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Agora' Agora - 7 settembre 1995
DROGHE LEGGERE: 10 COSE CHE DOVETE SAPERE
Epoca, 10 settembre 1995

di Marco Corrias

Hashish distribuito in piazza. Pannella arrestato. Cortei. E presto un referendum che vuole lo spinello libero. Ma davvero è giusto abolire i divieti? Fino a che punto l'"erba" è pericolosa? Come distinguere la verità dalla propaganda? "Epoca" vi aiuta a capirci di più.

Pannella che si mette a distribuire bustine di hashish nel centor di Roma, per reclamizzare uno dei 18 referendum che i radicali si apprestano a lanciare. Il Ferragosto torrido di Riccione, concluso con scontri tra polizia e giovani, dopo l'arresto di alcuni di questi per il possesso di hashish.

Gli articoli del "Corriere della Sera" contro il Leoncavallo, centro sociale milanese, accusato di aver permesso al suo interno lo spaccio di hashish e marijuana.

Ce n'è abbastanza per fa riesplodere il problema della legalizzazione delle droghe leggere. Un problema ricorrente, con cui si devono confrontare oltre i quattro milioni di italiani che fanno uso di questi stupefacenti, anche gli altri che saranno chiamati a esprimere un loro parere nel referendum. Legalizzare vendita e consumo, o mantenere l'attuale legge? Per capirci qualcosa Epoca ha esaminato i 10 punti chiave del dilemma.

1. CHE COSA PREVEDE LA LEGGE IN VIGORE

Il decreto presidenziale 309 del 1990 (modificato poi dal referendum del 1993) distingue dalla Cannabis (marijuana e suoi derivati: hashish) e le altre droghe: eroina, cocaina, oppio, Lsd, crack, mescalina, anfetamina... Chiunque produca, commerci, detenga e importi stupefacenti è punibile, nel caso di droghe pesanti, con il carcere da 8 a 20 anni e con una multa da 50 a 500 milioni. Nel caso della Cannabis, la detenzione va da 2 a 6 anni e la multa da 10 a 150 milioni. L'uso personale di qualsiasi droga è sempre vietato, però non è mai punibile col carcere. Chi viene trovato in possesso di stupefacenti in una quantità ritenuta "per uso personale" sarà chiamato a colloquio con i funzionari della prefettura. Nei casi di intenzione manifesta di proseguire nell'uso degli stupefacenti, il prefetto potrà ritirargli patente o passaporto. In caso contrario il cittadino sarà sottoposto, presso una Usl, a una terapia dissuasiva.

2. CHE COSA CHIEDE IL REFERENDUM

Il referendum proposto dai radicali vuole eliminare dalla legge qualsiasi riferimento alle parole "piante di canapa indiana". In questo modo, spiega Carla Rossi, antiproibizionista radicale, Cannabis e derivati spariranno dagli elenchi degli stupefacenti e si renderà necessari aun'altra norma che ne regoli la coltivazione, la vendita e il consumo.

3. COME SI COMPORTA LA POLIZIA

Stabilire se gli stupefacenti sono tenuti per uso personale o per lo spaccio è a totale discrezione delle forze dell'ordine. Dice il dottor Leopoldo Testa, responsabile antidroga della questura di Torino: "La nostra linea è concordata con la Procura. In ogni città, quindi, ci potranno essere differenze nel modo di interpretare la legge. Se noi entriamo in una casa e troviamo 10 grammi di hashish o alcuni grammi di eroina, e per esempio notiamo cartine o siringhe e tutta l'attrezzatura per l'uso di queste sostanze, è chiaro che non si tratta di spaccio. Se invece troviamo bilancini, frullatori, sostanze da taglio, contenitori di plastica e tutto quel che serve per la preparazione e la vendita di dosi, chiediamo al magistrato di procedere all'arresto. Ma ogni caso è a sé. Ultimamente abbiamo denunciato a piede libero due donne che avevano 8 grammi di eroina. Entrambe aspettavano un figlio. Invece il 12 agosto abbiamo arrestato un brasiliano che aveva 5 grammi di hashish. Ma quello era un noto spacciatore".

4. CHE COSA RISCHIA CHI "INSISTE"

L'"ufficio droga" della prefettura di Milano, diretto dalla dottoressa Patrizia Impresa, è uno dei centri che ha più lavoro in Italia. Dal 1993 le segnalazioni di persone in possesso di piccole quantità di hashish sono state 3316. Appena 40 di queste persone sono state assegnate alla Usl per il trattamento terapeutico, mentre ammonizioni e inviti formali (in apparenza accolti) a smetterla sono stati 1848. Appena in 300 si sono visti ritirare patente o passaporto: 100 perché sono "ricaduti", 200 perché non si sono presentati al colloquio. "Un'interpretazione rigida della legge" dice Patrizia Impresa, "prevederebbe in ogni caso la segnalazione dell'illecito all'ufficio patenti. In molte città questa è la regola. Ma come si fa ad essere così rigidi quando il 60% delle persone segnalate lavora regolarmente, e il 90% di coloro che consumano hashish o marijuana non ha problemi di altro genere? Di qui sono passati fior di professionisti e di personaggi anche illustri. Con grande imbarazzo di tutti. Che cosa potrà m

ai dire uno psicologo a queste persone, che già non sappiano?".

5. CHI CONTROLLA IL TRAFFICO DI HASHISH

L'ultimo colpo l'ha fatto la guardia di finanza di Cagliari; al largo delle coste sarde, la settimana scorsa, ha bloccato un motoscafo d'altura che trasportava quasi 5 tonnellate di hashish: valore di mercato, 50 miliardi. I 4 laziali dell'equipaggio sono stati arrestati. "Probabilmente venivano dal Marocco. Quella è una delle rotte preferite dai trafficanti internazionali", dice il generale Vittorio Galiano, della Direzione centrale antidroga. La maggior parte dell'hashish e della marijuana che arriva in Italia, infatti, proviene dal medio e vicino oriente, da Libano e Marocco. "Rotte che non hanno nulla a che fare con quelle dell'eroina", spiega Galiano. Ciò significa che la mafia è fuori da questo business? Il generale è prudente: "Non arriverei a dire questo. Certo, il traffico è in mano a gruppi criminali locali e a specialisti. La mafia controlla la distribuzione al minuto".

In ogni caso si tratta di un grosso affare. Anche se l'Italia nel traffico delle droghe leggere è quasi in fondo alle classifiche. Prima di noi, nel 1994, ci sono state la Spagna (210 tonnellate sequestrate: ma è un paese di transito dal Nord Africa), l'Olanda (70), la Francia (57), l'Inghilterra (48), il Portogallo (40), e persino il Belgio (19). L'Italia è alla pari con la Turchia: 18 tonnellate sequestrate più una di marijuana, per un totale di 709.000 piantine.

6. QUANTI SONO I DETENUTI PER DROGA

Al 30 settembre dell'anno scorso, su un totale di 54098 detenuti, 10650 erano in carcere per detenzione e cessione di droga. I dati del Ministero di Grazia e Giustizia non distinguono tra quanti sono accusati per droghe pesanti o leggere. Ma vanno comunque aggiunti i 2958 detenuti per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e i quasi 16000 tossicomani in carcere per reati comunque collegati agli stupefacenti. Oltre la metà dei detenuti italiani, in pratica, è dentro per storie di droga.

7. L'OPINIONE DEL FARMACOLOGO

"Finora la scienza ufficiale non è riuscita a stabilire se la cannabis e i suoi derivati diano dipendenza oppure no". Parola del professor Silvio Garattini, massimo farmacologo italiano. Il quale non si dichiara proibizionista ("perché i problemi dell'individuo sono complessi"), ma non apprezza neanche questi "spettacoli di Pannella". Perché, dice Garattini, "senza studi precisi, lo stato non può permettersi di sbagliare ancora, come ha fatto con le sigarette, che solo dopo trent'anni sono state dichiarate pericolose. Non essendoci certezze, lo stato deve prendere in considerazione sempre l'ipotesi più grave".

8. LA REPLICA DELLO PSICOLOGO

Completamente in disaccordo con Garattini è Luigi Cancrini, docente di psicoterapia all'Università La Sapienza di Roma, e Presidente del Centro Studi terapia familiare e relazionale. "I parametri per stabilire la dipendenza sono stati fissati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1954. Sono: assuefazione, dipendenza psichica, pericolosità individuale, pericolosità sociale. Assuefazione vuol dire aumento delle dosi per raggiungere lo stesso effetto: e non è questo il caso. La dipendenza psichica è minima. La pericolosità individuale modesta. La pericolosità sociale è soltanto dovuta a un diminuito rendimento in alcuni lavori. Stiamo parlando, ovviamente, di quantità minime di principio attivo della cannabis. Perché, per esempio, se si parla della cannabis prodotta nel Caucaso ex sovietico, il discorso cambia. Quello stupefacente dà allucinazione, depersonalizzazione, stati confusionali, ed è quindi pericoloso".

9. I RISCHI DI PASSARE ALL'EROINA

Non è mai stato dimostrato scientificamente che esista una relazione tra l'uso delle droghe leggere e il passaggio a quelle pesanti. Secondo uno studio degli antiproibizionisti, la probabilità del passaggio non supera il 9%. Anche perché il numero di consumatori dei due tipi di stupefacenti si mantiene costante nel tempo: l'uso di cannabis è 10-20 volte più diffuso dell'eroina.

10. COSA SUCCEDE ALL'ESTERO

Nei paesi dell'Unione Europea l'uso personale di stupefacenti è punito con il carcere solo in Francia, in Belgio, in Lussemburgo e in Portogallo. Il possesso invece è punito ovunque. La distinzione tra droghe leggere e pesanti vine fatta in Italia, Inghilterra, Spagna, Paesi Bassi, Irlanda. L'Olanda è il paese più liberale. Da quasi vent'anni hashish e marijuana possono essere venduti in alcuni bar che ne facciano richiesta e che vengano sottoposti però a rigidissimi controlli. A questa politica di "apertura", secondo gli antiproibizionisti, è dovuto il fatto che su un campione di 18 olandesi intervistati la percentuale di quanti dicono di aver provato almeno una volta l'hashish è decisamente inferiore a quella dei loro coetanei negli Stati Uniti, dove è proibito qualsiasi uso di droghe. In entrambi i Paesi, da tempo, è in corso una campagna di dissuasione.

 
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