Il 30 giugno, a Genova, esponenti del Coordinamento Radicale Antiproibizionista hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare e rilanciare l'iniziativa degli esposti alla magistratura sul funzionamento dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze (ricordiamo che ad oggi sono circa sessanta gli esposti presentati in altrettante procure).
La conferenza stampa genovese ha avuto un buon riscontro sulla stampa e sulle televisioni locali e ha suscitato anche, com'era prevedibile, delle polemiche.
Il dottor Gian Paolo Guelfi, direttore del Sert della Usl 3 Genovese, ha pubblicato su "Il Lavoro", supplemento genovese del quotidiano La Repubblica, di sabato 4 luglio, l'articolo che segue contenente affermazioni gravemente lesive dell'identita' del CORA. Ad esso ha fatto seguito una replica del CORA che "Il Lavoro ha pubblicato oggi nello stesso spazio e con la stessa evidenza cosi' come era stato espressamente richiesto ai sensi della legge sull'editoria.
Qui di seguito l'articolo di Guelfi e la replica del Cora.
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GUELFI, RESPONSABILE DEI SERT, RISPONDE AL CORA
MA I MORTI PER OVERDOSE SONO INFINITAMENTE DI MENO
(La Repubblica-Il Lavoro, sabato 4 luglio 1998, pag. IV)
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Sono stato il primo, e resto il piu' deciso nel denunciare le esigenze di miglioramento del lavoro a favore dei tossicodipendenti e in particolare della capacita' dei Sert, compreso quello di Genova che dirigo, di svolgere appieno il loro lavoro. Non mi sono mai stancato di denunciare le carenze, di indicare i problemi, di proporre soluzioni, giocando ormai il ru9olo di una inascoltata Cassandra. L'ultima occasione in ordine di tempo e' stato il convegno del Centro dio solidarieta' di Genova del 22 giugno 1998, di cui la stampa cittadina ha dato notizia. So benissimo e lo vado affermando da anni, che a Genova il lavoro dei Sert dovrebbe aumentare e in particolare il numero dei posti di trattamento con metadone dovrebbero raddoppiare e che in determinate aree della citta' occorrono decisi interventi di risanamento e di miglioramento dei servizi forniti - primi fra tutti il Centro storico di Genova (i cui rappresentanti invece continuano a rifiutare un discorso realistico e serio sulla tossicodipendenza) e il
centro per la somministrazione del metadone presso il pronto soccorso di S. Martino gestito dall'azienda ospedaliera, dove ancora si sta aspettando la costruzione dei prefabbricati che furono concordati.
L'inerzia delle amministrazioni e l'opposizione delle popolazioni sono un'accoppiata micidiale per tali iniziative. Per questi motivi penso che il Cora, che ha promosso presso la magistratura e sulla stampa cittadina del 1 luglio una denuncia degli stessi problemi trasformandola in una attacco al Sert, ha come minimo sbagliato titolo, sicuramente ha sbagliato indirizzo, certo ha alzato un polverone che non aiuta a capire, e che avra' il solo risultato di fornire alibi a chi dovrebbe fare e non fa. Il Cora come suo costume, ha sollevato una questione per i suoi fini, togliendola dal contesto in cui puo' essere veramente compresa. Il fine programmatico dichiarato del Cora e' di puntare alla legalizzazione dell'eroina. Ed e' evidente che in tale contesto, il Sert diventa un bersaglio comodo e inevitabile.
Padronissimi, beninteso, ma il pubblico genovese deve sapere che dal 1993 ad oggi il lavoro del Sert si e' svolto in un certo contesto, ha trovato certi problemi ed ha prodotto determinati risultati. Per riassumere le cose piu' evidenti:
- c'e' stato a Genova un marcato incremento dei soggetti seguiti presso il Sert, che sono stati nel 1997 oltre tremila. Nell'ultimo anno il Sert ha dimostrato la capacita' di attirare al trattamento, nonostante i gravissimi problemi esistenti non per nostra responsabilita', maggiori quote di "piu' giovani" e di "piu' anziani" con risultato di una maggiore attivita' rivolta a fasce di utenza giovanile con comportamento di abuso meno tradizionali, ma anche di una attivita' mirata ad aiutare persone con piu' lunga storia di tossicodipendenza.
- Il numero degli operatori impegnati nel Sert di Genova (poco piu' di cento) dovrebbe ammontare a piu' di quattrocento se la Regione Liguria avesse fatto il suo dovere quando era il momento di farlo e quando si poteva farlo.
- Che con questi numeri ridicoli, si tengono aperte per un numero consistente di ore diurne, 5 unita' territoriali (a Voltri, a san Teodoro, in centro, a Staglieno, a Quarto) due centri per il metadone (uno a Voltri, uno a Mura degli Zingari) una unita' in carcere (a Marassi). Si e' inoltre attivate molte altre attivita' che danno aiuto a decine di persone e di famiglie. Chi parla di tenere aperti i Sert 24 ore al giorno dovrebbe cercare di capire di che cosa sta parlando!
