LO SCANDALO DEI REFERENDUM "DIMENTICATI"
Questo giornale è stato l'unico a mostrare qualche sensibilità per le recenti iniziative referendarie dei Riformatori. Se altri avessero speso una parola, chissà, forse le cinquecentomila sottoscrizioni avrebbero potuto essere raccolte, e dunque affidati al giudizio degli elettori i diciotto quesiti (tanti erano quelli oggetto della passata campagna). Ma il "grande giornalismo" italiano è fatto dei vari Bocca, Biagi, Montanelli e compagnia, e da questi signori più che le solite balle avanticristo non ci si può davvero aspettare. In ogni modo, oggi - e non da oggi - la raccolta delle sottoscrizioni è nuovamente in corso. E dice Pannella che giornali e televisione e politici stanno, ancora una volta, boicottando la campagna referendaria. E ha ragione.
Ma parlare di "boicottaggio" è anche poco. La stampa in generale, ma in particolare quella sedicente progressista, da che si è (ri)iniziata la campagna non ha dedicato all'argomento mezza colonna di cronaca. Né uno che sia uno dei vari tromboni filoprodiani e già demitiani hanno creduto di dover sprecare per i referendum un decimo della prosa ogni giorno dedicata a celebrare le meraviglie del governo Dini. Per parte sua, poi il servizio radiotelevisivo "pubblico" (sì, buonanotte) con il proprio silenzio quotidianamente oltraggia il diritto dei cittadini di essere informati sulla possibilità - materialmente, fisicamente loro impedita - di esprimere il proprio giudizio in ordine ai temi di importanza fondamentale per la vita democratica e la civilizzazione del Paese (l'affermazione non è inutilmente enfatica, come potremo dimostrare se - e non ne dubito - questo giornale consentirà che si torni più puntualmente in argomento).
Per ora basti ripetere che non sole le televisioni e i giornali, ma anche i politici, e ben più gravemente, si sono resi e tuttora si stanno rendendo responsabili tenendo un silenzio scandaloso, del boicottaggio denunciato. E questo particolarmente riguarda quei politici che fanno le viste di essere sensibili ai temi (aborto, giustizia, caccia, obiezione di coscienza, informazione, "diritto alla casa" eccetera). che potrebbero formare oggetto del pronunciamento degli elettori se fossero raccolte le necessarie e in fondo "poche" sottoscrizioni.
Ce lo si deve pur chiedere: che cosa hanno fatto, detto, che iniziative hanno promosso, ad esempio, le varie associazioni del "donnismo" uterocefalo sinistroide? perché una cittadina non deve poter dar corso all'interruzione di gravidanza in una struttura privata garantita, controllata, professionale? Perché deve esserci il monopolio di Stato sull'aborto? Perché? Perché? E perché il pazzarello verde pecoraro Scanio, ospite fisso nei salotti televisivi del mostro di Arcore (al quale dovrebbe baciare i piedi), perché anziché gracchiare aggio fatto chista proposta qqua, aggio partecipato a chilla mmanifestazione llà non ha mai detto nulla sul referendum sulla caccia? E l'altro Verde, l'ecologista fri-fri onorevole Ripa di Meana perché non fa qualcosa oltre al giornaliero andirivieni tra il sarto e il parrucchiere che gli inargenta il testone?
si apprende poi che non decine, ma centinaia, ma migliaia di segreterie comunali sono chiuse o non funzionano, o comunque - in aperta e reiterata violazione di una pluralità di circolari del Ministero degli Interni - non consentono ai cittadini di sottoscrivere le richieste di referendum. A rimedio di questa situazione di scandalosa illegalità e di spregio dei diritti costituzionali del cittadino che fanno, che diavolo fanno i sindaci d'Italia? Niente. Si costituiscono in "partito" 8 non ne bastano quarantadue di partiti) e vanno a Roma a dire scemenze per le strade. In testa a tutti l'altro verde il sindaco Novella 2000 Rutelli, che in agosto fece sequestrare i tavoli per la raccolta delle firme perché non conformi all'"arredo urbano" della città ( e adesso il medesimo incipriato Rutelli dice che di referendum non vuole occuparsi, perché lui non è un "politico").
Insomma è un vero schifo. La realtà e che i venti referendum dei Riformatori costituiscono un vero e proprio programma di governo (altro che i "punti" di Dini). Un programma che faticosamente, democraticamente, civilmente pochi liberisti e liberali (quelli veri, non la congrega dei mister miliardo da salotto) stanno cercando di proporre e far conoscere ai cittadini. Come sempre soli.