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Agora' Agora - 11 gennaio 1995
CASO PIROMALLI - TARADASH: PENTITI E MAIOLO NON C'ENTRANO UN BEL NULLA.

Roma, 11 gennaio 1995

Leggo su alcuni giornali che una mia interrogazione sulle condizioni di detenzione di Giuseppe Piromalli sarebbe oggetto di una inchiesta della magistratura di Palmi, che sospetterebbe addirittura di un intrigo di natura, mi par di capire, politico- mafiosa fra il clan Piromalli, la presidente della commissione Giustizia Tiziana Maiolo e il sottoscritto. Se la notizia fosse vera si tratterebbe, da parte dei magistrati calabresi, di una patente violazione dell'articolo 68 della Costituzione che tutela la libertà dell'azione parlamentare. I fatti, in ogni caso, non hanno niente a che fare con le nefandezze sospettate: tutto si è svolto in maniera molto più semplice, e sicuramente più turpe, almeno agli occhi della Santa Inquisizione di certi giornalisti e certi magistrati abituati a disprezzare le leggi scritte e i valori dello Stato di diritto.

L'interrogazione è infatti frutto di una delle innumerevoli visite in carcere degli esponenti radicali, riformatori o antiproibizionisti: nel caso specifico del consigliere antiproibizionista alla Regione Lombardia, Giorgio Inzani, che, a seguito di una visita nel carcere di San Vittore, nel cui centro clinico il Piromalli era detenuto, e a seguito del colloquio con i suoi familiari, è venuto a conoscenza sia delle cattive condizioni di salute del Piromalli sia del fatto che erano cadute, per una sentenza del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, le ragioni che giustificavano l'applicazione del regime di carcerazione speciale (ex articolo 41 bis) a suo carico.

Nell'interrogazione, che non definisce affatto, come scrivono fra virgolette certi giornali, il Piromalli "detenuto modello", si chiede se il ministro della giustizia "non ritenga illegittimo il mantenimento del regime di custodia speciale ex articolo 41 bis, qualora non sussistano altre accuse ex articolo 416 bis a suo carico". Qualora, giustappunto. Assicuro comunque pentiti, giornalisti e magistrati che a mio carico, e a carico degli altri parlamentari riformatori, si potranno trovare innumerevoli prove di una continuativa attività eversiva delle prassi illiberali e antigarantiste che violano codici e norme di diritto.

 
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