Roma, 14 giugno 1995IL REFERENDUM ABROGATIVO E' IL GIOIELLO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE. NON VA ABROGATO MA DIFESO E RAFFORZATO.
"Ma come, una volta tanto che nel nostro ordinamento abbiamo una singolarità positiva rispetto agli altri paesi, vogliamo abolirla ? Vogliamo abolire proprio lo strumento grazie al quale il Paese ha conosciuto le più significative conquiste di civiltà e libertà ?
Il referendum abrogativo è il gioiello della nostra Costituzione.
Come tipo di referendum è quello più in consonanza con la democrazia liberale perché, proprio per il suo carattere abrogativo, cioè proprio perché il suo fine è quello di creare un vuoto normativo, presuppone un dovere di cooperazione da parte del Parlamento (e cooperazione non significa aggiramento della volontà popolare, come troppe volte è accaduto).
Invece il referendum propositivo presenta rischi di incompatibilità con la democrazia liberale su cui Paladin e Pizzorusso farebbero bene a riflettere.
Certo, il referendum abrogativo è stato manipolato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Per il timore del vuoto legislativo, la Corte non ha ammesso importantissimi referendum abrogativi (a partire da quelli che volevano abrogare i codici storicamente fascisti per affidare al Parlamento il compito di rifarli) e ha aperto la strada a quelli di minore peso e di tipo "manipolativo", in parallelo con la prassi delle proprie sentenze manipolative e legislative.
Il referendum abrogativo non va dunque abolito, ma rafforzato con tre misure:
1) innanzitutto occorre ricondurre la Corte Costituzionale al rispetto rigido dell'art. 75 della Costituzione;
2) occorre affidare alla Corte di Cassazione la verifica dell'omogeneità del quesito referendario in contraddittorio con i promotori;
3) occorre abolire il quorum che non esiste in alcun altro paese e non esiste neppure per il referendum ex art. 138 della Costituzione."