Roma, 9 gennaio 1995
Il Comitato promotore dei referendum elettorali ha raccolto una serie di pareri di costituzionali e giuristi favorevoli all'ammissibilità dei referendum, anche alla luce delle argomentazioni contenute nella memoria presentata alla Corte Costituzionale (oggi pubblicata integralmente sul Sole 24 ore).
Prof. Serio Galeotti, ordinario di Diritto Costituzionale a Roma, "padre" del referendum elettorale del Comitato Segni:
"Una più approfondita riflessione induce a ritenere ammissibili i referendum sulle leggi elettorali promossi dall'on. Pannella perché il pericolo di una lacuna derivante dall'abrogazione della quota proporzionale può ben essere evitato attivando sin d'ora il potere legislativo al fine di rendere tempestivamente operative ed efficaci le indicazioni della Commissione di esperti per la verifica e la revisione dei collegi elettorali (per adeguare la dimensione e il numero dei collegi al numero dei seggi). Tale Commissione, in base alle leggi elettorali approvate lo scorso anno, viene nominata all'inizio di ogni legislatura ed è costantemente operativa. Vi è un dovere attuativo. Se necessario, in caso estremo, si può ipotizzare anche il ricorso al decreto-legge."
Prof. Stelio Mangiameli, straordinario di diritto Costituzionale (Univ.Catania)
"Ogni legge elettorale è solo uno dei possibili modi di dare attuazione al carattere democratico della Repubblica e ai principi degli articoli 60 e 61 della Costituzione. Di conseguenza, non può escludersi la possibilità per il corpo elettorale di dare indicazioni al legislatore sulle possibili scelte di sistema elettorale, attraverso il referendum abrogativo, come per altro è stato già fatto con i referendum precedenti, ed in particolare con quello del 18 aprile 1993.
Né in senso contrario può addursi una eventuale paralisi del rinnovo del Parlamento. Infatti, sussistono nell'ordinamento sufficienti rimedi per scongiurare una tale eventualità (principio di continuità normativa in materia elettorale, ritardo della entrata in vigore della abrogazione e, persino, decretazione di urgenza, secondo la nota tesi di C.Esposito).
Un mancato riordino dei collegi, imputabile all'inerzia dell'attuale Parlamento, sarebbe comunque da considerare una grave inadempienza costituzionale, che contrappone al paese reale, proteso nella difficile via del rinnovamento della politica, una rappresentanza parlamentare sorda e arrogante, intenta a praticare vecchi metodi che escludono i cittadini dalle istituzioni."
Prof. Paolo Armaroli, univ. Firenze: