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Agora' Agora - 26 dicembre 1995
DEDICATO A MIELI E CONFALONIERI, MINICUCCI E CECCHI GORI
PANNELLA: QUASI TUTTE LE RETI E LE TESTATE DELLA RAI-TV HANNO CENSURATO GLI INTERVENTI DI IERI SERA, LE NOTIZIE DATE DAI COMITATI PROMOTORI E DAL MOVIMENTO DEI CLUB PANNELLA-RIFORMATORI. IL REGIME SI CHIUDE DI NUOVO NELLA VIOLENZA DINANZI AL PERICOLO REFERENDARIO...

Roma, 26 Dicembre 1995

Quasi tutte le reti e le testate del servizio pubblico radio-televisivo hanno ieri sera e stamane letteralmente censurato la notizia data dal Comitato della ripresa della raccolta delle firme in tutti i Comuni italiani, dal 27 Dicembre al 28, 29, 30 Dicembre.

Uguale censura è stata data nei confronti delle notizie relative alla situazione politica e organizzativa negli ultimi giorni di raccolta. Comunichiamo formalmente che oggi risultano raccolte complessivamente, fra tavoli e Comuni, oltre 530.000 firme autenticate sul primo dei venti quesiti referendari, e meno di 400.000 su quelli meno firmati, a cominciare dal quesito sulle droghe leggere.

Ma questa notizia, biascicata dai telegiornali della Rai-tv e della Fininvest non significa di per se assolutamente nulla: bastano, o no, queste firme? Cosa prevede la legge, e quali sono i problemi e i tempi che la sua applicazione o non applicazione prevedono?

Intanto è tassativamente accertato che la Rai-tv ha sin qui impedito quegli "approfondimenti" che la stessa Commissione di Vigilanza ha a più riprese richiesto. La Rai-tv da rilievo e approfondimento esclusivamente alle "dichiarazioni" ed alle risse più o meno intellettuali della "politica" partitocratica, e tace - come la Fininvest - quasi come la fondamentalista TMC del democristiano Cecchi Gori ( e, ieri, della Montedison di Cuccia) o Videomusic dell'ex Martinazzoliano Giudici.

Stamane, per il terzo giorno di seguito, sin dalle 6 del mattino Radio Radicale ha trasmesso in diretta conduzioni non-stop cui hanno partecipato, oltre chi scrive, Piero Ostellino, Antonio Baldassarre, Antonio Martino, Cesare Previti, facendo dichiarazioni molto impegnative, e anche tassative, in appoggio ai referendum. Nessuno se ne è accorto?

Restano i giornali. Se non si trattasse - tranne alcune eccezioni - di veri e propri partiti abusivi a gestione autoritaria e arbitraria, potremmo gridare: "vergogna!". Ma il giornalismo italiano è questo, è espressione di fazioni e di cultura di fazioni, prodotto dal regime partitocratico e della sua cultura, della sua classe dirigente. Va quindi come tale considerato e discusso. Se questo è ben chiaro, se è ben chiaro che non vi è altra deontologia "giornalistica", a cominciare dai migliori, come Paolo Mieli, da far rispettare se non con una rivoluzione democratica e liberale, e che si tratta di fazioni di regime organizzate e potenti, specializzate in ostracismi, e in antidemocrazia, comprenderemo meglio il da farsi".

 
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