Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 10 mag. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 26 gennaio 1996
Da "IL GIORNALE" del 26 gennaio 1997, pag.3

COSI' SI RISPETTA SOLO LA VOLONTA' DI SCALFARO

Di Massimo Teodori

A volere commentare in maniera disincantata l'orientamento che sembra stia prevalendo nella Corte Costituzionale di bocciare la maggior parte dei trenta referendum proposti da Pannella e dalle regioni, dovrei scrivere, se pure con rabbia, "non può che andare a finire così". Infatti gli attuali referendum contengono una forte carica antagonistica rispetto al corso prevalente della politica italiana e, se la Corte li dichiarerà inammissibili, non farà altro che interpretare la volontà dominante nelle alte sfere istituzionali, a cominciare dal presidente della Repubblica, e nelle forze politiche, in special modo quelle maggioritarie del centrosinistra. Non si può dimenticare che i referendum, sottoscritti da oltre mezzo milione di cittadini e da cinque consigli regionali, contengono tutti insieme un potenziale di scompaginamento degli equilibri politici, portano in evidenza obbiettivi fortemente innovativi, ostacolano deteriori compromessi e consentono ai cittadini di pronunziarsi direttamente su temi riguarda

nti le istituzioni, la giustizia, nodi economicosociali e questioni di coscienza. Tutto ciò non piace alle forze politiche organizzate in quanto sottrae loro decisioni che altrimenti potrebbero essere fatto oggetto di complessi scambi e negoziati. Prendiamo i referendum elettorali. Se fossero ammessi, tra qualche mese i cittadini con ogni probabilità farebbero cadere plebiscitamente, come nel 1991 e nel 1993, il residuo proporzionale delle leggi elettorali per il Parlamento portando così a compimento quella riforma maggioritaria che ormai è ostacolata apertamente o nascostamente da partiti grandi o piccoli. Che dire poi dei referendum sulla magistratura che darebbero un colpo alle correnti politiche organizzate che fanno e disfanno gli orientamenti del corpo giudiziale darebbero slancio al processo anticorporativo finora bloccato dal Parlamento. Si potrebbe procedere nell'esaminare la carica liberalizzante e antipartitocratica che è riposta in quasi tutti i referendum. Ma, ai fini dell'ammissibilità, è stato

l'ex presidente Baldassarre a far notare che la Corte ha nella sua giurisprudenza un grande potere discrezionale che gli consente di eliminare qualsiasi referendum, indipendentemente dal contenuto e dal dettato costituzionale. Non c'è quindi da meravigliarsi se tale discrezionalità venisse ancora usata per accondiscendere l'establishment politico e istituzionale che, prima ancora che contro i temi specifici dei referendum, non tollera, come non ha mai tollerato, il referendum come strumento democratico sottratto ai patteggiamenti. Questa cultura antireferendaria è profondamente insediata nella Corte e ad essa si sono ispirate la maggior parte degli attuali componenti. Del resto l'intera vicenda antireferendaria è una storia di contrapposizione tra chiusura partitocratica e tentativo di apertura alla volontà popolare. Alla Costituente l'introduzione dei referendum fu fieramente avversata soprattutto da Togliatti e alla fine passò il male minore del referendum solo abrogativo. Dovettero passare 22 anni affin

ché fosse varata la legge di attuazione, ma solo come compensazione ai democristiani per l'approvazione parlamentare del divorzio. E successivamente, tutte le 39 volte che i cittadini sono andati alle urne per i referendum, dal 1974 (divorzio) al 1995 (Tv e altro), lo hanno quasi sempre fatto per iniziative di minoranze attive e contro il volere dei grandi partiti che hanno fatto di tutto per impedirlo. La Corte, in questo quarto di secolo, grazie anche all'ambiguità della legge d'attuazione, ha sempre assecondato la linea maestra partitocratica tesa ad impedire quanto più possibile il voto popolare, arrogandosi il potere di supplenza di quella volontà politica che non è mai riuscita a trovare la strada della chiarezza parlamentare proponendo una nuova legge. Se però anche oggi, restando fedele alla tradizione di sostanziale subordinazione politica alla volontà della maggioranza, i magistrati costituzionalisti bocceranno molti dei referendum, vi potrebbero essere pericolosi effetti incontrollabili. Potrebbe

aumentare quel clima di delegittimazione istituzionale che non è affatto provocato dalla campagna contro la Corte ma dal decrescere della distanza tra il sentire comune e l'arroccamento in blocco di tutti i poteri politici e costituzionali.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail