Roma, 24 Agosto 1995
"L'eroina di Palermo mostra a quale punto si è giunti con il flagello proibizionista, perché di questo, e solamente di questo, si tratta. A Palermo, quando i morti per droga erano superiori ai mille, non vi era un solo caso di over-dose. Oggi accade alla criminalità comune quel che accade al sistema partitocratico, anch'esso criminale: le mafie e i partiti si moltiplicano e la legge della giungla è la sola a dominare, tutti e tutto.
E i figli dei criminali delle leggi e dei fuorilegge sono uniti nella morte e nel pericolo.
Occorre che la battaglia contro il proibizionismo, contro la mafia partitica e comune, contro la cultura repressiva e suicida sia ripresa appieno, con carattere di priorità.
Occorre che ovunque ci si renda conto che il nuovo referendum, dopo quello vinto due anni fa, in tema di droga e di una uscita "soft" e progressiva dal proibizionismo, è la sola garanzia di un processo legislativo e sociale di superamento del flagello.
Ormai è pacifico che solamente la saggezza e la concretezza dell'antiproibizionismo, come già in tema di famiglia, di divorzio, di aborto, possono progressivamente ma sicuramente condurre la società oltre il flagello delle droghe "proibite", delle droghe rese dalle leggi più micidiali e distruttrici di qualsiasi altra sciagura che il mondo strutturalmente conosca in questo nostro tempo".