QUEL CHE RESTA DI UNA PRESIDENZA
di Gianfranco DELL'ALBA, deputato europeo della Lista Pannella-Riformatori
(articolo che dovrebbe essere pubblicato domani, 3 luglio, sul "FOGLIO")
Bruxelles 2 luglio 1996
Esercitare la presidenza semestrale dell'Unione europea non é compito facile.
In un periodo eccezionalmente breve il paese che, a rotazione, assume le funzioni di "primus inter pares" deve riuscire a condurre a buon fine interminabili negoziati fra i quindici, con le altre istituzioni dell'Unione e con i paesi terzi, per far avanzare la macchina legislativa e decisionale dell'Europa che richiede molto spesso l'unanimità dei consensi. Inoltre, visto che la Presidenza non si esercita che a scadenze molto distanziate, ogni paese deve utilizzare il semestre per imporre in agenda quelle priorità di area geografica, settoriali e politiche che gli sono proprie, o sono proprie al gruppo di paesi a cui é più vicino, e che rischiano, se non affrontate e risolte sotto il proprio impulso, di essere messe da parte dalle presidenze successive. Al di la degli atti dovuti, infatti, ancora oggi lo sviluppo di molte politiche o iniziative prioritarie é legato all'importanza che all'argomento riesce ad imprimere la presidenza in esercizio, con il suo prestigio, il suo impegno, la sua capacità di convinc
imento e di mediazione sull'insieme dei temi che si trova ad affrontare.
Vi sono cosi "grandi" presidenze, quelle sulle quali si appuntano le attese per la positiva soluzione di dossier spesso bloccati da anni o per l'avvio di processi di riforma decisivi, e presidenze deboli, di transizione, paralizzate dai veti incrociati dei paesi membri su questo o quell'argomento e prive della forza politica necessaria, indipendentemente dalla qualità dei diplomatici e funzionari, o degli stessi ministri di quel paese, non solo per imporre specifiche priorità, ma persino per risolvere le questioni di "ordinaria", seppur complessa, amministrazione.
Presidenze dalle quali vi é poco da attendere e che, allora, col singolare egoismo nazionale che anima molto spesso le istanze europee, vengono "presein ostaggio" e utilizzate soprattutto per assicurarsi una rendita di posizione in vista delle future scadenze negoziali.
Alla fine del semestre di presidenza italiano, che il Presidente della Repubblica Scalfaro ha fatto coincidere con l'indizione delle elezioni politiche, non si puó non rilevare che il governo, in controtendenza rispetto alle precedenti presidenze italiane, abbia esercitato una presidenza più che debole, non solo non conseguendo alcun risultato significativo fra quelli che si era prefissi a livello generale, ma nemmeno garantendo la realizzazione di quelle priorità di maggior interesse per la nostra economia, la nostra politica estera, la nostra visione tendenzialmente federale dell'integrazione europea.
La soluzione, onerosissima sul piano finanziario per le casse dell'Unione, dei problemi politici posti dalla questione della "mucca pazza", sui quali peraltro si ha l'impressione che John Major abbia fatto tutto da sé alla luce di considerazioni di politica interna, la sviluppo positivo di alcuni dossier o la firma di qualche accordo commerciale non bastano, come Prodi e Dini si apprestano certamente a fare davanti al Parlamento europeo, a mascherare il fallimento del vertice di Firenze e il basso profilo complessivo del semestre italiano.
Non essere riusciti a fare gran che, in condizioni particolarmente difficili, se é spiacevole per il proprio paese non é poi cosi grave per l'Europa, che ne ha viste di tutte; grave sarebbe gabellare questi risultati per un successo.
Il Governo Dini, il 5 dicembre 1995 davanti alle Camere e poi successivamente presso i partners e le istituzioni europee, presentando il "programma" della presidenza aveva assunto impegni precisi, prefigurando la ferma volontà di far avanzare la causa europea a tutto campo, a partire dalle tre aree prioritarie "del lavoro, della sicurezza interna ed esterna", e "impegnandosi a portare a termine", "ponendosi come obiettivo", "ponendo particolare attenzione", "proponendosi di giungere all'adozione", "intendendo accellerare la soluzione", "dando massimo impulso", "adoperandosi per la soluzione" di non meno di un'ottantina di punti, dalla sanità ai prezzi agricoli, dagli accordi internazionali al programma quadro di ricerca, dalla moneta unica ai trasporti eccetera.
