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Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 5 settembre 1994
INSERTO SU LISTA PANNELLA-RIFORMATORI. L'INDIPENDENTE DOMENICA 4 E LUNEDI' 5 SETTEMBRE 1994

SOMMARIO: Fondo di Marco Pannella

Intervista a Marco Taradash

Scheda sui Club Pannella-Riformatori

Scheda su Marco Pannella e Referendum

Scheda su Antiproibizionismo

Scheda sul Partito Transnazionale

PER UNA VERA RIVOLUZIONE LIBERALE/»La II Repubblica arriverà solo con una riforma federale e presidenziale all'americana

Il leadr radicale apre la campagna per portare i cittadini ad esprimersi su 13 quesiti vitali per il Paese.

13 REFERENDUM PER LA LIBERTA' di Marco Pannella.

C'è, ed è maledettamente, urgente, un mondo di roba da fare, subito. Che altri non farebbero mai. Vedremo, poi, se permettete, se si tratta di roba di "destra" o di "sinistra", progressista o fascista che dir si voglia.

Intanto c'è molta da farne, anche se non lo volessimo più, perché o la faremo o ne saremo "fatti", triturati. E non solamente noi, ma voi tutti, il Paese intero. Sono i 13 referendum, e la riforma dello Stato: presidente all'americana, federalismo all''americana, elezioni all'americana.

Li abbiamo voluti pressoché da soli, e organizzati. Ora, fra alcune decine di settimane, comunque ci saranno. Si potrà solamente perderli o vincerli. Non evitarli.

Perché sono maledettamente inevitabili, importanti, da sostenerli in condizioni difficilissime? Ecco solamente alcuni dei motivi. Intanto per cinque volte di seguito i partiti hanno preferito interrompere le legislahure, andare ad elezioni anticipate, pur di evitarli e rimandarli. Non si possono tenere, infatti, elezioni e referendum contemporaneamente. E' accaduto per il divorzio, per I'aborto, per l'antinucleare, per la giustizia giusta, per molti referendum garantisti o ambientalisti. Ed è la prima cosa da evitare, quindi. I referendum devono tenersi.

Sono referendum liberali, libertari, liberisti. Traumaticamente riformatori per i conservatori di un sistema italiano che produce necessariamente bancarotta fraudolenta; due milioni di miliardi di debito pubblico, ad esempio. Sia detto per inciso: che anche questo governo e questa maggioranza, per il momento, rischiano di conservare, se non di aggravare ancora. Riguardano cose delle quali "la politica ", di ieri e di oggi, impedisce di occuparsi, anche solamente di pensarci. L'abolizione delle licenze di commercio, la liberalizzazione degli orari dei negozi fra gli altri obiettivi. Perché mai non deve esser concesso, di fatto, alla generalità delle persone, se vogliono, di fare liberamente il commerciante, vendendo e comprando quel che gli pare, e nelle ore e nei giorni che ritiene più interessante o possibile ? Sembra nulla. Ma sarebbe una sorta di rivoluzione sociale, con le incidenze più impreviste. Come all' estero e nelle città più contemporanee, vive, nel mondo, quartieri interi e le notti di tutti mut

erebbero: non più inferno di malavita, di violenza, di drogati. O ancora: perché mai si deve continuare a usare la cassa di integrazione straordinaria, piuttosto che ammortizzatori sociali quali un salario e un lavoro sociale minimi garantiti (una sorta di "lavoro dell'obbligo"), che serve a tenere in vita settori e aziende decotte, a dilapidare risorse per penalizzare i settori e le capacità vivi del mercato, della produzione, dei servizi, a mascherare la putrefazione del sistema? O, per finirla con queste rapide evocazioni, perché mai dobbiamo continuare a sorreggere un sistema fiscale ingiusto e fallimentare fondato sulla violenza della trattenuta fiscale nella busta paga, per i lavoratori dipendenti, se non si attua una fiscalità equa ed efficiente, che quanto meno riduca radicalmente elusione ed evasione, oggi e non domani?

E, per estensione di perimetro d 'azione, perché mai non farla finita con la violenza di dieci milioni di trattenute nelle buste paga o pensione (cinque milioni!) per "iscrizioni" al "sindacato" parastatale, e con l 'ossificazione totale dei conflitti sociali e politici che strutturalmente storicamente ne deriva? E con un migliaio di miliardi l'anno, almeno, dei quali non a caso nessuno chiede conto così come per la dilapidazione di immense somme di danaro pubblico versate ai "padronati" di stessa matrice ?

Perché mai dovremmo rimandare ancora l'assalto contro gli "Ordini" professionali di regime, ad un Ordine dei giornalisti -ad esempio -che consente di togliere a quasi tutti i cittadini italiani quella libertà costituzionale di espressione delle proprie opinioni anche a mezzo stampa, che è fondamento necessario della democrazia? In queste pagine, per le quali ringraziamo L'Indipendente, ripubblichiamo il Manifesto-Appello che con Forza Italia abbiamo lanciato nelle scorse settimane al paese. Si tratta di fare una rivoluzione; una rivoluzione liberale, democratica, libertaria, non violenta. Una vera rivoluzione. E, se non la facciamo, se non vi organizzate, se non vi mobilitate, avremo invece -certissimamente -scodellata l'ennesima ribollita, l''ennesimo beverone per un paese che, fra guerre, fascismi e partitocrazie, ha passato un secolo a camminare come un gambero, verso le pentole bollenti di regimi fatti per tutti, tranne che per far vivere diritto e libertà.

Oh, lo so! Diranno che esageriamo, che tante conquiste ecc... Invece no. In termini di Stato siamo allo sfacelo. Non v'è, letteralmente, non v'è più amministrazione della giustizia civile, non v'è giustizia penale che per una sola parte dei politici e degli imprenditori, quelli socialisti e democristiani, della Fininvest e del parastato del Caf; ma non per tutti gli altri, e per le vicende più distruttive degli ultimi lustri. Non v'è per quell 'Ordine giudiziario che, fino a ieri, è stato la punta di diamante contro le nostre lotte partitocratiche, bastione della difesa dei ladri di tutto, di verità e di danaro, di giustizia e di ordine e che oggi -sfruttando ignobilnente i meriti di qualche magistrato alla Di Pietro -abolisce lo Stato di Diritto anche come ideale, sottrae alla democrazia ed alla Costituzione, ai governi ed al Parlamento, funzioni primarie della Repubblica, sequestrandole. C'è, per finire l 'inizio di questo elenco di cose da fare, che stiamo tentando di fare e di far fare ad un paese pertan

ti versi assordato oggi più di ieri, la grande riforma antiproibizionista da proseguire e da compiere, nella sua fase e nel suo oggetto divenuto il più importante, in Italia e nel mondo. Dopo le vittorie antiproibizioniste sul divorzio, sull'aborto, dopo la regolamentazione, l' ordine che siamo riusciti in questi due casi a sostituire al caos ed alla giungla proibizionisti, occorre ora passare a ottenere quella contro leggi e politiche che hanno fatto della droga la più formidabile potenza diabolica e criminale della storia contemporanea. Poi c'è l 'Europa, l 'Onu, la Bosnia, il Terzo mondo, battaglie precise, per noi, come forse ricordate. Non: "politica", almeno come la vivono tutti, tutti gli altri. E c'è da farla finita con l 'ltalia delle fazioni, l'ideologia dei partiti tutto-fare, delle etnie come patria e moralità: serbo-progressista croato-centrista sloveno-leghista e via maledicendo. Per passare con il referendum, e con il rispetto da parte anche di Forza Italia del progetto di riforma dello Stato,

entro un anno, ad un assetto bipartitico, e non bipolare, federale, e non confederale, presidenzialista e non consociativo, della seconda Repubblica. Che altrimentl non vedremo mai. Questo nuovo assalto per il diritto e per la libertà è di destra o di sinistra ? Fate voi. MARCO PANNELLA

BOTTA E RISPOSTA TRA GIANFRANCO FUNARI E MARCO TARADASH

Il governo senza di noi vacilla. »Il Cavaliere non può rinunciare al contributo di una compagine essenziale per la riforma .

Cosa significa far parte della maggioranza senza avere nessun ruolo effettivo all'interno della compagine governativa?

Significa un sacco di guai: un po' per il governo, viste le magre figure che ha spesso rimediato in vari campi in questi primi mesi di attività, ma soprattutto per chi ha creduto e continua a credere alla necessità di una grande riforma democratica che restituisca alla società italiana quel grado di libertà e di benessere che il regime dei partiti ha impedito di raggiungere. Questa maggioranza si è formata su di un presupposto molto semplice: lo scontro politico nel nostro Paese non era quello raccontato ad uso dei bischeri da quasi tutti i giornali e dalla Rai, fra la destra e la sinistra. Lo scontro vero era fra partiti eredi del vecchio regime partitocratico, sprecone e ladrone, che aveva ridotto i cittadini a sudditi, negando loro di fatto i più elementari diritti politici (a partire da quello ad una informazione onesta e corretta), sociali ed economici, e forze politiche divise da idee o ideali diversi - e spesso contrastanti - ma unite dalla volontà di riformare e rinnovare le istituzioni e l'economia

del paese. Pareva naturale quindi che noi riformatori facessimo parte di questo governo, e in una posizione non di secondo piano, viste le grandi battaglie per i diritti civili e per le libertà democratiche di cui siamo stati protagonisti persino negli anni più oscuri del regime. Purtroppo una serie di veti incrociati ha portato, al momento della formazione del governo, alla nostra esclusione, e il presidente del Consiglio si trova oggi alle prese con una compagine governativa monca, che rinuncia, con altissimi costi, al contributo di una componente essenziale del suo progetto di riforma.

Abbiamo sentito più volte in televisione Pannella sollecitare un rimpasto governativo. I maligni sostengono che questa richiesta è determinata dalla voglia di avere un ministero, quello degli Esteri. E così?

L'esclusione di noi riformatori, e di Pannella in particolare, dal governo è incoerente rispetto a tutte le ragioni proclamate da questa maggioranza. Ma Pannella non chiede un "rimpasto": chiede invece a Berlusconi di riprendere, dopo le incertezze di questi primi mesi, il lavoro iniziato durante la campagna elettorale, quando insieme costruimmo il disegno politico di una grande riforma liberale e democratica. Mi pare che il rischio più grosso che corre questo governo sia quello di dare, a posteriori, ragione ai suoi peggiori avversari: se Berlusconi finisce per subire, nel campo delle libertà individuali, l'attivismo dei più conservatori, o addirittura reazionari, dei suoi ministri, se la parola garantismo torna ad essere - nel linguaggio dei politicanti anche della maggioranza - sinonimo di connivenza col crimine, se la politica ambientale finisce per essere di distruzione dell'ambiente, se la montagna del debito pubblico non viene aggredita con la massima decisione, se la questione demografica viene affro

ntata guardando più ai presunti voti dei cattolici che alle tragedie delle popolazioni più povere, allora c'è davvero il pericolo che il governo Berlusconi finisca per rappresentare soltanto una parentesi - un generoso tentativo andato male - all'interno dell'immutabile gioco del potere. Per questo chiediamo un "Berlusconi 2" col nostro ingresso al governo. In questa eventualità Pannella ha spesso e pubblicamente espresso una autocandidatura per il ministero degli Esteri. Non vedo che cosa ci sia di strano o addirittura di censurabile in questo.

Qual è a vostro parere il peggior ministro e quale invece si è meglio adattato al ruolo operando con efficacia?

Non mi piace il gioco delle pagelle. Abbiamo sempre cspresso pubblicamente i nostri giudizi politici sull'attività del governo. In ogni caso è ancora troppo presto per bocciature o promozioni definitive.

Il federalismo fiscale e l'inversione del giro del denaro tra potere centrale ed enti locali potrebbe essere il modo per sconfiggere il sistema delle tangenti che a detta di tutti i leader è ancora in vigore?

Certamente è importante rendere gli enti locali responsabili non soltanto della spesa ma anche delle entrate. Questo costringerà gli amministratori a fornire un effettivo rendiconto del loro operato agli elettori e, in questo senso, favorirà un abbassamento del livello della corruzione. Ma il sistema delle tangenti si sconfigge innanzitutto aumentando gli spazi di economia di mercato attraverso le privatizzazioni, con l'applicazione effettiva delle regole della concorrenza - antitrust e liberalizzazione delle professioni e delle attività commerciali comprese - alla vita economica, e prosciugando le paludi clientelari annidate dentro gli enti e l' amministrazione pubblica.

Andare alle prossime elezioni con questo sistema elettorale non potrebbe essere rischioso per la democrazia, visto che le liti all'interno della maggioranza stanno facendo penare sia chi governa sia chi è governato?

Perché, il sistema proporzionale ci ha fatto vivere nel paradiso terrestre? O non ci ha piuttosto portato nel purgatorio della "corruzione ambientale" e nell'inferno di un debito pubblico senza fondo e della conseguente progressiva emarginazione civile dei gruppi sociali meno protetti, come i giovani in cerca di prima occupazione, le donne, gli anziani? O non ha piuttosto impedito l'alternanza al governo fra forze contrapposte, favorendo ogni sorta di rilassatezza ideale e di compromesso di potere, sulla pelle degli italiani? Il problema di "questo" sistema elettorale è semmai di avere ancora le gambe piantate nello stagno proporzionale, vale a dire nel regime dei partiti, e di non riuscire a liberarsene a causa di leggi elettorali che continuano a favorire l'esistenza e quindi la coesistenza (che non può essere pacifica) di una molteplicità di partiti e partitini che sopravvivono soltanto in funzione del sistema elettorale. Vale a dire della quota proporzionale prevista nelle elezioni politiche o del second

o turno previsto per l'elezione dei sindaci. Una democrazia non prospera se ad ogni elettore corrisponde un partito, ma se i partiti si organizzano in modo da consentire un rapporto chiaro e onesto fra gli elettori e gli eletti. Per questo noi riformatori abbiamo proposto, insieme a Forza Italia, un progetto che prevede una riforma elettorale basata sul bipartitismo (e quindi sul maggioritario a un turno), sul presidenzialismo e sul federalismo.

Attualmente progressista è uguale a opposizione. Secondo voi questa uguaglianza è corretta oppure essere progressisti ha un altro significato? Se così fosse è possibile in Italia la nascita di un movimento autenticamente progressista?

Direi piuttosto che oggi nella confusione dei linguaggi che ereditiamo dal vecchio regime, progressista equivale a conservatore. Altrimenti perché, nello scorso marzo, ci sarebbe stato tutto quel tifo per Occhetto contro Berlusconi, dalla Confindustria a Mediobanca, da Agnelli a De Benedetti, dalla Rai a tutti i grandi giornali? Se usciamo dalle etichette e guardiamo alla sostanza delle cose, è invece certo che un movimento di larghe dimensioni autenticamente progressista è oggi tutto da costruire. E penso che noi possiamo offrire a questo movimento non soltanto il nostro passato di riformatori civili ma anche una prospettiva molto ravvicinata di lotte democratiche e liberali: quelle che potremo sviluppare a partire dai 13 referendum anticorporativi e antistatalisti su cui si andrà a votare, dopo il vaglio della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, nella prossima primavera.

Secondo voi il Partito popolare può essere considerato il terzo schieramento di un sistema come il nostro caratterizzato dal bipolarismo?

Non lo penso. Anche qui regna la confusione dei linguaggi. Il Partito popolare non è il centro, ma è un partito fra molti partiti, che occupa una posizione di centro cattolico e moderato. Il centro è invece oggi per lo più rappresentato da Forza Italia, che è una formazione di centro laico e moderato. Quale sarà il destino dell'una o dell'altra formazione dipenderà molto dalla capacità di guida politica di Berlusconi. Certo è che se da Forza Italia continuano a partire segnali di soccorso rivolti a Buttiglione, accompagnati da continui cedimenti sul piano dei contenuti politici, il rischio che il Partito popolare sostituisca Forza Italia al centro, e nel suo rapporto con Alleanza nazionale, può profilarsi. Buttiglione può vincere soltanto così, se Berlusconi, per eccesso di prudenza o carenza di iniziativa, rinuncia al suo programma e alla costruzione di un'Italia non semplicemente tardo-democristiana ma effettivamente liberaldemocratica.

Avendo la possibilità di varare tre importanti misure per il nostro paese quali adottereste in ordine di importanza?

Indico piuttosto tre temi: fisco, giustizia, informazione. Inutile indicare le leggi, perché per rifare l'ltalia occorre soprattutto un'azione di governo decisa, coordinata e prolungata nel tempo. Montesquieu diceva: »Quando vado in un paese non esamino se ci sono buone leggi, ma se vengono fatte rispettare quelle che ci sono .

Privatizzazione della Rai o rilancio della televisione pubblica. Qual è il vostro intendimento, in quali modi e in quali tempi?

La privatizzazione non può essere che l'ultima spiaggia, quando davvero ogni sforzo onesto di rilanciare la Rai come servizio pubblico fosse fallito. Noi crediamo fortissimamente alla necessità di un servizio pubblico, che offra ai cittadini un bene, quello della informazione (non soltanto giornalistica) che purtroppo è oggi in Italia "fuori mercato". Per questo abbiamo proposto, fra i nostri referendum, quello per togliere la pubblicità alla Rai: la Rai, a differenza della televisione commerciale, non si deve perrnettere di ridurre i telespettatori a merce da vendere alle concessionarie di pubblicità. Quando l'ascolto tornerà ad essere un fine in se stesso, il servizio pubblico potrà migliorare la qualità dei suoi programmi. Resta il problema di fondo: sarà capace la Rai di delottizzarsi, saranno capaci i suoi dirigenti e i suoi dipendenti di riscoprire il senso di una professione che fino ad oggi è stata piegata, contro la legge e contro i cittadini, agli interessi di parte e di partito?

Partito radicale, Lista Pannella, Riformatori e Club Pannella. Tanti nomi per dire le stesse cose e dietro i quali ci sono sempre le stesse persone oppure hanno significati diversi? Siete convinti che il cittadino capisca?

La confusione è nelle cose. Chi aveva capito lo sfascio della politica italiana? Visto che ci sbeffeggiavano, a destra come a sinistra, quando soli soletti parlavamo di partitocrazia e di regime, forse abbiamo diritto a un po' di fiducia oggi. E poi non si tratta delle "stesse cose". Il Partito radicale opera da diversi anni esclusivamente in campo transnazionale, per affermare la necessità di lotte politiche che superino ogni frontiera e sconfiggano gli istinti tribali delle fazioni e delle nazioni, ed è impegnato in campagne come quella per la costituzione di un tribunale permanente dell'Onu contro i crimini di guerra, quella antiproibizionista per una politica contro la droga e il traffico di droga più efficace e più umana, quella contro la pena di morte, quelle ambientaliste o per il rilancio del federalismo europeo. Quanto ai Club Pannella-Riformatori, questi sono oggi il movimento che rinnova e rilancia modi e obiettivi di lotta politica che sono stati la ricchezza del Partito radicale, quello "italian

o", nel tentativo di dare vita - insieme a tutti i riformatori, ovunque operino e abbiano fino ad oggi militato - ad un soggetto politico federato radicalmente nuovo e radicalmente democratico.

LA SCHEDA

I RIFORMATORI: SEI DEPUTATI DUE SENATORI

Sulla scia delle grandi battaglie referendarie e parlamentari per i diritti civili del Partito Radicale, il 30 luglio 1994 si è costituito ora anche formalmente il "Movimento dei Club Pannella Riformatori, di lotte civili, ambientaliste e per la Riforma".

Con la presidenza di Marco Pannella, a segretari nazionali sono stati eletti Adalgiso Amendola, Rita Bernardini, Max Bruschi, Benedetto Della Vedova, Alessandro Onofri, Paolo Radivo e Vittorio Pezzuto.

E'stato eletto anche un Consiglio Generale formato da 50 membri.

Sono iscritti al movimento dei Club Pannella sei parlamentari della Camera dei Deputati (Emma Bonino, Giuseppe Calderisi, Lorenzo Strik Lievers, Marco Taradash, Paolo Vigevano, Elio Vito) e 2 senatori (Francesca Scopelliti, Sergio Stanzani). Alle scorse elezioni europee del 12 giugno la Lista Pannella ha eletto a Strasburgo 2 eurodeputati, Marco Pannella e Gianfranco Dell'Alba che hanno costituito, insieme ad altri 17 deputati del Movimento dei radicali di sinistra francesi, federalisti, scozzesi, fiamminghi e canari, il gruppo parlamentare "Alleanza Radicale Europea" del Parlamento Europeo.

Il Movimento dei Club Pannella ha promosso, l'inverno scorso, la raccolta di firme per i 10 referendum per la Riforma che verranno sottoposti al giudizio degli elettori la prossima primavera.

