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Agora' Agora - 12 giugno 1996
ARTICOLO DE LA STAMPA: IL LEADER RADICALE
Articolo di Filippo Ceccarelli pubblicato da 'La Stampa' il 12 giugno - pag. 7

Il leader radicale: auguro alla politica altri vent'anni come quelli che noi abbiamo creato qui dentro

E allora addio, addio, s'e' fatto tardi, al sesto piano... II bicchiere di plastica per terra, le fotocopiatrici spente, il vassoio vuoto, i fiori sulla libreria e l'urlo, in lontananza, dell'agitatissimo professor Zevi, ormai prossimo all'ascensore: 'Viva il partito radicale! Viva i partiti che muoiono e non puzzano!'

E cosi, anche la festa dell'iniquo sfratto e' finita. Narcisistica e malinconica quale doveva essere, con tanto di visita guidata alla stanza di Pannella e vana ricerca di inesistenti pantofole dell'eroe', come a Caprera. Presto verra' il vicepresidente del gruppo di Forza Italia, Rebuffa, e se la psico-geofrafia, il misterioso potere dei luoghi ha davvero un senso, quelle mura potrebbero offrire delle sorprese. Troppe volte, del resto, i pannelliani hanno giocato con la loro morte, chiamandosi inevitabili e funzionali elogi funebri.

L'hanno messa, in effetti, in modo un po' drammatico: 'Abbandono dei locali' occupati per vent'anni a Montecitorio. Per quale ragione, pero'in base a quale diritto o accordo i berlusconiani dovessero lasciarceli e' gia' molto piu' complicato da spiegare.

Addentando un residuo pasticcino, Pannella non cont»Ab_bandono dei locali, occupati per vent'anni a Montecitorio. Per quale ragione, pero', in base a qua_le diritto, o accordo, i berlusconiani dovessero lasciarceli e' gia' molto più complicato da spiegare. Addentando un residuo pasticcino, Pannella non con esta la legittimita' dell'ingiunzione, ma ne fa una questione di 'eleganza', e in qualche modo pure di convenienza, per via del colossale archivio (più di 2 mila faldoni destinati a inerziale sommovimento che Forza Italia avrebbe potuto ancora utilizzare. Ma queste sono quasi minuzie logistiche.

E soprattutto: quando si organizza un party perche' si devono mollare delle stanze e ha voglia, Pannella, a protestare contro i: 'coccodrilli', eseguiti prima del tempo la rievocazione afflitta e' inesorabilmente in agguato, e sempre piu' le assenze si notano, delle presenze. Bene, allora va detto subito che stavolta, di tutti quelli che ieri mattina potevano o magari dovevano esserci, non c'era quasi nessuno. Il che ha senz'altro contribuito alla controllata mestizia della cerimonia. E al tempo stesso non sai mai bene secondo quale calcolo ha fatto si che, nel vuoto, ulteriori fantasmi si prenotassero un altro pezzettino di Montecitorio: la smorfia scettica di Sciascia, percio', e Cicciolina vestita tricolore, il rumore degli zoccoli della Bonino in Transatlantico e Teodori che per sollecitare piu' spazi si accucciava in un armadio davanti ai fotografi, o Pannellone fautore di riunioni penitenziali per deputati inquisiti alle sette di mattina.

E poi ancora, alla rinfusa, la guerra dei posti con il pci in aula, Modugno in carrozzella, la volta che inalberarono la bandiera vaticana sul pennone del palazzo, la birra di Pajetta in faccia a Cicciomessere, il libro scagliato dalla Aglietta sulla presidenza, il resoconto sommario con l'intervento del deputato Melega sugli euromissili ('Concludo domandando ancora al governo e ai partiti della maggioranza se sappiano dove devono mettere i missili; dal canto suo ritiene che se li debbano mettere...'), Maria Teresa Di Lascia che legge la rassegna stampa, Tortora in visita e Toni Negri, pieno di tic, che progetta di bruciare il Palazzo, 'ma l'incendio non darebbe alcun fulgore alla scena. Montecitorio e' un letamaio.' 'Un ipogeo egizio' lo defini' Adele Faccio.

Pannella, invece, I'ha sempre adorato, Montecitorio, fin dai tempi (1975, prima dell'elezione} in cui il povero Costamagna, poi amico e fan, fece un'interrogazione per vietargli l'ingresso da giornalista. Fino a stabilire un vero culto del regolamento, rimproverare i suoi colleghi perche' si vestivano male, o a prendersela addirittura con il segretario generale che rivolgeva le spolle alla presidenza.

Adesso che i radicali se ne vanno via, e' impossibile e forse anche inutile soffermarsi qui sulle cose buone e le cose cattive che hanno fatto. Piu' interessante, semmai, puo' essere anche soltanto accennare alla straordinaria novita' che il loro arrivo non solo rappresento', ma soprattutto fni' per innescare in Parlamento. Per cui, mentre ieri Pannella a ciglio asciutto, per fortuna alzava iI bicchierino augurando 'altri vent'anni come quelli che noi abbiamo saputo creare e vivere qua dentro', un po' veniva pure da pensare all'epica radicale, a quella quadrilogia di spettacolare protagonismo d'aula che osservatori disincantati e tuttavia arnmirati tuttora classificano come 'ostruzioneide' (record psicofisici di oratoria), 'emendamenteide', (primati numerici e quantitativi), 'dimissioneide' (con rotazioni apparentemente inconsulte, ma contrastatissime) e 'espulsioneide' (ben sei robusti cornmessi trascinarono via Cicciomessere su sedia gestatoria).

Perche' davvero nulla parve impossibile a Pannella, in quelle stanze in caotica penombra, isola franca nelle istituzioni, refugium peccatorum, ritrovo di gente incredibile, ex monache, maniaci cavalli pazzi, spioni sfigati, coppie di profughi difficile dimenticare quelli soprannominati 'l Polipov', per la loro appiccicosa intraprendenza che scappavano dall'Est rincorsi egualrnente da polizia e coniugi. II sesto piano visto dalle mummie dell'allora trionfante partitocrazia come luogo di liberante trasgressione: a un certo punto vi approdo' un deputato comunista scopertosi gay che poi cambio' idea (ma aveva gia' acquistato una casa con un amico.

Perehe' amori e quindi anche odi viscerali scoppiavano di frequente, al sesto piano. Dove Angiolo Bandinelli, storico e sognatore del radicalismo, quasi per scherzo immaginava di mettere una lapide: 'l979 1996/ Qui fu onorata/ la politica'. E un po' anche la vita.

 
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