Sei mesi ed un governo dopo, cosa resta, allora, della presidenza italiana?
1) La Conferenza intergovernativa per la revisione dei Trattati, fiore all'occhiello della presidenza, segna il passo, ed é il meno che si possa dire. La prima fase della Conferenza, convocata de jure per quest'anno e preceduta da un intenso lavoro preparatorio che avrebbe dovuto mettere a fuoco i problemi sul tappeto e permettere ai negoziatori di andare avanti, si conclude senza che su nessun punto si sia cristallizato un consenso sulle cose da fare, tanto che éstata decisa la convocazione di un nuovo vertice ad ottobre, a Dublino, per accellerare i lavori. Gli ambiziosi e in larga parte apprezzabili proponimenti italiani, ivi compreso quello per associare effettivamente il P.E. al gruppo di lavoro, sono restati ad oggi lettera morta.
2) L'assenza di una qualunque iniziativa per coordinare ed animare, anche finanziariamente, a livello europeo la lotta alla disoccupazione ha costituito la grande delusione del Consiglio europeo di Firenze.
Quello che doveva divenire il "Vertice del Lavoro" si é trasformato in un trappolone per il presidente della Commissione Jacques Santer che aveva diligentemente predisposto il piano d'azione chiestogli proprio dai capi di Stato e di governo dei quindici indicando le misure minime da assumere per rendere effettive le indicazioni contenute nel famoso Libro Bianco di Jacques Delors del 1993, e che si é visto opporre un fermo quanto inaspettato "fin de non recevoir".
Sostanzialmente, la Commissione é stata invitata a proseguire i suoi studi, nel frattempo ognuno dovrà andare avanti da sé, e di soldi in comune non se ne parla nemmeno, malgrado le solenni dichiarazioni di principio del prima e dopo vertice.
3) Il calendario in vista dell'Unione Economica e Monetaria, già definito nel precedente Consiglio di Madrid, non presentava difficoltà particolari. La presidenza ha quindi eseguito i suoi compiti di monitoraggio, mentre non si sono esauriti i lavori per definire i contorni di quel "Patto di stabilità", lanciato dai tedeschi in aprile a Verona e destinato a disciplinare le fluttuazioni fra delle monete che non faranno parte della prima fase dell'EURO.
Quanto alla nostra partecipazione alla moneta unica, come direbbe Monti, questa é un'altra storia.
4) in campo sociale sono state approvate due direttive sul congedo parentale ed il distacco dei lavoratori, ma, rispetto al Programma di lavoro, non si é andati avanti sul Comitato Permanente Occupazione, sulla raccomandazione sulle pari opportunità, né sulla proposta di decisione sul programma in favore degli anziani; sul mercato interno, resta ancora disapplicato l'art.7A del Trattato che garantisce la libera circolazione delle persone, non hanno avuto alcun seguito le tre proposte di direttive in merito, cosi come quelle sul diritto delle società europee e sugli alimenti dietetici, e restano in rada una serie di direttive volte al completamento del mercato interno nel settore bancario e finanziario, nonché per quanto riguarda la fiscalità e le dogane.
5) Nel settore delle telecomunicazioni, dei servizi postali e degli audiovisivi, vi sono stati progressi per l'interconnessione, la protezione giuridica dellebanche dati, i servizi televisivi e la direttiva "televisione senza frontiere" - con un certo imbarazzo per il nostro governo che ha sull'argomento posizioni difformi da quelle della maggioranza degli altri paesi -, ma va registrato un nulla di fatto sull'armonizzazione del servizio postale e soprattutto sul servizio universale in materia di telecomunicazioni.
Sulla cultura la presidenza ha centrato il suo obiettivo di far adottare i programmi Arianna, Caleidoscopio e Raffaello, ha fatto del surplace per quanto riguarda il turismo e la protezione civile, temi peraltro per noi di una certa importanza, mentre sulla politica dei consumatori non si é raggiunto un accordo sulla direttiva in tema di accesso alla giustizia, pur se é andato invece a buon fine l'esame del regime del prezzo per unità di misura proposto dalla commissaria Bonino.
6) In materia di sanità sono stati rispettati gli impegni per il varo o l'attuazione dei programmi d'azione per le tossicodipendenze, Europa contro il cancro e Europa contro l'AIDS, in campo ambientale é passata la direttiva biocidi, mentre poco o nulla é stato fatto sull'istruzione e la gioventù, nonostante i buoni propositi espressi; obiettivo raggiunto invece nel settore dell'energia sia per la decisione sui grandi progetti infrastrutturali che per la definizione del mercato interno dell'elettricità (ma nulla di fatto sul gas).
7) Nel settore della ricerca, l'Italia ha mancato proprio a Firenze una delle sue grandi priorità: quella del finanziamento supplementare del quarto programma quadro di ricerca. Se tutto va bene, invece dei millecinquecento miliardi previsti, ne saranno stanziati si e no quattrocento, per di più reperiti da altre voci di bilancio.
Lo stesso dicasi sul fronte dei trasporti: se é vero che la presidenza ha portato a termine il negoziato con il P.E. per la definizione dei grandi progetti prioritari - tra cui Malpensa 2OOO, con buona pace di chi remava contro - non é riuscita a Firenze a strappare quei finanziamenti aggiuntivi che si prefiggeva di ottenere anche per contribuire alla strategia di lotta alla disoccupazione.
Stesso discorso per quanto riguarda l'industria, dove é da escludere una mobilitazione di risorse supplementari, tutte apparentemente "finite in vacca (pazza)", per usare un'espressione che renda l'idea.
E questo mentre stanno per essere restituiti agli stati membri più di 30.000 miliardi del bilancio comunitario - più della metà dei quali destinati ai fondi strutturali - che non sono stati spesi nel 1995. Davvero non c'era nulla da fare?
8) nel settore agricolo si registra forse il fallimento più spettacolare, e grave. Il ministro Lucchetti aveva fissato davanti ai suoi partner il 22 gennaio scorso le seguenti priorità:
- fissazione dei prezzi agricoli
- riforma dei settori vitivinicolo, ortofrutticolo e dell'olio d'oliva- adozione di misure a favore dell'agricoltura di montagna
- conclusione dei lavori nel settore delle banane.
Ebbene, nessuna di queste priorità é stata mantenuta, dalla fissazione dei prezzi per la prossima campagna...alle banane.
Certo, vi é stata la crisi delle vacche pazze e sono stati adottati vari regolamenti sul divieto di utilizzo degli ormoni, ma non si ha l'impressione che settori come l'olio, il vino e l'ortofrutta avanzeranno più difficilmente sotto la prossima presidenza ... irlandese?
9) In materia di giustizia ed affari interni, il cosiddetto terzo pilastro, va registrato l'accordo, seppur con un distinguo del Regno Unito, sulla Convenzione EUROPOL, mentre la presidenza non é riuscita a far avanzare i progetti di convenzione europea sull'estradizione e le frontiere esterne. Poca strada hanno fatto pure l'idea di creare un osservatorio per la lotta contro il razzismo e la xenofobia e, in generale, le altre materie legate a questo settore (ratifica della convenzione di Dublino, lotta al terrorismo, lotta al traffico di droga ecc.)
10) Infine, la politica estera e le relazioni esterne dell'Unione.
Sul fronte balcanico il processo di pace per la ex Jugoslavia deciso a Dayton sotto l'egida USA sta seguendo più o meno il suo corso e la stessa partecipazione dell'Unione europea era stata definita precedentemente. Il quadro finanziario dell'intervento europeo per la ricostruzione non é invece ancora completamente chiarito, cosi come resta in alto mare la questione dell'Albania, per la quale la presidenza auspicava il rafforzamento dei legami con l'Unione, e che invece si trova oggi sul banco degli imputati per l'andamento non proprio democratico delle recenti elezioni politiche.
