Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 13 feb. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 1 dicembre 1995
"MA IL MARCO FA LA DIFFERENZA" di Giancarlo Loquenzi

SETTIMANALE L'ITALIA 1 dicembre 1995

I leader del Polo devono aver avuto un soprassalto. L'ultimo sondaggio Datamedia, sfila l'ambito "ago della bilancia" dalle mani di Umberto Bossi e lo consegna nientemeno che in quelle di Marco Pannella. Proprio così, stando ai più recenti rilevamenti saranno proprio i Riformatori di Pannella a fare, seppure di poco, la differenza. Mentre le truppe di leghiste consentirebbero all'Ulivo soltanto il pareggio. Ancora sotto shock per il risultato delle suppletive di Napoli, dove Pannella con il suo 17 per cento ha consegnato la vittoria al progressista Siniscalchi, i vertici del Polo già si arrovellano per intrappolare Pannella e la sua preziosa dote di voti. Fatica improba, che lui subito scoraggia, minimizzando il peso del sondaggio: "Si tratta di numeri un pò simbolici, i risultati poi sono sempre altri".

D: Non mi dirà che quel sondaggio non le ha fatto piacere e che non si prepara a farlo fruttare al meglio?

R:"Una cosa è certamente vera: o si riesce a coprire, a colmare l'immagine riformatrice e referendaria dei diritti civili, o molto difficilmente sarà possibile all'uno e all'altro polo, di far vincere la gente, altrimenti finirà come a Napoli con l'astensione o con il rifiuto di questo sistema politico"

D: Probabilmente Berlusconi e Fini si stanno chiedendo come fare a garantire definitivamente il suo appoggio al Polo per le prossime elezioni. Perché non glielo dice chiaro e tondo?

R: "Loro possono fare i poli come capperi gli pare. Per noi si tratta di alleanze politiche che maturano in campagne pre-elettorali, non solo elettorali, su precisi valori e obiettivi, e poi si vede dove si va a finire. Perciò dico anche basta a questo balletto sul presidenzialismo un giorno americano, un giorno francese, al doppio turno al turno e mezzo e quant'altro. Si tratta di balletti suicidi...".

D: Eppure Berlusconi è anche andato a firmare i referendum come lei gli aveva più volte chiesto. Non basta questo a sancire l'alleanza?

R: "Proprio per niente. Perché o se ne fa un momento di battaglia oppure che lui una mattina esca firmi qualche referendum eppoi accetti di farsi censurare anche dalla Fininvest, non serve a un bel nulla. Ha dato l'esempio, ma poi non segue l'esempio che lui stesso ha dato".

D: I suoi rapporti con Berlusconi sono al momento difficili, pare di capire...?

R: "Difficili è la parola giusta, perché lui stesso non riesce a darsi un'agenda politica quotidiana. E quindi può avere solo rapporti con collaboratori o con ricattatori, come Bossi e Buttiglione. Con gli alleati è difficile, molto difficile... però resto convinto che è meglio rischiare con Berlusconi, che non rischiare con Prodi, Fini o D'Alema..".

D: Mette insieme Fini e D'Alema?

R:"Beh, loro sono espressione di una stessa classe politica, per questo in un certo senso sono più affidabili, in loro certi automatismi dovuti alla professionalità scattano puntualmente, ma non servono a niente... meglio l'improvvisazione berlusconiana. Anche Fini è uno che va bene quando le cose vanno bene, o nella routine. Invece nel "fuoco" del dopo-Fiuggi ad esempio, lì non è stato in grado di scatenarsi, di portare alle conseguene estreme il suo cambiamento. Ed ora con i semestri che passano il vecchio Dna torna ad affiorare, non quello fascista, quello corporativo".

D: Mi scusi se insisto: mi può dire allora a quali condizioni i suoi voti saranno a disposizione del Polo delle libertà?

R: "La domanda è posta male, ci sono condizioni per cui i Riformatori, Marco Pannella, sono a disposizione di chiunque le soddisfi...".

D: Bene, e quali sono?

R: "Sono note: presidenzialismo americano, federalismo americano, liberismo - da tutti assolutamente dimenticato - liberalismo, quindi Stato di diritto, non mero attacco al partito dei giudici, sgangherato e difensivo. Insomma un salto di qualità complessivo che serva a porsi come alternativa all'immenso blocco conservatore che si è costituito in Italia. Il blocco prodiano per intenderci, quello dell'Iri, di centro, di destra e di sinistra. Prodi è oggi il grande "irizzatore" della politica".

D: Come mai in questo blocco sembra trova posto anche Di Pietro?

