Il Corsera, 26 novembre 1995
intervista di Goffredo Buccini
Roma - Lei l'aveva detto, Pannella, che il Polo si sarebbe disfatto. Come si sta nei panni di Cassandra?
"Bah, io sto nei panni di chi, da allora e prima di d'allora, sta già costruendo altro".
- Che cosa?
"Un'alternativa politica e storica diversa da questo ex Polo: è l'alternativa che da vent'anni sta scritta nella nostra politica e nei nostri referendum".
Il presente è già passato e il passato è sempre presente per Marco Pannella che, chiuso nel solito ufficio al sesto piano della Camera, proprio accanto al Gruppo di Forza Italia, divora una sigaretta via l'altra, si cimenta con un nuovo sciopero della fame ("ma non della sete, si può reggere una trentina di giorni con qualche cappuccino"), coccola come un figlioletto la nuova battaglia referendaria ("che nel nostro Paese è persino più vietata delle elezioni") e intanto conta i cocci d'uno schieramento che sembra in pezzi, quello che si raccoglieva attorno al Cavaliere. Picchiando su tutti: anche su Fini, Cossiga.
- Lei ha rotto col Polo?
"Io ho tentato delle alleanze col Polo. E in particolare con l'unico possibile governatore di quel Polo: Berlusconi".
- Molti pensano che Berlusconi, politicamente, sia morto".
"Assassinato, vorrà dire assassinato".
- Questo lo dice lei.
"Già, e ritengo moralmente necessario fare l'impossibile perché la storia d'Italia non si sviluppi attorno ad un linciaggio da Cu Cu Clan, lo scriva proprio così".
- E cosa significa?
"Significa Cuccia, Curzi e la loro emblematica alleanza, tanto per stare al livello di cuore".
- Lei crede davvero che questa "emblematica alleanza" abbia "assassinato" Berlusconi?
"L'assassinio non è ancora compiuto. Ma quando lo fosse, sarebbe opera di quel blocco sociale sintesi di tutto il peggio che ha offerto la storia italiana dell'ultimo secolo: tutto unito dalle viscere antiliberali e antiliberiste, antilibertarie e antiradicali".
- A qualcuno piacerebbe Cossiga leader del Polo, che ne dice?
"Dico che se in Italia guadagneremo una verità giudiziaria con qualche rapporto decente con la verità storica, il mio amico Francesco Cossiga dovrebbe poter contare certamente sulle mie arance".
- Nel senso...
"Sì, mentre sta in carcere. Questo in base a ciò che egli ha fatto negli anni dell'unità nazionale, col Pci, la P-38, la P2 e la P-Scalfari. Dovrebbe andare in galera con tutti costoro. Del resto da Presidente della Repubblica, Cossiga, proprio dinanzi a queste mie convinzioni, si limitava pubblicamente a sottolineare che questo mio discorso era pienamente legittimo e fors'anche, cito lui, "veritiero". Ma, soggiungeva, a condizione che anche tutti gli altri da me evocati subissero la sua stessa sorte. E non ho affatto dismesso la speranza di arrivare, prima o poi, a tanto".
- Nel frattempo il Polo si inabissa.
"Se Berlusconi tornasse a puntare, con tutto il coraggio necessario, sulla riforma "americana" del sistema e sulla rivoluzione liberale, cioè sulle nostre posizioni, vincerebbe sicuramente le elezioni".
- E Fini? Che cosa farà adesso il principale alleato di Berlusconi?
"Vede, contro le nostre posizioni troviamo l'immensa palude conservatrice e di potere che, per il 90 per cento, è "progressista" e che attende molto logicamente che arrivi anche il buon Fini. Sul Polo si continua ad essere vittime di un'illusione ottica. Quando il 25 marzo '94 chiusi la campagna elettorale, dissi che il nostro compito era attraversare i due poli, per favorire il partito della riforma contro il partito della conservazione".
- Beh, quando in queste ore il leader di Alleanza Nazionale propone di allargare i confini del Polo sul terreno del presidenzialismo, le vostre posizioni non sembrano poi così lontane, no?
"Leggo Stefano Folli che, sul Corriere, scrive che Fini sembra approdare adesso a questa analisi, la mia analisi d'allora. Il problema, però, è che già oggi Fini usa un linguaggio "moroquercesco" e dice: "Più presidenzialismo possibile, più bipolarismo possibile". Il che significa che è già prontissimo al semipresidenzialismo e al doppio turno. Si tratta di fargli capire che è un errore molto grave. Il vero scontro, ormai, sarà fra semipresidenzialisti "francesi" di regime e presidenzialisti "americani" di alternativa".
- Lei respinge l'equazione dei giudici su Craxi e Berlusconi?
"Voglio essere educato e dico che è una bella scemenza. Sennò dovrei credere anche all'equazione che unisce tutti i ladri di verità, danaro e leggi, alla nomenklatura delle pensioni e degli affitti, delle scorte e delle tangenti di tutti i colori. Se ci devono essere le Hammamet, ad Hammamet non ci sono né Gianni Agnelli, né Cuccia, né Cofferati, né Borrelli".
- Che significa?
"Che ad Hammamet non ci sono gli autori del disastro italiano".
- Domanda classica. Chi vuole votare, ancora, in Italia?
"Berlusconi, due giorni sì e uno no. Ancora Fini. Noi di sicuro".
- E D'Alema?
"Se D'Alema vuol dire Pds, e se il Pds le vuole davvero, credo che chi deve indire le elezioni finirà finalmente per indirle. Per febbraio".