Roma, 30 Settembre 1994
Già nei giorni scorsi (23 settembre) i deputati riformatori si erano rivolti, con una lettera, al presidente della Camera Irene Pivetti ed al presidente della commissione Cultura Vittorio Sgarbi avanzando serie perplessità sulla ammissibilità degli emendamenti presentati al decreto "salva Rai" e che riguardavano i criteri di nomina del Consiglio di Amministrazione del servizio pubblico.
Nessuna sorpresa, dunque, per la decisione assunta dal presidente Sgarbi.
"Come è noto - scriveva Elio Vito, primo firmatario della missiva a Pivetti e Sgarbi - l'articolo 89 del Regolamento stabilisce che il presidente ha facoltà di negare l'accettazione e lo svolgimento di ordini del giorno, emendamenti o articoli aggiuntivi che siano relativi ad argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione e può rifiutarsi di metterli in votazione. A nostro avviso, trattando il decreto legge in esame di disposizioni per il risanamento della Rai, sono da ritenersi inammissibili tutti gli emendamenti estranei a tale oggetto." La lettera così si concludeva " Ci preme sollevare questo problema per evitare che si costituisca un pericoloso precedente e per sollecitare le determinazioni previste dall'articolo 89, eventualmente passando attraverso un deferimento della questione alla Giunta per il Regolamento."