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Agora' Agora - 11 marzo 1996
LA POLITICA E LA GUERRA DEI COGNOMI

LA STAMPA 11 MARZO 1996

fondo di prima pagina di Paolo Guzzanti

Riassumiamo in breve: un cittadino, tale "Dini Mariano detto Lamberto", toscano di 58 anni, ha presentato un simbolo quasi identico a quello di Dini Lamberto, e cioè circondato da quindici stelline, con il cognome "Dini" scritto con la stessa evidenza e gli stessi caratteri usati dall'abitante di Palazzo Chigi. in calce al simbolo donato si legge:"Rinascimento italiano" in luogo del "Rinnovamento italiano" del presidente del Consiglio candidato. Il caso ha suscitato clamore, ed era prevedibile. ma ieri sera il presidente del Consiglio, l'uomo che si è fatto lista seguendo in ciò proprio le orme di Marco Pannella, ha avanzato l'ipotesi di una manovra ordita da una mente politica.

Il capo del governo sospetta dunque che dietro un genere di colpaccio che ricorda i papiri e gli scherzi universitari dei tempi dell'Unione goliardica italiana, si nasconda uno scellerato aggressore di simboli elettorali. Alcuni indizi farebbero pensare a Pannella, colui che ha inventato il partito-cognome.

Ma forse, al di là della "persecuzione" radicale nei confronti del neonato movimento del premier, in questo inedito scontro tra i due partiti-cognome è l'idea stessa della politica a riuscire stravolta. Perchè se è vero che la personalizzazione della politica è una delle sue caratteristiche moderne, mai in una democrazia occidentale tale fenomeno si era spinto fino alla reductio ad unum delle liste Dini e Pannella.

Reagan e la Tachter potevano sovrastare con la forza debordante della loro leadership i partiti da cui provenivano, ma ad essi dovevano comunque richiamarsi nel rispetto di una tradizione e di una cultura politica che qui in Italia rischia di dissolversi. Lo stesso è accaduto a Mitterrand, sul fronte opposto. I suoi seguaci, per dignità storica, non potrebbero accettare di prenderne il cognome. Sta di fatto che le imprese e le insegne di Dini Mariano e del più celebre Dini lamberto hanno introdotto nuovi e profondi elementi di riflessione. intanto, uditi i toni gravi e sdegnati del presidente del Consiglio, ci si può chiedere se non sia ora di applicare ai complotti sui simboli elettorali clonati come i telefonini, l'espressione "veleni" finora impiegata soltanto per i Palazzi.

In secondo luogo pensiamo che sia bene dichiarare con un senso di allarme non esente dal senso dell'umorismo, i rischi di questa irruzione del grottesco su una scena politica già compromessa da ogni sorta di manomissione, ribaltone e sospetto. Abbiamo l'impressione di trovarci di fronte a una sconsiderata violazione complessiva del pudore dei cittadini, costretti a sorridere del decoro dei loro rappresentanti e quindi in definitiva di se stessi. La storia di questa guerra corsara dei simboli non ha, se ricordiamo bene, l'uguale nel mondo democratico moderno occidentale. Ed è una guerra che non nasce da uno scherzo, un lazzo umoristico. Nasce dalla personalizzazione nominativa dei partiti e dei simboli. Soltanto Ross Perot negli Stati Uniti ha innalzato come vessillo il proprio nome, dichiarandosi insieme simbolo e simbolizzato. E Perot non ha portato fortuna a se stesso.

In Italia ha cominciato Pannella (ora unito a Sgarbi), anche se non si può negare al leader radicale di essere stato sempre l'anima e la carne del suo partito, comunque si chiamasse. Poi lo ha seguito Dini, inteso come Lamberto, il quale ha puntato anche lui sul suo nome, legato al prestigio di presidente del Consiglio, sia in carica che in lizza. Tutto ciò altera brutalmente il paesaggio della politica e permette, o forse produce, varchi per il grottesco, che non è il comico, ma il comico fuor di luogo.

L'Italia non è affatto il Sud America-il Sud America delle barzellette e senza offesa per i Paesi di quel continente- come qualcuno va dicendo, o dicendo di temere e quindi non diremo che la vicenda dei simboli sa di banane e carnevale nella povertà. No, forse è peggio: l'Italia appare abbigliata in modo poco appropriato e la decenza della politica la veste come può.

 
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