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Agora' Agora - 15 novembre 1995
ARICOLO DI STRIK LIEVERS SU L'OPINIONE DELL'11 NOVEMBRE
" IL RASOIO LIBERALE "

La vicenda del decreto legge sugli immigrati è uno dei segni più allarmanti del degrado che colpisce la vita pubblica del nostro paese.

La questione dell'immigrazione dalle aree del sottosviluppo, ormai è chiaro, è una di quelle su cui principalmente si gioca l'avvenire; non solo in Italia, ma ovunque nel mondo. E' il nuovo nome, è il nuovo volto di quella che un tempo si chiamava la "questione sociale": le masse sterminate della povertà estrema premono ai confini delle società dell'opulenza e dello spreco, è vano e illusorio illudersi di escluderle, si impone il problema della convivenza in società inevitabilmente multietniche e multiculturali. Con la drammatica maggior difficoltà che deriva dal fatto che, con la crisi delle ideologie di una volta, con l'insorgere dei fondamentalismi, sempre più dilaga la nuova e antica malattia morale del nostro tempo: ossia l'istinto del branco che porta a vedere l'unico valore nell'affermare il "noi" dell'identità etnica, o nazionale, o regionale, o razziale - è lo stesso - e induce quindi a contrapporsi alle identità altrui, e dunque a respingerle, a disprezzarle, e infine a odiarle.

Tema di suprema difficoltà, per il quale certo non esistono soluzioni semplici e lineari. Ma è di fronte alle prove difficili che si misura la qualità di forze politiche, di governi, di classi dirigenti. In che ottica affrontare la nuova questione sociale? Il dato vero, di fondo, è che su questo si sta delineando uno dei grandi discrimini tra chi è di cultura e di civiltà liberale e chi non lo è.

Cedendo al ricatto della Lega sulla finanziaria, il governo ha annunciato un decreto. E a quel che se ne capisce - salvo sempre l'augurio di una smentita nei fatti - si dovrebbe trattare di una normativa che porterebbe a trattare in modo radicalmente diverso persone imputate o sospettate di aver commesso reati a seconda della loro nazionalità: se extracomunitari trattati secondo un diritto speciale per loro, non processati e assolti o condannati a norma di legge, ma - senza verifica giudiziaria della loro innocenza o colpevolezza - colpiti da espulsione. Una pena magari irrisoria in caso di colpevolezza; ma ignobile in caso di innocenza.

Ci rendiamo conto di quel che implica questo per la nostra civiltà giuridica? Né più né meno che il governo - tecnico, mi raccomando - si appresta ad abolire per decreto la conquista fondamentale della rivoluzione francese: il principio che il diritto è uguale per tutti. Per decreto si torna alla civiltà giuridica pre-liberale, medievale, feudale: quella per cui vigeva un diritto diverso a seconda della nazionalità o delle condizioni delle persone cui esso veniva applicato, al nobile o al contadino, all'abitante dell'una o dell'altra città, a seconda dei diversi "privilegi" giuridici di cui ciascuno era titolare.

Particolarmente preoccupante, anche come sintomo di quel che si prepara, il contesto politico in cui questo avviene. Il governo, come dicevo, subisce il ricatto della Lega, che ha deciso consapevolmente di cavalcare e alimentare i più pericolosi riflessi illiberali e populistici di chiusura etnica. E' il governo che la sinistra e i popolari sostengono; quella sinistra e quei popolari che stanno lavorando, per parte loro, a realizzare con la Lega accordi elettorali che le manterrebbero un ruolo determinante, benché la Lega abbia scelto di puntare sulla lacerazione etnica, senza curarsi delle dinamiche "jugoslave" che ciò potrebbe alimentare. E su questo piano, la sinistra ha già accettato in commissione alla Camera la piattaforma di compromesso da cui nasce il decreto. Peraltro non è im alcun modo più incoraggiante il panorama a destra o al centro-destra. E' doveroso certo ricordare che lo stesso MSI che si vantava fascista aveva avuto il merito di respingere la tentazione di cavalcare - magari proficuamente,

sul breve termine - la demagogia razzista, rompendo per questo con Le Pen. Ma oggi a destra prevale su questi temi il riflesso di un "ordine" che in nome dell'emergenza, ancora una volta, passi sopra i principi liberali; ed è gravissimo e deprimente che proprio su questo terreno si configurino convergenze e intese fra i due poli.

La questione, così, interroga ciascuno, in ciascuno dei due schieramenti. Da destra, da sinistra i liberali sono chiamati, anche su questo piano, a resistere alla limacciosa involuzione che investe il nostro paese. A conqusitare soluzioni e alternative fondate sul primato del diritto e della certezza del diritto.

Lorenzo Strik Lievers

Deputato riformatore

 
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