Roma, 18 dicembre 1998
Onorevole Presidente,
nel formularLe i nostri auguri di buon Natale e buon anno, Le inviamo un "Promemoria per il Governo" sugli aspetti della politica in materia di droghe che a nostro giudizio richiedono interventi urgenti per il rispetto dei diritti dei cittadini, siano o no consumatori di sostanze illegali. E' un documento che gia' abbiamo proposto a chi, prima di Lei, ha guidato il Governo e a chi ha avuto dirette responsabilita' nella materia. In piu', rispetto al passato, c'e' l'urgenza che rende non piu' accettabile ogni ulteriore ritardo.
Nonostante certe Sue passate dichiarazioni in tema di depenalizzazione e legalizzazione, soprattutto per cio' che riguarda le droghe leggere, abbiamo dovuto constatare che nel suo discorso programmatico la parola "droga" non e' mai stata pronunciata e la parola "criminalita'" lo e' stata due volte solo per annunciare "l'impiego di mezzi, personale e risorse aggiuntive" e l'aumento delle risorse destinate agli apparati giudiziari. La scelte politiche in materia di droga rappresentano, dunque, un terreno privilegiato sul quale si misureranno le reali volonta' di riforma dell'Esecutivo da Lei guidato.
Una seria politica di "riduzione del danno" non puo' prescindere da forme di distribuzione controllata delle droghe proibite. La legalizzazione e' "riduzione dei danni", soprattutto di quelli imposti dall'escalation del potere criminale contro il quale ne' le "politiche di solidarieta'", ne' la semplice depenalizzazione del consumo possono essere risolutive. Non avendo mai voluto essere velleitari o estremisti, comprendiamo bene che procedere ad una radicale riforma della legislazione in materia di droga richiede un lavoro lungo. La situazione, pero', non consente piu' perdite di tempo. Per questo indichiamo tre priorita' sulle quali, in passato, avevamo ottenuto un impegno dal Governo Berlusconi nel 1994 e che mantengono tutta la loro attualita':
1. attuazione del risultato referendario del 1993
2. rispetto dei diritti di medici e tossicodipendenti
3. convocazione di una conferenza internazionale che valuti costi e benefici delle attuali strategie contro la droga.
Il referendum del 1993, che aveva indicato una strada precisa cancellando gli aspetti piu' repressivi della legge sulla droga, e' rimasto sostanzialmente inattuato. I Parlamenti e i Governi da allora succedutisi hanno evitato di affrontare una questione che inevitabilmente altererebbe gli equilibri politici. Gli indirizzi emersi dalla conferenza nazionale di Napoli dopo oltre due anni e mezzo sono lettera morta, mentre le aule giudiziarie, la Cassazione innanzi tutto, producono una giurisprudenza sempre piu' contraddittoria, che ha mina ogni fiducia nella giustizia.
Sul piano sanitario, tutti i governi nei fatti hanno consentito una politica di "proibizionismo sulle cure" che costituisce un'inammissibile prevaricazione dei diritti dei cittadini. Ci sono medici indagati o sotto processo, accusati di prescrizioni "non terapeutiche", trattati come spacciatori di droga solo per aver esercitato, in scienza e coscienza, la propria autonomia terapeutica. Da otto anni le norme che regolano orari di funzionamento e organizzazione dei servizi pubblici di assistenza sono inattuate e nulla e' stato fatto per riparare alla patente violazione di due fondamentali diritti costituzionali come il diritto alle cure e il diritto all'uguaglianza di fronte alla legge. Su questa specifica questione abbiamo gia' presentato oltre sessanta esposti nei tribunali di altrettante citta'.
A livello internazionale, nonostante l'Italia sia il maggior finanziatore dell'UNDCP, nessun governo ha ritenuto di dover proporre e sostenere l'avvio di un'approfondita valutazione di efficacia delle Convenzioni internazionali sulle droghe. E nemmeno si e' registrata alcuna reazione di fronte alla decisione del direttore dell'UNDCP Pino Arlacchi di accordarsi con alcuni dei peggiori e piu' sanguinari regimi del pianeta per patteggiare una riduzione delle colture di oppio: anzi, il vicepresidente Mattarella ha pochi giorni or sono promesso ancora piu' fondi.
Onorevole Presidente, domani saremo nelle strade di molte citta' italiane per lanciare la nostra campagna in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ma anche per dire con molta chiarezza a Lei e al Governo che il tempo delle chiacchiere e delle promesse non mantenute e' finito. Le nostre richieste ci sembrano ragionevoli e tali da segnare una significativa inversione di tendenza rispetto al passato. Da parte nostra Ella potra' contare sulla massima disponibilita', senza chiusure pregiudiziali, ma nemmeno senza facili condiscendenze.
Voglia gradire, Onorevole Presidente, i nostri migliori saluti e auguri di buone feste.
GIULIO MANFREDI
ROBERTO SPAGNOLI
(della Direzione politica del Cora)