Roma, 30 gennaio 1996
"Il dibattito sulle "grandi" riforme costituzionali costituisce esso stesso un estremo inganno. Il problema italiano non é quello della "stabilità": per cinquant'anni, ormai, con rotazione annuale, maggioranza e opposizioni, il sistema nel suo assieme, hanno governato e governano per conto della partitocrazia, del gran consiglio dei partiti, delle corporazioni, del potere giudiziario, di quello finanziario e bancario, di quello sindacale; con un sacco continuo anche delle proprie regole, non solamente di quelle scritte.
Il problema italiano oggi é lo stesso del 1945. Come liberarsi del regime partitocratico, allora monopartitocratico, oggi pluripartitocratico.
Non ci interessa nessuna riforma costituzionale e istituzionale che salvaguardi l'esistenza e il potere dei partiti italiani.
Assistiamo all'omologazione ideologica, rapidamente realizzata, di "nuove" e vecchi partiti (ancorché con nuova denominazione della ditta, della bottega). Non vorremmo che Silvio Berlusconi non se ne rendesse nemmeno conto. L'ordine giudiziario italiano, che ha celebrato con benedizione e istigazione del Capo dello Stato le sue assise di potere a Taormina, ha ferocemente salvaguardato, in questi anni, la realtà e il bottino storico della partitocrazia. Se si fosse usato nei confronti delle aziende partito di stampo mafioso almeno un centesimo del "rigore" con cui si é tentato e si tenta di distruggere Berlusconi e la Fininvest, avremmo in galera o in esilio buona parte degli attuali "dirigenti" di cespugli e partitissimi, specie comunisti o democristiani (post, naturalmente!).
Noi vogliamo da tempo e sempre più il mutamento, per via parlamentare o referendaria, della legge elettorale in direzione brutalmente "americana", con una norma transitoria da aggiungere alla costituzione di divieto di ricostituzione (anche sotto false spoglie dei partiti della partitocrazia. Vogliamo due o tre partiti: con l'aiuto di quella legge, se realizzata, in cinque anni il risultato sarebbe raggiunto.
Sia dunque ben chiaro che tutti i parlamentari che intendano riferirsi al Movimento riformatori, per antica appartenenza o per nuova scelta, voteranno contro qualsiasi papocchio, qualsiasi Governo di transizione, contro qualsiasi tentativo di fare di questo parlamento sicuramente più delegittimato di quello precedente, una sorta di costituente. E' questa, da sempre, la nostra posizione, anche se per essere nominati dalla TV occorrerebbe abbandonarla".