criminali. E comunque arrestare i trafficanti non significa mai arrestare il traffico di droga.
E' una affermazione ideologica? No, semplicemente logica e anche dimostrabile. Analizziamo sulla base dei dati forniti dal Ministero degli Interni la situazione italiana, con riguardo all'offerta di eroina.
Nel 1996 la quantità di eroina sequestrata è stata del 31% superiore a quella del 1995 (19.170 contro 15.324 KG), a fronte di un consumo che non sembra affatto espandersi, ma piuttosto cronicizzarsi, come dimostra l' "invecchiamento" dell'utenza dei servizi (che per oltre il 44% ha una età superiore ai 30 anni). Nel contempo, si è verificato un'aumento esplosivo delle morti correlate all'uso di stupefacenti (1394 più 17% sul 95), in larghissima parte addebitabile ad overdosi da eroina, a fronte di una diminuzione significativa, e ampiamente verificabile (anche se ovviamente non "documentabile") del prezzo al dettaglio dell'eroina. Tutto ciò dimostra almeno quattro cose:
1) vi è oggi una offerta di eroina ampiamente superiore alla domanda (come dimostra la diminuzione del prezzo, anche indotta dalla concorrenza di altre droghe, e l'aumento della purezza dalla sostanza, dimostrata dall'aumento delle overdosi);
2) vi è un mercato dinamico, non consolidato, e dunque altamente pericoloso (come dimostrano l'aumento dei casi di overdose, che sono determinati innanzitutto dalla instabilità del grado di purezza della sostanza consumata);
3) l'efficacia della repressione è pressoché nulla perché l'aumento dei sequestri non incide minimamente sul prezzo della sostanza, che continua anzi a diminuire per ragioni puramente commerciali e non risente affatto dei "costi" indotti dalla repressione;
4) il mercato dell'eroina presenta problemi assai più sul lato della domanda, per l'assenza di ricambio fra i consumatori, che sul lato dell'offerta (cioè a dire che la diminuzione della domanda non dipende dalla disponibilità della sostanza).
Dunque chiediamo all' "ottimista d'ufficio" e fine studioso Arlacchi: si può parlare di successi della repressione?