L'estrema ingiuria che viene oggi al paese ed alle leggi da "Il Messaggero", che configura reati penali contro i cittadini e il gioco elettorale, è oltre tutto atto di proterva sfida alla legge compiuto sempre più a ragion veduta e come premessa a ulteriori più gravi sfide contro la legalità.
E' la volontà di dimostrare platealmente che lo scontro oggi in atto è già scontro al di fuori di qualsiasi legalità che non sia quella del vincitore, quella della violenza. E dimostrare che il potere giudiziario è alleato di chi viola la legge "a fin di bene", nell'ambito di un disegno sovversivo e di una prova di forza ove la prova delle urne dovesse, malgrado tutto, risolversi contro il partito giustizialista, autoritario, antiliberale che avanza e si afferma dietro il fronte detto "progressista".
In tutta questa campagna elettorale tutto è stato mobilitato da "La Stampa", da "Repubblica", dall'"Unità" per impedire che la autonoma presenza delle liste Pannella costituisse prova di una divisione politico-elettorale della sinistra, fra sinistra liberale e libertaria, referendaria e riformatrice, e la "gioiosa macchina da guerra" progressista. Le Liste Pannella dovevano esser considerate come espressione di un tradimento, del passaggio a destra, e di una destra demonizzata come peggio che fascista (recuperando una gioiosa tradizione criminale della "sinistra"): "meglio Fini che Berlusconi" e Pannella. E così è stato.
Ma dall'interno de "Il Messaggero" il gruppo di militanti scalfariani e comunisti, usigraisti e di impaurito conformismo, con dietro una proprietà che ha consegnato ai comunisti (per autodefinizione) di Sandrino Curzi l'informazione di TMC, è già inferocita per il tentativo di Giulio Anselmi di non fare de "Il Messaggero" la fotocopia romana di "La Stampa" attuale, di "Repubblica" di sempre, dell'"Unità" liberal-stalinista, di TG2 di Galimberti-Morione, e di tutto il golpismo praticato dalla mafia vincente nel regime partitocratico, di "sinistra".
Ha così recuperato il terreno perduto. E, mentre gli elettori si recano alle urne, quando nessuna iniziativa giudiziaria e politica può ormai utilmente intervenire, li ingannano platealmente, li disorientano, danno loro la prova che la menzogna ha forza di verità.
Non importa che, in tal modo, si caratterizza in modo pregnante proprio la previsione del reato di "attentato ai diritti civili e politici dei cittadini" e molti altri. Reati gravissimi, che vanno interrotti nella loro flagranza, se esiste una sia pur ipocrita forma di giustizia e di giurisdizione.
Io mi auguro che si ingannano. Che così non sia.
Ma avevamo inutilmente avvisato anche il Capo dello Stato, i Presidenti delle Camere, l'autorità giudiziaria che il comportamento di TG2 e di gran parte della RAI-TV in occasione della raccolta delle firme referendarie aveva il valore di una sorta di prova generale di quel che in condizioni più gravi ancora, potenzialmente golpiste, poteva verificarsi: l'impunità anche in caso di "sconfitta". L'impero editoriale di De Benedetti, Caracciolo, Scalfari, con vigore e rigore, in tal senso sosteneva, ispirava, condizionava l'operazione.
Inutilmente. Lo sottolineamo con dolore, ma abbiamo il dovere di farlo.
Siamo al di là di uno scontro politico imbarbarito, sleale. Siamo in piena, già piena eversione. E i primi che devono essere eliminati siamo noi. Per Berlusconi le armi sono già pronte: il linciaggio è già a buon punto. Basta leggere "Le Monde" di ieri. Lì, ormai, è chiaro. Se la "telecrazia" è espressione dello Stato dominante contro ogni regola e legge, "Le Monde" non se ne accorge nemmeno. Se per un attimo sembra venir intaccata da un contropotere "telecratico", occorre far regnare l'ordine (non certo la legge!) e eliminare il contropotere che può turbarlo. Pietoso spegnersi di un giornale prestigioso sul quale ci formammo o potemmo comprender meglio il disastro che si preparava e avveniva in Italia. E' proprio vero anche per testate giornalistiche quel che a volte si pensa per personaggi prestigiosi: il morire troppo tardi li uccide.
Preferiscono assassinari nell'immagine, convinti che in tal modo lo saremo anche nella nostra identità, e se necessario nella nostra fisicità. Questo sport è in Italia libero e sempre più praticato. Per almeno cinque congressi nazionali dell'associazione nazionale dei magistrati, fra il sessanta e l'ottanta, e in decine di interventi parlamentari, aveva denunciato la gravissima e sistematica violazione delle leggi all'uopo esistenti; creammo per questo il "Centro Calamandrei". I criminali hanno continuato a trionfare.
Ma temano, essi per primi, i detentori del potere fellone, del potere giudiziario italiano; oppressori e negatori della indipendenza dei giudici, oltre che dello Stato di diritto, e dei diritti dei cittadini. Perché saranno un giorno vittime di questo loro crimine, come accade per i partitocrati ed i partiti che, dietro il pungolo ed il ricatto "progressista", operarono la distruzione del diritto in Italia.