- Sia pure in questa situazione di insufficienza il Sert (in Liguria ma piu' ancora Genova) ha comunque triplicato il numero dei soggetti trattati con metadone dal 1991 al 1996, e l'incremento e' continuato fino ad oggi ed e' ancora in corso.
- Tale aumento marcatissimo del ricorso al metadone (che molti criticano ma io ho voluto e continuo a perseguire con testardaggine, insieme a molti altri operatori) e' uno dei motivi per cui la mortalita' dei tossicodipendenti a Genova si e' ridotta dal 130 soggetti del 1996 ai circa 30 del 1997. (Ma a qualcuno interessa che siano morti 100 tossicodipendenti in meno nel 1997?).
- Comunque lo sforzo organizzativo compiuto dal Sert con il contributo personale di numerosi operatori, compresi molti infermieri, in condizioni di disagio e spesso di insicurezza personale, e' stato ed e' straordinario e meriterebbe prima di essere criticato o bollato di insufficienza, almeno di essere conosciuto.
Il ricorso periodico a liste di attesa e' l'inevitabile conseguenza di una crescita della clientela a cui non ha fatto riscontro una proporzionata crescita della organizzazione, come sedi e come personale.
Se il Sert viene fornito del personale e delle sedi, nuove attivita' verranno sviluppate, ma nessuno puo' in buona fede chiedere che il personale oggi esistente aumenti ancora la sua attivita' senza rinforzi.
Marco Fallabrini, radicale del Cora, siede in consiglio provinciale. E' stato eletto in una lista che non ricordo abbia pronunciato in campagna elettorale la parola "droga" e in questo e' stato in ottima compagnia: nessun candidato, nessun programma, nessuna lista ha dato voce a questo problema. Neppure Fallabrini come singolo radicale del Cora, che io ricordi, ha dato fiato in maniera rilevante a tale problema. Tutti zitti, tutti ben contenti che nessuno lo sollevasse: da destra a sinistra il silenzio dei politici genovesi sulla questione e' stato totale, unanime e scandaloso. Vincitori e vinti accomunati dall'indifferenza. Compresi i radicali del Cora, inseriti nei gruppi che hanno ritenuto di accoglierli. Ora parlano. Meglio tardi che mai, ma non spereranno di essere presi sul serio.
Quanto alle dichiarazioni di Franco Henriquet, che e' un collega per il quale nutro rispetto ed amicizia, le condivido in pieno, anch'io mi batto contro la burocratizzazione e la penalizzazione della prescrizione di stupefacenti sia per uso analgesico sia per uso nel trattamento delle tossicodipendenze. Henriquet ha ragione: il medico e' messo nella condizione di rischio penale ogni volta che prescrive. I medici sono scoraggiati dall'effettuare tali trattamenti. A Genova abbiamo avuto problemi ad affermare la legittimita' dell'affido di metadone. La Federazione nazionale degli ordini dei medici ha costituito una commissione per elaborare proposte alternative, che sta lavorando e in tale commissione, di cui faccio parte, vengono sostenute proposte di semplificazione, sburocratizzazione, depenalizzazione e passaggio delle competenze di controllo agli ordini dei medici. Io ringrazio Henriquet per la sua battaglia.
Gian Paolo Guelfi, direttore del Sert della Usl 3 Genovese
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GLI ANTIPROIBIZIONISTI DEL CORA RISPONDONO ALLE TESI DI GIAMPAOLO GUELFI
I SERT APERTI 24 ORE: E' QUELLO CHE DICE LA LEGGE
(La Repubblica-Il Lavoro, giovedi' 15 luglio 1998, pag. IV)
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L'articolo pubblicato da Il Lavoro sabato 4 luglio a firma del dottor Gian Paolo Guelfi, direttore del Sert della USL 3 di Genova ("Ma i morti per overdose sono infinitamente meno") contiene affermazioni gravemente lesive dell'immagine e dell'opera del Coordinamento Radicale Antiproibizionista. Se, come scrive il dottor Guelfi, il pubblico genovese ha il diritto di sapere, occorre allora fornirgli informazioni complete e corrette. Il decreto 444/90, che regola l'organizzazione e la funzionalita' dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze (Sert), fu emanato il 30 gennaio 1991. Esso stabilisce che l'assistenza ai tossicodipendenti deve essere garantita nell'arco delle ventiquattro ore e per tutti i giorni della settimana "nelle aree di maggior rilevanza numerica dei tossicodipendenti, individuate dalla regione", mentre nelle altre zone, l'apertura deve essere assicurata "per non meno di dodici ore nei giorni feriali e di sei ore nei giorni festivi". Le norme in vigore stabiliscono i termini entro cui ogni u
nita' sanitaria locale doveva istituire almeno un Sert conforme alle disposizioni di legge. Nei casi di inadempienza i presidenti delle giunte regionali avrebbero dovuto nominare commissari ad acta e se entro i termini stabiliti cio' non fosse avvenuto, i commissari avrebbero dovuto essere nominati dal ministro della sanita'.
