IL QUOTIDIANO "IL GIORNALE" PUBBLICA DOMANI IL SEGUENTE TESTO DI MARCO PANNELLA. (CITARE LA FONTE. GRAZIE!!!)
Roma, 28 settembre 1995
"Un po' di rigore non farebbe male nemmeno in politica, e in sede di rispetto delle parole date e degli impegni presi, di coerenza ideale e con il proprio passato. Prendiamo per occasione la cronaca di oggi:
1) Il Presidente Scalfaro dà un giudizio politico sulla proposta di legge finanziaria del Governo . E' una proposta sulla linea dei governi andreottiani di politica consociativa sindacatocratica, corporativista, di scarso rigore, di tiro a campà.
Il Governo, d'altra parte, è il Governo Treu-ex-Dini.
Il Presidente ha gravemente, falsato così, il dibattito costituzionale ed extra istituzionale. E, nel merito, ha dato un imput ed un giudizio paleodemocristiano.
La Confindustria dice di non essere contenta. Ma sarebbe l'ora di far sapere la verità: se Dini è stato in effetti indicato dal buon Berlusconi, sin dal mese di ottobre il Presidente della Fiat, il senatore Gianni Agnelli lo indicava come l'unico, urgente successore del leader del Biscione.
2) Il Presidente della Commissione di Vigilanza Marco Taradash, con un gruppetto di suoi amici politici attuali, seguendo l'esempio dell'ottimo Scalfaro, invece di vigilare al rispetto delle regole esistenti - che sono violate ogni giorno sotto il (loro) suo naso - tira fuori un ennesimo coniglio pubblicitario e demagogico, per il momento in cui ci troviamo: abolire il canone radiotelevisivo. Nulla da eccepire sul diritto di siffatte politiche. Il Movimento non è però d'accordo. "Forza Italia" lo è? Lo è una "lobby"? Quale? Lobby elettorale, o politica, o che cosa? E' proprio vero: ormai siamo a 48 partiti.
3) Si danno, qua e là, sintesi, ovviamente incomprensibili, dei bollettini medici che riguardano la mia salute. Ma si continuano a massacrare, evocandoli male se non li si censura totalmente, sulle ragioni della nostra iniziativa politica nonviolenta.
Allora, una volta per tutte, ribadiamole: un nuovo crimine pubblico di Stato o di para-stato, sta per compiersi fondato sull'essenza stessa del criminale regime partitocratico, andreottiano e berlingueriano, oltre che di tutti gli altri consoci: l'inganno e l'ignoranza imposti contro le leggi e norme "vigenti" all'opinione pubblica, ai cittadini, cui viene tolta la possibilità del conoscere prima di scegliere ed eleggere. Non importa, a questo punto, che si tratti di referendum, o di noi. Importa che un Capo dello Stato che ogni giorno parla su ogni cosa, se sceglie di tacere proprio su questo, sulle norme che vigono e che lui deve difendere, mentre spende parole e tempo pubblico nazionale per "nuove regole" che non lo riguardano e sulle quali se ha opinioni private non ha che da tenerle per se, se ciò sceglie, sceglie d'essere complice parte. Noi gli chiediamo di parlare.
4) Navigava in Transatlantico e negli altri corridoi di Montecitorio, sottobraccio ad un sempre giovane redattore milanese, il decano del giornalismo comunista-italiano cioè trasformista, di potere, togliattiano, alle vongole; onusto di rispetto di regime, a destra, al centro, ed a sinistra.
La Montedison, cioè la ditta Cuccia, gli mantiene una testata televisiva nazionale, a caro prezzo "politico" per gli azionisti della società per suo uso e consumo personal-politico; TMC ha il tono di un continuo tribunale di controllo della moralità politica del paese e degli abitanti della sua politica, senza che si possa davvero comprendere in nome di che cosa se ne attribuisca l'autorità.
A volte si è nell'osceno, il più hard. Come quando si riuniscono "tutti" attorno ad un vasto tavolo per discutere di Andreotti e di Caselli. Tutti gli andreottiani, naturalmente. Di destra e di sinistra, di ieri e di oggi, comunisti e magari fascisti, laici e clericali. Tranne gli unici che hanno combattuto contro l'andreottismo, anche a suon di richieste di sostegno alla magistratura ed alle sue istanze, di relazioni di minoranza sulle relazioni andreottiane di maggioranza sulla P2, sulla Sindona, sulla affaire Moro. Tranne i "radicali" i riformatori. Come sempre. Curzi può legittimamente dire che in questa linea, oggi, è in ottima compagnia, da via Solferino a strade torinesi, romane, gli si è compagni. Ha ragione.
Diciamo che, oggi più che mai, E' IL CU-CU-KLAN (Curzi-Cuccia) CHE REGNA, IN ITALIA."