Roma, 13 novembre 1995
Dichiarazione di Peppino Calderisi, deputato Riformatore - F.I.
"La proposta di sistema presidenziale che Liberal presenta oggi ha senz'altro il grande merito di aprire un importante squarcio nel conservatorismo istituzionale che caratterizza il centrosinistra. Quando tra i dieci autorevoli promotori compare Mino Martinazzoli (mentre Mieli parte in quarta con Sartori e cerca di includere nel gruppo anche Di Pietro) vuol dire che il conservatorismo del PDS e del PPI, dei vari Elia, Bassanini, Bianco e Bodrato è messo fortemente in crisi.
Quanto al merito delle proposte di sistema presidenziale, intendiamo confrontarci fuori da ogni schematismo e pregiudizio e ci auguriamo che Liberal e il Corriere della Sera siano aperti ad un effettivo confronto sul merito delle soluzioni, in particolare attraverso la proposta elaborata dalla Convenzione per la Riforma liberale, una proposta di presidenzialismo ben ordinato ed equilibrato, di tipo nord-americano.
Ma alcuni interrogativi vanno posti subito.
Sembra proprio che, non solo da parte di Sartori e del CCD, ma anche da parte del gruppo di Liberal, si pensi alla riforma istituzionale in termini di scambio tra Polo e Centro-sinistra, cioè tra sistema semi-presidenziale francese, da una parte, e doppio turno, dall'altro. Si tratta di una logica inaccettabile perché prescinde del tutto da un dibattito sui contenuti, sul merito del sistema istituzionale più adatto per il nostro Paese. Pensare che il centro-sinistra possa accettarlo perché è "semi", una sorta di presidenzialismo a metà, senza approfondire le particolari e irripetibili condizioni che lo hanno fatto funzionare in Francia è un errore grossolano. Ad esempio, il semi-presidenzialismo francese comporta, di fatto, la cancellazione del ruolo del Parlamento. Si può importare questo sistema in Italia o è preferibile l'equilibrio di un presidenzialismo basato sulla divisione e diffusione dei poteri, come nel modello nord-americano ? Le risposte a questo interrogativo non possono essere precotte, ma dev
ono scaturire da un effettivo confronto a livello politico e costituzionale.
Altrattanto vale per il doppio turno la cui introduzione significherebbe rinunciare a riformare e ridurre drasticamente il numero dei partiti e, ancor più, significherebbe rinunciare a quella semplificazione, chiarezza e trasparenza dei programmi e delle alleanze che solo il turno unico (un turno unico vero, non inquinato come nel Mattarellum) può assicurare.
E poi, cosa si pensa di risolvere con il doppio turno ? Il centro-sinistra pensa davvero che sia una bacchetta magica in grado ad aggirare i problemi politici posti dalle alleanze con Rifondazione e Lega ? Le cose non stanno così: Rifondazione comunista è in grado di superare la soglia del 10-12 % in almeno 60-70 collegi e la Lega in tutto il Nord. Pertanto al secondo turno si porrebbero gli stessi problemi di oggi. L'Ulivo pensa invece ad un doppio turno bloccato ai primi due candidati ? La questione è diversa ma i problemi rimangono: in questo caso la Lega arriverebbe al ballottaggio in un numero elevato di collegi, tale da essere determinante per la formazione della maggioranza. L'Ulivo pensa forse che l'alleanza con la Lega al secondo turno faccia sparire la questione Bossi ?
Su tutto questo - lo ribadiamo con forza - occorrerebbe un dibattito e un confronto vero. Dubitiamo che ve ne siano le condizioni e rimaniamo convinti della necessità e urgenza delle elezioni con un pronunciamento del corpo elettorale anche e in primo luogo sulle riforme costituzionali. Di fronte al corpo elettorale il conservatorismo dell'Ulivo sarebbe spacciato.
Pertanto al Polo e a Berlusconi diciamo di non commettere un errore che potrebbe essere esiziale, cioè credere nella possibilità di un accordo per le riforme mentre il centrosinistra sta già preparando liste e candidature con la sua macchina da guerra, più o meno gioiosa. Ai primi di gennaio si scoprirebbe troppo in ritardo di essere rimasti con il cerino in mano, impreparati alle elezioni già indette per il 25 febbraio."