Roma, 31 luglio 1995
RIFORME COSTITUZIONALI E ARTICOLO 138
"PER L'ARTICOLO 138 LA STRADA PUO' ESSERE QUELLA DEL REFERENDUM ALTERNATIVO TRA DUE PROGETTI DI REVISIONE COSTITUZIONALE, COME HA PROPOSTO SEGNI CON L'ATTO CAMERA N. 599, IL PROF. ARMAROLI SUL MESSAGGERO DI OGGI E COME GIA' EMERSE AL "TAVOLO" DEL MINISTRO MARTINAZZOLI NEL '91."
Dichiarazione di Marco Taradash e Peppino Calderisi
"Come ha affermato il Presidente della Corte Costituzionale, l'articolo 138 offre già garanzie sufficienti per le minoranze anche con il sistema elettorale maggioritario.
Se si vogliono accrescere queste garanzie senza ingessare la Costituzione, se si vuole ragionare in modo non strumentale per una modifica dell'articolo 138 da approvare all'inizio della prossima legislatura, esiste una strada che può essere assunta come base per un'intesa.
Occorre prevedere che il referendum costituzionale dell'articolo 138 non abbia ad oggetto il solo progetto approvato dalla maggioranza assoluta dei membri di ciascuna Camera, ma possa svolgersi - se richiesto - ponendo in alternativa due testi, in modo da consentire alla minoranza parlamentare di sottoporre alla votazione popolare anche il proprio progetto di revisione costituzionale.
Si tratta della proposta contenuta nel progetto di legge presentato da Mario Segni in questa legislatura con l'atto Camera n. 599 e oggi rilanciata dal prof. Paolo Armaroli sul Messaggero (proposta già discussa nel '91 al "tavolo" dell'allora Ministro per le riforme istituzionali Martinazzoli).
Questa soluzione rappresenta una garanzia fortissima che può essere abbinata ad altre come la possibilità di accesso diretto alla Corte costituzionale e quella dell'istituzione di commissioni di inchiesta richieste da un quarto dei membri delle Camere.
Altre strade non sono invece praticabili, né quella dell'assemblea costituente e meno che mai, dopo il fallimento della Bicamerale, quella di una commissione costituente. Tale commissione avrebbe oggi l'aggravante di essere costituita sulla base dei voti ottenuti nella quota proporzionale del 25 %. L'attribuzione della quota proporzionale diverrebbe in modo inaccettabile la competizione più importante e decisiva, senza considerare il rischio altissimo di avere maggioranze diverse nella commissione e nel Parlamento."