Il 2 agosto 1985 un giovane calciatore palermitano, Salvatore Marino, spontaneamente presentatosi alla Questura di Palermo in relazione a sospetti che lo riguardavano in un delitto di mafia (l'assassinio del Commissario Montana), fu percosso e torturato fino alla morte nei locali della stessa Questura.
Nove anni sono trascorsi e questa verità storica è divenuta anche verità giudiziaria, dopo le sentenze della Corte d'Assise e della Corte d' Assise d'Appello di Caltanissetta.
Ma nel primo processo la sentenza stabiĺ trattarsi di omicidio colposo e furono erogate risibili condanne generalizzate ai molti imputati, dagli ufficiali ai dirigenti, ai militari e poliziotti riconosciuti colpevoli.
La Corte d'Assise d'Appello ha corretto la sentenza di primo grado riconoscendo l'omicidio preterintenzionale, ma ha condannato unicamente 6 agenti e 2 carabinieri, veri capri espiatori ad esclusione dei responsabili principali per le loro funzioni istituzionali, per il concreto verificarsi delle percosse, delle torture, dell'omicidio e per i gravissimi tentativi di inquinare le prove a lungo esercitati.
Gli atti istruttori, in questi lunghissimi anni, hanno presentato caratteri spesso scandalosi come è emerso chiaramente anche dai due dibattiti processuali.
Per questo rivolgiamo un appassionato appello a quanti possono impedire che questa vicenda tragica si risolva in denegata verità ed in denegata giustizia, in premio a quanti hanno operato associandosi per raggiungere questo risultato; a chi deve dire giustizia o concorrere al suo pronunciarsi, ai cittadini democratici e responsabili, in primo luogo a quelli che hanno per compito quello di informare l'opinione pubblica.