Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 04 mar. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 2 luglio 1996
CENTRISMO ITALICO, OVVERO L'ALLERGIA PER L'ALTERNANZA

IL SECOLO XIX, 2 LUGLIO 1996

IL MALPENSANTE

Articolo di Dino Cofrancesco

Sere fa, sentendo parlare Marco Pannella alla Sala Gemi, mi e' venuto in mente la trasmissione televisiva 'Porta a porta' dedicata ai vent'anni di 'Repubblica'. Ospiti di Bruno Vespa, oltre al festeggiato Eugenio Scalfari, erano Lucio Colletti e Giuliano Ferrara. In un clima, reso disteso e pacato dall'avvenuta consultazione elettorale, i due amici-avversari del fondatore di 'Repubblica', Colletti e Ferrara, hanno ricordato, con grande garbo e con uno stile di altri tempi, le battaglie sostenute dal quotidiano, i suoi meriti oggettivi e, indirettamente, le ragioni che li avevano indotti a militare nel campo opposto. Rispondendo alle critiche, l'ex direttore di 'Repubblica' ha svolto una tesi non poco interessante. Nel secondo dopoguerra, ha detto in sostanza, i partiti cosiddetti 'laici' hanno formato un acipelago litigioso e diviso che non ha mai superato la soglia del 20%. A dominare il campo sono rimaste le due fortezze della DC e del PCI, entrambe poco affidabili sul piano della civic culture ma con un

diverso stato di servizio per quel che riguardava l'effettivo inserimento delle masse nello stato democratico e antifascista. Scalfari avrebbe potuto essere piu' cattivo: i laici italiani (liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici) hanno sempre avuto come vocazione la subalternita'. I repubblicani sono stati a lungo, nella definizione andreottiana, democristiani di complemento; i socialisti hanno oscillato per vent'anni tra stalinismo ('De Martino ha l'agilita' mentale di un pianificatore bulgaro', ebbe a dire una volta Alberto Ronchey) e sottogoverno (dove sono riusciti persino a superare i maestri di Piazza del Gesu'...): i socialdemocratici non sono mai stati nient'altro che una clientela politica organizzata; i liberali, infine, vissuti soltanto di anticomunismo, non hanno combattuto una sola battaglia capace di renderli visibili al minute man. Quel che rimaneva dell'azionismo ribadiva, a ogni pie' sospinto, il fatidico 'nessun nemico a sinistra', con un'attenzione per i ribelli di ogni tipo

insopportabile anche per i vecchi comunisti.

In questa situazione, Scalfari capi' che l'occidentalizzazione dell'Italia sarebbe passata attraverso la social-democratizzazione dell'unica forza di sinistra dotata di un forte seguito di massa e una non improvvisata classe dirigente. I fatti sembrano avergli dato ragione.

Senonche' non diversa e' stata la strategia dell'ultimo Pannella. Scartata come inaffidabile la gran palude del centro, il leader riformatore deve aver pensato che solo la liberalizzazione delle masse (insofferenti del Welfare state) di 'Forza Italia' e del Polo avrebbe potuto far nascere nel nostro Paese un bipolarismo di tipo anglosassone. I fatti sembrano avregli dato torto ma il problema rimane. Se non si costituiscono, infatti, un blocco di centro-sinistra da un lato e un blocco di centro-destra dall'altro, in grado di garantire l'alternanza al governo e la divisione responsabile di maggioranza e opposizione, il modello liberaldemocratico restera' sempre, per noi, una chimera. Pannella pensava di poter costringere, con l'uninominale secca all'inglese, destra e sinistra ad aggregarsi attorno al membro piu' forte della rispettiva coalizione; non aveva fatto i conti, pero' con la tentazione centrista delle classi dirigenti italiane. E la talpa e' gia' al lavoro. Dire che D'Alema non e' ancora affidabile o

che 'Forza Italia' e' un movimento con forti tentazioni autoritarie significa voler ricostruire l'eterno centro, luogo istituzionale di sensalarie e di scambi clientelari, colossale mollusco libero di spostarsi a destra o a sinistra a seconda di effimere percentuali elettorali, di pressioni sindacali e coporative, di attivismi di piazza. Ne' mancano, nei due schieramenti, notabili moderati disposti a guidare una rinata DC laica che parli il linguaggio della trasversalita' (l'unione dei presunti liberali di destra e di sinistra).

Queste manovre, per ora, stanno seriamente logorano soltanto 'Forza Italia' ma, alla lunga, rappresentano un serio pericolo anche per il Pds. Forse occorre rassegnarsi al centrismo italico, all'antica allergia per l'alternanza di governo.

Per chi esercita il mestiere dell'osservatore politico, pero' e' duro sostenere che d'Alema non e' un socialdemocratico come ce ne sono tanti in Europa o che il berlusconiano non e' un'espressione nostrana di liberalismo reaganiano. Volete i Dini e i Bianco? Teneteveli ma senza evocare i fantasmi del comunismo e del fascismo che, per fortuna, sono scomparsi per sempre.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail