AVVENIRE 1 MARZO 1996
di Gianfranco Garancini
fondo di prima pagina
La discesa in campo di Lamberto Dini ha evidentemente complicato le cose per il Polo di centro-destra, promettendo di raccogliere quel tanto o poco di elettori indecisi che potrebbero fare la differenza in elezioni così giocate sul filo incerto della maggioranza quali - a detta degli analisti - saranno quelle del 21 aprile. Trova così una spiegazione - insieme con la reazione sia di Berlusconi sia di Fini all'iniziativa di Lambertow - anche il rapido riavvicinamento, anzi il palese corteggiamento che il Polo sta mettendo in atto nei confronti di Marco Pannella. Lasciato solo nell'avventurosa iniziativa per l'impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica, tenuto a distanza prudenziale perché il contenuto di alcuni dei più significativi referendum proposti da lui contrasta palesemente con (quanto meno) l'immagine che il Polo vuole dare di sé (e con il convincimento, almeno crediamo, di molti dei suoi esponenti), ora che c'è bisogno di tutti per mettere insieme un esercito valente, torna buono anche
Pannella. Presto dimenticati i duri e implacabili attacchi di un recente passato, lo stesso Gianfranco Fini proclama che "bisogna riunire al Polo Pannella e Sgarbi": e quest'ultimo ci sta, ricordando il necessario apporto di energie di loro, "felici guastatori". Presto dimenticati i contrasti anche accesi sulla liberalizzazione della droga, sul valore della vita, sull'aborto, sulla giustizia, il Polo (con variazioni al suo interno nell'entusiasmo, ma finora, sembra sostanzialmente unito) fa la corte a Pannella, per infittire con la più ricca offerta possibile la vetrina delle liste, in questo nostro anomalo maggioritario senza maggioranze. Vero è che ci sono quelli che distinguono, che riconoscono che se indicheranno pannelliani nei collegi del maggioritario dovranno "spiegare alla gente che con Pannella c'è sintonia su molti punti ma che su altri la linea del Polo è diversa" cadendo, così, nella tanto deprecata "desistenza" o, come si era chiamato alle passate elezioni, "accordo elettorale". Soltanto "elet
torale", chiariremo noi, con le possibili conseguenze che il Polo ha già sperimentato avendo stretto allora un accordo soltanto elettorale con la Lega. Nel quel caso dove andrebbe a finire, allora, la quasi orgogliosa divisa della omogeneità scelta per questo primo, importante scorcio di campagna elettorale dal Polo, proprio per contrapporsi alla (pretesa) eterogeneità del centro-sinistra? E Pannella, "felice guastatore", ma altresì espertissimo navigatore di tutti i mari e di tutti gli stretti di "prima" e "seconda" repubblica, che fa? Aspetta, facendosi pregare quanto basta, promette risposte, medita condizioni. Fu capace di costruire una rispettabile forza parlamentare utilizzando gli strumenti del proporzionale attraverso la ripartizione dei resti; dimostra di essere capace di utilizzare a proprio favore le debolezza del nostro maggioritario senza maggioranze. L'ha già fatto, correndo per la dodicesima legislatura con il Polo (e vedemmo allora elettori leghisti "duri e puri" costretti a votare pannellian
i delle più diverse specie), può ben farlo ancora: in fondo è un antico, e fecondo, amore. Sa bene che, oggi, ha dalla sua la paura che percorre il Polo - al di là dell'ufficiale ottimismo d'obbligo - di non arrivare alla maggioranza. Sa bene che oggi, la sete di numeri è sentita più forte di qualsiasi altro argomento. Ed è pronto a raccogliere i suoi frutti, e i suoi numeri che - "desistenza" o no - utilizzerà poi liberamente (un simulacro di "battaglia" garantista o, indifferentemente, libertaria si trova sempre), dentro o fuori, insieme o contro i suoi alleati di una domenica elettorale, e di un lunedì in cui i programmi saranno subito dimenticati. Possiamo permetterci di domandare, soprattutto a quanti nel Polo continuano a proclamare l'importanza anche in politica di valori e principi - istituzionali e morali - se serve davvero, e - soprattutto - se ne vale la pena?
AGORA': MESSAGGI