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Agora' Agora - 21 agosto 1995
Articolo di Benedetto Della Vedova pubblicato da "L'Unione Sarda" il 21 agosto 1995

L'intervento. Sanitß, paI REFERENDUM LIBERISTI

Tra i tanti vizi capitali della politica italiana vi sicuramente quello di consumare il valore profondo delle parole della politica stessa, facendone un uso del tutto demagogico e strumentale, slegato dalla concretezza delle iniziative, che ottiene l'unico risultato di svuotarne il significato. E' il caso, ad esempio, del termine "liberale", buono ormai per tutti, per tutto ed il contrario di tutto; ed ancor pi· del termine "liberismo" sbandierato dagli uni solo come slogan propagandistico ed evocato dagli altri quale sinonimo di ingiustizia sociale se non di corruzione morale.

Con la ragionevolezza e la concretezza cui cerchiamo sempre di ancorare la nostra iniziativa politica, tra i diciotto referendum - diciotto proposte di riforma- che tentiamo di assicurare, come possibilitß, alla politica e agli elettori italiani per la prossima primavera ve ne sono alcuni "per le libertß economiche e il mercato", referendum, questi si, "liberisti". Si tratta, per esempio, di garantire ai cittadini la libera e responsabile scelta di destinare la propria quota di assicurazione sanitaria (che rimarrebbe obbligatoria) allo stato o ad un Fondo o assicurazione privata, di togliere il monopolio sulla produzione evendita di energia elettrica all'Enel (scelta a nostro avviso fondamentale e prioritaria rispetto alle privatizzazione), di eliminare gli ampi poteri di nomina e diritti di veto che lo Stato e gli Enti locali possono riservarsi nelle aziende privatizzate (se no che privatizzazioni sono), di ridurre drasticamente la pubblicitß nelle reti della Rai-TV (e liberare cosø risorse per il mercato)

, di abolire l'obbligo di "farsi assistere" (ovviamente a pagamento) dai sindacati di inquilini e proprietari nella stipula dei contratti di affitto.

Questioni astruse e poco interessanti per i cittadini? Alexis de Tocqueville, uno dei padri del liberalismo, giß nel 1800 diceva che le democrazie borghesi avevano il difetto di considerare i cittadini depositari di ogni saggezza nel momento in cui si chiedeva loro nientemeno che di scegliere coloro ai quali affidare il potere, salvo poi trattarli come incapaci di decidere e scegliere per il proprio interesse su tutte le questioni della organizzazione sociale ed economica: scuola, sanitß, etc.. Certo, il sistema politico italiano, tutto incentrato sui partiti e sui loro specifici interessi, ha in questi anni operato con scientificitß al fine di allontanare il pi· possibile i cittadini dalla politica infondendo un diffuso senso di sfiducia nella possibilitß di incidere sulla realtß, nella possibilitß di "riformare" la societß e la politica stessa. Noi non ci vogliamo e non ci possiamo arrendere ed adeguare a questo senso comune, che rischia di essere irrimediabilmente distruttivo per la democrazia italiana; a

nche rispetto all'economia vogliamo rompere la continuitß con un passato in cui i cittadini sono stati troppo spesso, imprenditori o utenti che fossero, impossibilitati ad esercitare libertß e responsabilitß di scelta. Noi riteniamo che lo Stato ed i partiti debbano fare non uno, ma dieci, cento passi indietro nella gestione dell'economia italiana (anche nel campo dei servizi pubblici), per lasciare spazio al mercato e alla concorrenza. Ma non ci limitiamo alla denuncia ed ai proclami ideologici, come sempre proponiamo azioni concrete, scelte legislative riformatrici; lo facciamo con lo strumento referendario perch riteniamo che le forze politiche, tutte e solo impegnate nei giochi di potere o in inconcludenti dibattiti su riforme istituzionali che rischiamo di non vedere mai, non saprebbero altrimenti mettere questi provvedimenti al centro della loro azione. I partiti italiani, oggi come e forse pi· di ieri, non amano i referendum, non vogliono che siano direttamente i cittadini a decidere: per questo, an

cora una volta e prima che sia troppo tardi, fermiamoli con una firma.

 
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