R: "Perché vi vale la regola: "nessun nemico e destra". Io credo che fra poco, pur di vincere, offriranno pure a Berlusconi un posto. Gli vanno bene tutti, Scogliamiglio, la Pivetti, Bossi. Anche a Fini hanno fatto gran strizzatine d'occhio. Fino a questo momento l'unico che non gli va bene sono io".

D: Dopo l'ultimo incontro con il presidente Scalfaro, lei e la delegazione dei digiunatori Riformatori, siete apparsi piuttosto reticenti e il digiuno sui suoi referendum non si è affatto interrotto. Cosa è successo, il Capo dello Stato l'ha nuovamente delusa?

R: "Non avevo illusioni, non credevo di andare dal Re Sole e quindi non ho ritenuto di trovare Ponzio Pilato. Ma certo il digiuno non solo non si è interrotto, anzi si è rafforzato. Oggi abbiamo 42 parlamentari da Rifondazione ad An che stanno digiunando. Non so se ci si rende conto dell'eccezionalità di tutto ciò. Io ricordo sempre che il br Moretti, che era stato arrestato da tre o quattro giorni, arrivò nel carcere di Bad'è

Carros, dove io ero in visita per capodanno a Franceschini ed altri compagni che stavano conducendo un digiuno. Moretti mi disse: vedi io posso tollerare qualsiasi cosa, che si tradisca, che si facciano i doppi giochi, tutto è recuperabile, ma quando uno fa un digiuno con te, quello per me ha chiuso, è un'altra vita... ecco lui aveva intuito questo salto, questa singolarità. Io credo che in nessun Paese dell'occidente ci sia anche questa carica nonviolenta, così contradditoria con tutti i segnali di putrefazione di questo paese. Lo aveva capito a suo modo Moretti ma non lo capisce il Corriere della Sera, per il quale "omnia immunda immundi" e quindi vede solo le cose oligarchiche e di Palazzo... e parlo del migliore tra i giornali di regime".

D: Dopo la vicenda del decreto sull'immigrazione e la crisi diplomatica con la Francia, lei ha detto molto nettamente che è ora di andare a votare. Perché questa accelerazione?

R: "Perché abbiamo avuto la definitiva dimostrazione che il vecchio dogma democratico è sempre valido: non c'è nulla di peggio dell'incompetenza dei tecnici, nella democrazia e nella politica. Non se ne rendono conto solo quelle forze che si illudono di aver gioco facile con i loro piccoli ricatti e piccole manovre: In realtà, poichè la moneta cattiva scaccia quella buona, la cattiva politica di questo governo senza controllo abbassa vertiginosamente il livello dello scontro, con danno per tutti. Così anche si è visto che si poteva tollerare le illusioni di un governo tecnico è solo chi nel proprio Dna ha non nulla di liberale. E purtroppo anche il presidente della Repubblica ha dimostrato di avere nella sua cultura più componenti cattolico-tradizionaliste italiane che non europee o anche solo lombarde".

D: Qual è la cosa che al momento la preoccupa di più nel panorama politico italiano?

R: "Mi pare evidente che noi andiamo verso una fine secolo che sarà in mano ai mostri, una fine secolo dove trionferanno i frutti dei passati ottant'anni antiliberali e antieuropei che sono stati alla base del nostro Stato, della nostra cultura e formazione civile. Tutto questo ce l'ho ben chiaro. So anche che sicuramente esiste un elemento di fortuna e spero feconda contraddizione. Quella costituita dal fatto - ad esempio - che la stragrande maggioranza dei parlamentari ha firmato un appello al capo dello Stato perché si pronunci contro l'attentato ai diritti politici dei cittadini - un reato da Corte d'Assise - per come viene data informazione sulla campagna referendaria. Bossi e Berlusconi hanno firmato insieme quell'appello, loro che insieme non prendono più neppure un caffè. E che dire di deputati ultrassessantenni che digiunano da oltre trenta giorni... sono cose senza paragoni. Mentre un paio di migliaia di cittadini italiani che con il solleone - perché la prima raccolta firme partì in agosto - e ade

sso con il gelo e gli alluvioni, escono per le strade con i tavoli dei referendum, con la sola colpa di essere nudi o col passamontagna, perché se così fosse i giornali ne parlerebbero... Non so se tutto questo vale a scongiurare il peggio che ci attende, ma il fatto che contro di noi si esercita la più completa censura, mi fa capire che l'istintivo timore che se potessimo parlare alla gente, la gente rischierebbe di darci grandi maggioranze storiche. Questo è il riflesso di conservazione della cultura dei Mieli, dei Mauro, degli Anselmi, con cui dobbiamo fare i conti".

D: Si faranno i referendum questa volta?

R: "Penso di sì".

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail