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Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 20 marzo 1996
SOLO CONTRO TUTTI. SENNO', CHE MARCO E'?
PANNELLA, UN LUNGO SENTIER0 A COLPI DI PROVOCAZIONI-INTUIZIONI.

IL MATTINO - 20 MARZO 1996

di Antonio Graldo

p.2

Alla fine ci sarà, giurateci. In un modo qualsiasi: ma ci sarà. In mezzo secolo di battaglie politiche e civili, Marco Pannella non ha mai perso il vizio di giocare la sua partita sul filo del rasoio, arrampicandosi in uno stretto sentiero che passa continuamente dalla provocazione all'intuizione. Quante volte ha sciolto e rifondato il Partito radicale? Si è perso il conto. Quanti sono i referendum che portano la sua firma? Impossibile ricordarli tutti. E le sue improvvise minacce di lasciare la scena? Ad un ritmo annuale. Certo se vogliamo attenerci alla biografia politica in senso stretto, Pannella ha vinto raramente. Con il divorzio, con l'aborto, e magari con il suo ex-delfino Francesco Rutelli, sindaco di Roma, unico radicale vivente entrato a pieno titolo nell'establishment nazionale. E ancora: se misuriamo la sua arte della sopravvivenza in termini di spazi conquistati, allora si potrebbe concludere che la sua parabola, con la fibrillazione con il Polo di Silvio Berlusconi, è al tramonto. Il vino del

Grande Narciso è diventato aceto. Le sue minacce non fanno più paura. Di referendum c'è un'overdose, compresi quelli satirici del settimanale Cuore. Perfino le minacce in tv non fanno più notizia, nella stagione della Rainvest. Ma basta ripercorrere il sentiero provocazione-intuizione, ed ecco che dietro le mosse di Pannella brilla sempre una stella politica. Anche più visibile, in un momento nel quale la crisi dei partiti è fortissima. Lui, ad esempio, nato e cresciuto nella sinistra liberale, ha deciso di schierarsi a destra quando questa parola in Italia rappresentava una bestemmia. Opportunismo? Non basta. Con quel salto Marco ha interpretato un'idea comune a tanti intellettuali: i veri conservatori sono quelli del centro-sinistra, schierati con una squadra larga, da Bertinotti a Dini; difensori del tatticismo cattocomunista; storditi dalla via giudiziaria al potere. Così, in materia di riforme istituzionali, Pannella è un sostenitore del sistema americano puro. Uno contro l'altro, senza riserve indiane

del proporzionale e Mattarellum e Tatarellum che tengano. Una provocazione, sicuramente, ma anche la spia, condivisa ormai sulle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali, del fatto che l'attuale legge è il peggiore ibrido elettorale che si potesse inventare. Ha voluto, con coraggio radicale, il supercattolico Oscr Luigi Scalfaro al Quirinale. Poi è diventato un nemico giurato del Presidente della Repubblica. Come tanti elettori italiani che non si riconoscono più nelle esternazioni del Capo dello Stato. E la tv, quella lottizzata dai partiti dell'arco costituzionale, con il bilancino della "par condicio": l'eterna rabbia di Pannella non intercetta forse un umore diffuso, la stanchezza dei minuti concessi a lotti secondo il colore politico? Una recente provocazione è passata inosservata. Marco il Garantista così ha tuonato: "Non ci sarà stata rivoluzione democratica e passaggio alla Seconda Repubblica fin quando non saranno stati mandati a casa (o in galera) sindacalisti, giornalisti, magistrati

di regime". L'ennesima boutade dell'uomo che ha tirato fuori dal carcere Enzo Tortora e portato in Parlamento Tony Negri... Sì, ma anche la denuncia di un sistema dove una Procura della Repubblica (Milano) colpisce al cuore un'altra Procura della Repubblica (Roma). Sembrava un pazzo, quando predicava la liberalizzazione della droga. Oggi quella posizione è largamente condivisa (per le droghe più leggere), con il sostegno di una parte autorevole della comunità scientifica. Eravamo all'alba di Tangentopoli, con ministri ed onorevoli colpiti e affondati dalle raffiche di avvisi di garanzia, e Pannella convocava alle sette del mattino i moribondi della prima Repubblica per incitarli alla resistenza. Adesso siamo alla stagione dei rimpianti, dello stavamo meglio quando stavamo peggio. Con i comunisti non è mai andato d'accordo: Giorgio Amendola gli dava del fascista, Enrico Berliguer lo definiva un giullare. Con i democristiani simpatizzava, salvo a chiamarli ladri di regime. Con Bettino Craxi ha litigato in tutt

e le forme, ma non si è accanito quando l'uomo più potente del Paese è diventato l'esule di Hammamet. In una stagione nella quale tutto è diventato uguale, in una politica che può giocare il suo futuro in dieci minuti di teatrino televisivo, lo spazio vitale del sentiero provocazione intuizione di Marco Pannella si è molto ristretto. E' diventato quasi un cunicolo. Ma lui ne uscirà ancora una volta con le ossa sane e l'eterna Gauolise in bocca. Ci potete giurare.

 
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