ROMA, 12 GIUGNO 1996 (ADNKRONOS)
"Non possiamo rimanere inerti di fronte al referendum di Pannella"; a lanciare il monito è il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Nino Abbate. L'Anm non gradisce la consultazione referendaria sulla separazione delle carriere dei giudici e per ribadirlo ha organizzato una "tre giorni" ad Abano Terme per il prossimo weekend. "E' necessaria una riflessione, prima di tutto interna alla magistratura - afferma Abbate all'Adnkronos - siamo consapevoli di muoverci su di un piano inclinato, perché non è facile, per fare solo un esempio, accertare e valutare obiettivamente le capacità e le professionalità dei singoli giudici. Il nostro convegno vuole appunto mettere al fuoco i problemi e discutere concretamente le cose da fare". Per Abbate, si dovrà agire su un duplice versante: "Anzitutto, intervenire sulla legislazione vigente, per rivisitare le normative interne. Penso, ad esempio, ai pareri del Csm, da riscrivere alla luce delle nuove esigenze; alla ristrutturazione e al potenziamento delle funzioni
e dei compiti dei consigli giudiziari; ai ruoli e alle competenze delle commissioni del Csm che vanno rivisitati. E poi, ci sono le cose da fare nell'immediato sul versante delle riforme legislative, potenziando i compiti dei consigli giudiziari e varando una norma che stabilisca i nuovi ruoli. Dobbiamo introdurre la Scuola di Magistratura per il reclutamento e la formazione permanente dei magistrati". Un "pilastro centrale" della nuova costruzione dovrà essere "la nuova scrittura, in senso più restrittivo, degli illeciti disciplinari che concernono l'attività dei magistrati. Un provvedimento era stato già presentato dal governo Dini; speriamo che il nuovo Parlamento e il governo Prodi si facciano carico del problema e si muovano nella stessa ottica". Altra questione scottante, gli arbitrati e gli incarichi extragiudiziari:"E' un argomento che tocca in maniera profonda la deontologia e l'etica dei magistrati - ammette il presidente dell'Anm Nino Abbate - e c'è il rischio che appanni l'immagine dell'autonomia
giudiziaria". Quanto alle qualifiche, "è necessario dare vita all'applicazione del principio costituzionale per cui i giudici si distinguono solo per le funzioni esercitate. In questo contesto, dobbiamo arrivare ad abolire le qualifiche attuali, perché il magistrato sia sempre e soltanto un magistrato, e basta". Per Abbate, "tutto questo complesso di cose può delineare un quadro nuovo, tale da modificare l'attuale sistema e bloccare il referendum proposto da Pannella sulla separazione delle carriere. Per noi, l'idea di separare le carriere è un argomento assolutamente improponibile. Sappiamo che ci sono problemi da affrontare, come riequilibrare magistratura requirente e giudicante e ridurre la personalizzazione delle funzioni di procuratore. Per questo, non siamo affatto arroccati su posizioni di difesa corporativa, ma pronti al confronto ed alla discussione con chi ha voglia di confrontarsi e di discutere. Ma il referendum è il modo più sbagliato di affrontare i problemi della giustizia". Cosa teme, in pa
rticolare, nel caso non si giungesse ad un accordo? "Che alla gente arrivi, dalla campagna referendaria, un messaggio equivoco: che, cioè, tutti i mali della giustizia derivino dalla caduta di professionalità dei magistrati. Le cause sono molteplici e partono dalla carenza assoluta di interventi da parte del potere politico. Noi siamo i primi a voler modificare uno stato di cose che riteniamo oramai inaccettabile. Ma - conclude Nino Abbate - una campagna elettorale referendaria non ci porterebbe molto lontano".