Una parola a parte merita la Slovenia: curiosamente lo sblocco dell'accordo d'associazione, che il nuovo governo ha realizzato in ventiquattr'ore, senza neanche consultare formalmente il parlamento e rendendo altamente aleatoria la risoluzione del contenzioso bilaterale, non figurava fra le priorità della presidenza italiana....
Per i paesi dell'ex Unione Sovietica, sono state approvate le modifiche necessarie all'iniziativa TACIS e si é firmato l'accordo con l'Uzbekistan, ma non, a voler essere pignoli, con Georgia, Armenia Azerbaigian e Turkmenistan, come figurava nel programma della presidenza.
Si é andati in Asiaper l'incontro di Bangkok in calendario da tempo e ci si é dichiarati più che aperti al dialogo con la Cina facendo a Firenze un passo indietro sul tema dei diritti umani rispetto a quanto affermato nel precedente vertice di Madrid; per l'America Latina e l'America centrale, dove molto aveva fatto, non a caso, la presidenza spagnola, si é concluso l'accordo con il Cile, ma non quello con il Messico, né si é potuti andare avanti sulla situazione di Cuba.Per l'Africa, mentre sono stati approvati gli strumenti giuridici per l'intervento umanitario ed alimentare e l'italiano Aldo Ajello é stato nominato inviato dell'Unione per la regione dei grandi laghi, resta ancora bloccato il negoziato per l'accordo di cooperazione con il Sudafrica.
Con gli Stati Uniti abbiamo continuato il dialogo abituale, affrontando in altre sedi (NATO, UEO) le questioni legate alle difesa, mentre non si é riusciti a chiudere l'accordo con il Canada, e sul Medio Oriente non si puo non registrare le difficoltà dell'Unione a parlare ad una sola voce, alla luce dei contrasti diplomatici che hanno opposto la presidenza ad altri paesi membri per la risoluzione della crisi fra Israele ed il Libano.
Ma il fronte del maggior insuccesso italiano in questo campo é certamente quello del dialogo euromediterraneo iniziato lo scorso novembre a Barcellona. Le presidenze francese prima e spagnola poi avevano messo in cantiere un ambizioso progetto per riequilibrare i finanziamenti esterni dell'Unione facendo stanziare oltre diecimila miliardi in cinque anni per finanziamenti ai paesi dell'area mediterranea per favorirne le economie e stimolare l'interscambio dell'intera area. La presidenza italiana avrebbe dovuto completare l'opera facendo adottare il regolamento attuativo dei finanziamenti e procedendo al negoziato degli accordi con i singoli paesi interessati.
Ebbene, il dossier finanziario é ancora fermo, a causa degli attriti greco-turchi che non si é riusciti a rimuovere, l'unico accordo concluso é quello con il Marocco, e tutta la patata bollente passa ora all'Irlanda, da sempre attenta, si sa, ai problemi mediterranei...
Questo, in sintesi, il bilancio veridico del semestre, punto per punto, che era poi l'oggetto del presente esame, senza parlare quindi delle incertezze sempre più grandi sulle reali capacità dell'Unione di realizzare un'allargamento a tutti i paesi dell'est europeo, più Malta e Cipro, e al contempo dotarsi di istituzioni più efficienti e democratiche, dell'incertezza su chi sarà disposto a pagare i costi di tutto questo, della sempre più scarsa percezione dell'ideale europeo nelle opinioni pubbliche eccetera.
L'arido bilancio é questo. Poi, se ne possono dare tutti i giudizi politici possibili. Come? Seguendo una celebre massima di Oronzo Pugliese, estroso Mister degli anni '6O che prima della partita a chi gli chiedeva pronostici, soleva rispondere "undici siamo noi, undici sono loro, la palla é rotonda, la porta é quadrata..." e che poi, se subentrava la sconfitta, aggiungeva caparbio "ma l'arbitro era cornuto!"