Marco Pannella, un uomo chiamato referendum. In vent'anni ne ha promossi quasi cinquanta

Marco Pannella é sinonimo di referendum: nel corso della sua attività ne ha promossi quasi cinquanta. A partire dal 1975 i radicali prima e la Lista Pannella poi hanno consentito agli italiani di esprimersi democraticamente attraverso una firma ed un voto. Dall'aborto al finanziamento pubblico dei partiti, dal Concordato alla legge Reale, dalla caccia al porto d'armi, dalla droga alla smilitarizzazione della guardia di finanza, dalla responsabilità civile dei giudici alla Commissione inquirente, dal Csm al sistema elettorale di Camera, Senato e dei Comuni, dal nucleare alle nomine bancarie, dall'intervento straordinario nel mezzogiorno alle partecipazioni statali, i temi delle libertà civili e democratiche sono stati toccati tutti e con largo anticipo rispetto a quando "gli altri" ne hanno scoperto la fondatezza e l'urgenza.

Il prossimo appuntamento referendario sarà quello decisivo, un vero e proprio "scontro finale" con la partitocrazia. Tra sole 35 settimane gli italiani saranno chiamati a scegliere tra l'attuale secondo tempo della prima Repubblica e una vera democrazia liberale, liberista, federalista, democratica, anglosassone, biparttica e presidenzialista. Tutto in una sola volta, prendere o lasciare. I comitati referendari sono in via di formazione se possibile in tutti gli oltre ottomila comuni italiani. Coloro che sono interssati possono rivolgersi al "Comitato Referendum" di Roma in via di Torre Argentina, 76.

Antiproibizionismo sulla droga

LA SFIDA DECISIVA CONTRO LA MAFIA

Il proibizionismo sulle droghe ha fallito: la criminalità -che ha il monopolio delle sostanze proibite- é sempre più ricca, potente e violenta. Aumentano scippi, furti e rapine, spesso a danno dei più deboli. Aumenta la diffusione dell'AIDS tra i tossicodipendenti. In Sudamerica in arco trafficanti hanno messo in serio pericolo se non compromesso la democrazia in diversi Stati. Su iniziativa del Partito radicale e della Lia-Lega internazionale antiproibizionista, il 27 e 28 maggio scorsi, si é tenuto il primo seminario internazionale per la revisione delle convenzioni internazionali sulle droghe.

Entro la fine dell'anno due convegni pubblici si terranno a Budapest e Madrid. Nel contratto di maggioranza sottoscritto il 7 giugno a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Berlusconi e da Marco Pannella si é stabilito che "si convocherà una conferenza pubblica internazionale sui costi e benefici sociali delle attuali strategie mondiali contro la droga e sulle ipotesi concrete di revisione delle convenzioni dell'ONU del 1961 e del 1963 in materia di lotta alle tossicodipendenze. Sul fronte di iniziativa italiano il Cora (Coordinamento radicale antiproibizionista) ha depositato al Parlamento una proposta di legge per una nuova politica sulla droga (legalizzazione della marijuana e distribuzione controllata di eroina), che é stata assegnata alle Commissioni Giustizia e Affari sociali che la dovranno discutere.

UN PARTITO TRANSNAZIONALE PER UNA POLITICA OLTRE LE FRONTIERE

Il Partito Radicale, il primo Transpartito Transnazionale, prende il suo nome dal partito fondato in Italia nel 1954 e protagonista negli anni '70 e '80 della grande stagione dei diritti civili nel nostro Paese. Oggi è un Transpartito Transnazionale che persegue obiettivi politici non nazionali: »Nessuno dei grandi problemi della nostra epoca, dai quali dipende il destino dell' umanità, la vita del diritto e il diritto alla vita di ogni persona, può essere affrontato con la speranza di essere risolto nella sola dimensione nazionale. E' necessario ed urgente porre in atto istituzioni, diritto positivo e leggi sovranazionali, a cominciare dagli Stati Uniti d'Europa si legge nella mozione di fondazione del nuovo Partito Radicale del 1988. Il progetto del Transpartito Transnazionale è già in buona parte scommessa riuscita se è vero che parlamentari e i membri di govemo iscritti nel 1993 al partito sono stati 618, membri di 70 parlamenti, residenti in oltre 60 Paesi, esponenti di ben 80 partiti nazionali diversi

e concorrenti. A differenza di tutti gli altri partiti, i suoi iscritti sono liberi da vincoli di obbedienza e fedeltà, e aderiscono solo per realizzare gli obiettivi decisi nei congressi biennali. La quota di iscrizione è pari all' 1% procapite del prodotto interno lordo: 365 mila lire (1.OOO lire al giorno). Per iscriversi basta telefonare allo 06.689791 usando la carta di credito o inviare un vaglia a: Partito Radicale, via di Torre Argentina,76 00186 Roma.

 
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