Le norme, dunque, sono chiare: entro il maggio 1991 dovevano essere istituiti in tutta Italia Sert adeguati a fornire assistenza anche la notte, nei fine settimana, nelle feste comandate. La legge, inoltre, individua precise responsabilita' e prevede gli strumenti necessari per garantirne il rispetto. E' il Cora, dunque, che pretende Sert aperti 24 ore al giorno o sono le norme in vigore a imporlo? E' il Cora che non sa di cosa parla o e' il dottor Guelfi che non conosce le leggi? In questi sette anni e mezzo, mentre il problema "droga" e' stato al centro di discorsi, comizi, dibattiti, articoli di giornale, servizi radiotelevisivi e di due conferenze nazionali, queste norme sono rimaste lettera morta o quasi in gran parte d'Italia provocando una grave e protratta mancanza di assistenza per decine di migliaia di persone. Ha mai provato, il dottor Guelfi, a calcolare quante morti, in questi anni, sono state provocate da questa situazione e avrebbero potuto invece essere evitate?
Da parte nostra abbiamo semplicemente deciso di provare a cambiare questo intollerabile stato di cose, ma il nostro non e', come scrive falsamente Guelfi, un attacco ai Sert. Noi non abbiamo denunciato altro che una situazione inaccettabile, qual e' quella dei cittadini tossicodipendenti privati dei loro diritti. Per questo ci siamo rivolti alla magistratura (almeno in sessanta procure) chiedendo di verificare se sono stati lesi due diritti fondamentali, tutelati dalla Costituzione, come il diritto alle cure e il diritto all'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e se e' stato violato l'articolo 328 del Codice Penale (rifiuto o omissione di atti d'ufficio). Abbiamo anche scritto piu' volte, ma senza risposta, al presidente del Consiglio Prodi e al ministro della Sanita' Bindi, cosi' come alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul servizio sanitario.
Un'interpellanza e' stata anche presentata dal senatore Pietro Milio. L'oggetto degli esposti, come si evince chiaramente dal loro contenuto, riguarda l'operato dei direttori generali delle attuali ASL cosi' come dei presidenti delle precedenti USL, dei presidenti delle giunte regionali, dei ministri della Sanita' succedutisi dal 1991 ad oggi. Noi chiediamo che chi ha o aveva la responsabilita' politica risponda delle sue eventuali omissioni o inadempienze. E d'altra parte e' lo stesso Guelfi che, dimenticando quello che egli stesso scrive nello stesso articolo, afferma che gli operatori dei Sert dovrebbero essere piu' di quattrocento "se la Regione Liguria avesse fatto il suo dovere quando era il momento di farlo e quando si poteva farlo". Quando si poteva farlo? E perche' ora non sarebbe piu' possibile?
Invece di rivendicare di essere stato il primo e il piu' deciso "nel denunciare le esigenze di miglioramento del lavoro a favore dei tossicodipendenti, indicare i problemi, di proporre soluzioni", Guelfi avrebbe potuto capire il senso e la portata della nostra iniziativa e magari sostenerla, come hanno fatto altri suoi colleghi. Il Cora e' un'associazione che da dieci anni agisce politicamente per la modifica in senso antiproibizionista delle leggi sulle droghe in Italia e negli altri Paesi europei. Noi siamo per la legalizzazione di tutte le droghe (non solo dell'eroina, come scrive Guelfi). In questi dieci anni non ci siamo mai scelti "bersagli comodi e inevitabili": abbiamo lottato politicamente, senza "alzare polveroni", ma agendo alla luce del sole, con metodo nonviolento. E' stato cosi', solo per fare un esempio, quando, da soli, ottenemmo la sospensione (purtroppo solo parziale) dello scellerato "decreto De Lorenzo" - che impediva qualunque tipo di terapia sostitutiva - fino alla sua definitiva abroga
zione con il referendum del 1993.
I successi nell'assistenza ai tossicodipendenti che Guelfi pare aver conseguito (confronteremo comunque le sue cifre sulle overdose con quelle "ufficiali" del Governo, che, con cinque mesi di ritardo, ha finalmente presentato la relazione annuale), crediamo li debba anche al Cora, cioe' all'organizzazione che per prima, in Italia, (come riconobbe l'allora ministro Fernanda Contri alla conferenza di Palermo del 1993) ha lottato duramente in favore di quella politica di riduzione del danno che ha consentito di ottenere la diminuzione delle morti per overdose di cui oggi si vanta Guelfi. Un'ultima osservazione. Nel suo pezzo Guelfi ci dipinge come cacciatori di poltrone e ci accusa di usare strumentalmente la questione delle droghe e delle tossicodipendenze a fini elettorali. Mentre valuteremo se chiamare il dottor Guelfi a rispondere in tribunale delle sue gratuite affermazioni a tutela della nostra identita' e del nostro buon nome, crediamo che meglio di chiunque parli la nostra storia di radicali che preferi
scono lottare per quel che devono e che credono - anche disobbedendo alle leggi che ritengono ingiuste e rischiando il carcere per questo - piuttosto che "giocare il ruolo di inascoltata Cassandra" che pare tanto piacere al dottor Guelfi.
ROBERTO SPAGNOLI
Dir. politica del Coordinamento radicale antiproibizionista