Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 13 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 7 novembre 1994
PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE

di iniziativa dei deputati Strik Lievers, Bonino, Calderisi, Taradash, Vigevano, Vito.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul funzionamento, la struttura e i compiti del Corpo della Guardia di Finanza

Colleghi deputati! La proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sull'operato e la struttura della Guardia di Finanza nasce dall'esigenza di acquisire elementi certi di conoscenza su una realtà che desta vivissimo allarme nell'opinione pubblica, e che costituisce una questione di primaria importanza rispetto all'obiettivo di ristabilire un corretto rapporto fra istituzioni e società.

L'esistenza di vere e proprie associazioni a delinquere attive entro la Guardia di Finanza e la loro capillare diffusione in tutto il Paese - ai danni non solo dei cittadini, ma in primo luogo della gran maggioranza dei finanzieri leali e onesti - era stata per anni inutilmente denunciata, anche nelle aule parlamentari, nell'indifferenza della magistratura inquirente e dei responsabili dell'Amministrazione delle finanze. Ma gli ultimi avvenimenti hanno fatto maturare una consapevolezza nuova sul tema. Non è più eludibile ormai la necessità di accertare l'origine, l'ampiezza e la durata dei fenomeni criminosi nei quali risultano coinvolti settori non marginali del Corpo, nonché le eventuali collusioni con partiti politici, enti pubblici, organi dello Stato o forme di criminalità organizzata.

I recenti e numerosi arresti di alti ufficiali della Guardia di Finanza non possono infatti essere spiegati con isolati episodi di corruzione. Con essi il Paese assiste viceversa al lento disvelarsi di un complesso e radicato sistema illegale basato sul ricatto e la concussione, prima ancora che sulla corruzione.

Senza entrare nel merito dei singoli casi, e anzi ribadendo che per ciascun imputato deve valere non formalmente la presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva, va pur detto che nel loro insieme i risultati delle indagini sembrano indicare come in gangli vitali e centrali della Guardia di Finanza si fosse radicata una perversa consuetudine al crimine, con ruolo attivo e preminente anche di generali e alti ufficiali: basti pensare che tra gli arrestati vi sono addirittura alcuni degli ufficiali che il Comando Generale aveva nominato garanti dell'integrità morale delle Fiamme Gialle. Così, appare ormai evidente quel che del resto già era un dato di comune cognizione, pur se non giudizialmente provato: che migliaia e migliaia di commercianti, imprenditori ed industriali sono stati (o sono ancora?) sistematicamente ricattati da delinquenti in divisa che, avvalendosi della propria discrezionalità nei controlli contabili, hanno fatto concorrenza alla tradizionale estorsione di natura mafiosa e ca

morristica.

Occorre conoscere. Occorre conoscere a fondo che cosa è accaduto, e perché. Non occorre neppure sottolineare quale sia la gravità di quanto è successo, in termini di inquinamento e stravolgimento del ruolo delle istituzioni e della loro credibilità, ben oltre l'ambito specifico della stessa Guardia di Finanza, nonché in termini di turbativa della vita economica; e dunque complessivamente in termini di destabilizzazione delle istituzioni che la Guardia di Finanza è chiamata a difendere. Ma in termini, anche, di vera e propria aggressione al Corpo della Guardia di Finanza, alla sua immagine, all'onore e alla professionalità della gran parte di finanzieri che servono fedelmente e con lealtà lo stato, osservando con scrupolo i propri difficili doveri, e che tante volte sono stati proprio per questo posti ai margini, umiliati e ostacolati nella carriera dalla potentissima associazione per delinquere annidatasi e ramificatasi nel Corpo.

Di qui l'opportunità e necessità di un'inchiesta parlamentare. Non sono evidentemente sufficienti, per rispondere alla domanda di conoscenza e chiarezza che si impone, le inchieste dell'autorità giudiziaria, che hanno altro scopo, quello di accertare e sanzionare singole responsabilità penali. Né certo possono bastare le indagini e le procedure di controllo interne al Corpo: dopo quel che è accaduto in questi anni, dopo che vertici conniventi, complici o addirittura promotori delle attività criminali avevano dato ampie assicurazioni che le degenerazioni erano state eliminate, l'opinione pubblica non potrebbe in alcun modo esserne rassicurata.

Ma è anche evidente che la Commissione di inchiesta non deve esaurire i suoi compiti nella pur fondamentale ricerca della verità sulle tante nefandezze di questi anni. Ad essa deve anche esser chiesto di riflettere sulla congruità dell'organizzazione e degli organici del Corpo rispetto ai compiti ad esso affidati, in particolare alla lotta alla criminalità economico-finanziaria ed all'evasione fiscale. Occorre infatti che il Parlamento metta mano con urgenza ad una profonda ristrutturazione della Guardia di Finanza per potenziarne efficienza e professionalità, anche in relazione ad una più ampia riforma dell'Amministrazione finanziaria dello Stato.

E' opinione dei proponenti che la smilitarizzazione del Corpo, chiesta a gran voce da tantissimi dei finanzieri onesti, debba costituire la premessa indispensabile di questo processo. Si tratta di una richiesta rivoluzionaria ma non inedita, se solo pensiamo che essa viene rilanciata a quasi quindici anni dalla promozione da parte del Partito Radicale di un referendum (poi dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale...) che proprio a questa riforma esplicitamente mirava. Un'iniziativa che al regime partitocratico apparve ancora più scandalosa e destabilizzante del cosiddetto "scandalo dei petroli", destinato a scoppiare di lì a poco.

Nessuno può contestare oggi l'opportunità di un'organizzazione civile che sia in grado di dare al personale gli strumenti e la preparazione tecnico-professionale indispensabili all'espletamento delle attività istituzionali della Guardia di Finanza. Queste prevedono compiti di polizia finanziaria e marittima, di vigilanza politico-economica, di difesa delle frontiere e di mantenimento dell'ordine pubblico. La loro vastità ed insieme l'insanabile contradditorietà degli stessi appaiono subito chiare. Risulta difficile pensare che gli stessi uomini possano essere ugualmente preparati a verificare la contabilità delle aziende ed a fronteggiare nelle piazze le folle in tumulto. Chi verifica la regolarità contabile di un negozio deve ricevere una preparazione specifica completamente diversa da quella prevista per gli uomini impiegati nella difesa militare della nazione. L'attuale struttura della Guardia di Finanza, molto più rigida e verticistica di quella degli stessi Carabinieri, comporta forti limitazioni all'i

mpiego ottimale delle risorse umane: degli oltre 60.000 militari in servizio si arriva ad impiegarne appena il terzo nella lotta vera e propria all'evasione fiscale. Questo perché i vertici del Corpo hanno la necessità di mantenere impegnato un inutile, sproporzionato ed autoriproducentesi apparato burocratico-amministrativo. Non per nulla negli ultimi venti anni il numero dei generali del Corpo (e quindi dei rispettivi comandi ed apparati) si è quintuplicato.

Lo stesso primo articolo della legge organica della Guardia di Finanza (Legge 23 aprile 1959, n. 189) rappresenta l'apoteosi delle contraddizioni: da una parte si afferma che il Corpo stesso dipende a tutti gli effetti dal Ministero delle Finanze e dall'altra si riafferma il suo status militare, ormai storicamente datato e privo di qualsiasi riferimento in campo internazionale.

In tutti i paesi del mondo, ad osservare bene i Corpi di polizia e le loro strutture, sono state infatti individuate due sole analogie con la Guardia di Finanza militarizzata: la Guardia doganale dell'Ecuador e la polizia di frontiera del Portogallo. Ma gli ecuadoregni non fanno verifiche fiscali alle ditte ed i portoghesi si limitano a vigilare il confine... Costituzionalmente i compiti di polizia o qualsiasi altro compito di natura non difensiva del territorio devono dunque rientrare nelle competenze civili. In questo senso sono andate le riforme della Polizia di Stato, della Polizia Municipale e della Polizia Penitenziaria.

La nostra proposta è perciò che alla Commissione parlamentare di inchiesta siano affidati compiti di approfondimento dell'intera tematica relativa alla riforma del Corpo, ivi comprese le ipotesi di smilitarizzazione, o a partire da esse, per giungere a una relazione che aiuti in modo sostanziale il Parlamento a procedere celermente e con sicurezza a quello che appare un suo compito non più procrastinabile.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail