COMUNICATO DEL COORDINAMENTO RADICALE ANTIPROIBIZIONISTA
Roma, 7 gennaio 1999 - Lo scorso 10 dicembre è stato pubblicato il DPR 23 luglio 1998 "Approvazione del Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000".
Prima di tutto occorre segnalare che un piano triennale che entra in vigore con un anno di ritardo e' gia' segno di scarsa serieta' e responsabilita'.
Per quanto riguarda il capitolo tossicodipendenze rileviamo le solite buone intenzioni senza sostanza: nessun accenno alle politiche di "riduzione del danno" (che avrebbero dovuto essere, dalla conferenza nazionale di Palermo del 1993 in poi, il baricentro degli interventi in materia), ne' tantomeno all'ipotesi di sperimentare la distribuzione controllata dell'eroina. Rispetto poi all'"accesso ai servizi" forse il ministro Bindi dimentica che dal 1990 esistono disposizioni di legge precise e "tassative" per l'ampliamento di tale "accesso" che sono, otto anni dopo, ancora lettera morta. Alla faccia delle "priorita' etiche" di cui si parla nel decreto.
Tutto il problema derivante dal dover calare gli interventi sanitari in un contesto reso illegale dalla legge proibizionista e' risolto (si fa per dire) con un accenno ipocrita "ai tradizionali problemi di valutazione legati al carattere illegale e, comunque, sommerso delle abitudini di consumo". Par di capire, cioe', che il proibizionismo fa parte ormai della tradizione e non puo' essere messo in discussione: può essere solamente "valutato".
Intanto, a Roma, nei primi giorni del nuovo anno, sono morti quattro tossicodipendenti: uno addirittura in ambulanza, solo perche' gli infermieri non erano autorizzati a iniettare il Narcan. Vorremmo sapere dal ministro Bindi se tale autorizzazione contrasta con l'obiettivo del nuovo piano sanitario nazionale di garantire "maggiore equità nell'erogazione dei servizi alle diverse categorie di popolazione in condizioni di bisogno" e se i tossicodipendenti costituiscono un'"area privilegiata di utenza" che sa "meglio rappresentare i propri bisogni" e alla quale bisogna quindi impedire di ottenere "vantaggi competitivi".
CORA-Coordinamento radicale antiproibizionista
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