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Notizie lista Pannella
Agora' Agora - 11 luglio 1996
PANNELLA E BERLUSCONI DIVORZIANO. COME CARLO D'INGHILTERRA E LADY D.

IL FOGLIO 11 LUGLIO 1996

Il radicale chiede il sequestro di beni del Presidente di Forza Italia a garanzia di un accordo elettorale non rispettato.

"Quoteremo Marco in Borsa"

Fondo di prima pagina.

Roma. A Marco Pannella, si sa, piacciono le cifre tonde. Questa volta, a suggello della crisi con Silvio Berlusconi, ne ha sparata una davvero grossa: 20 miliardi. E' quanto il leader radicale ha chiesto venga sequestrato del patrimonio del Polo, di Forza Italia o di Berlusconi medesimo. Le origini di questa ingiunzione risalgono a qualche giorno prima delle elezioni del 21 aprile, quando Pannella e Berlusconi apposero le loro firme su ciascuna delle otto pagine di un articolato protocollo d'intesa. Il contratto si può semplificare in questo modo: in cambio dell'appoggio della Lista Pannella-Sgarbi ai candidati del Polo, nel maggioritario, Berlusconi, a nome di tutti gli alleati, si impegnava a corrispondere a Pannella circa due miliardi l'anno per tutta la durata della legislatura. La Lista Pannella, secondo gli accordi, avrebbe dovuto già riscuotere da tempo la prima rata di quanto pattuito. Ma nonostante le centinaia di telefonate e le decine di lettere inviate da Pannella a berlusconi, non una sola lira

a cambiato di tasca. Così eccoci agli avvocati. Pare che Pannella abbia pensato al sequestro cautelativo dei beni del Cavaliere, (20 miliardi per garantire un credito di 10) trovandosi qualche giorno fa in Sardegna per un'assemblea del suo movimento, mentre qualche malizioso militante gli additava le splendide ville berlusconiane. Pannella sembra insomma deciso a far pagare caro a Berlusconi il divorzio politico. In fondo gli chiede circa la metà di quanto Lady Diana Spencer pretende dal suo consorte, Carlo d'Inghilterra. Anche Berlusconi, come il principe di Galles si trova in difficoltà economiche e forse per questo la vicenda è finita nelle aule giudiziarie. Mentre Pannella ha lautamente monetizzato la rinuncia alla sua parte di sovranità sul Polo. Un giornale popolare che si rispetti, ieri avrebbe sbattuto in prima pagina due foto, magari separate da uno strappo: una con i militanti radicali che riempiono scatoloni e svuotano mestamente la stanza che fu di Pannella a Montecitorio; l'altra con Berlusconi

che prende possesso del suo nuovo regale appartamento romano di Palazzo Grazioli. Certo non tutto è perduto. Chi conosce bene Pannella dice che in cuor suo spera in un estremo atto riparatore e che come tante mogli tradite alza la posta dell'addio solo per ridondurre il reprobo sulla via di casa. Pannella e Berlusconi in effetti non si parlano da dopo le elezioni: non una frase, non un rigo del Cavaliere sono giunti a consolare la solitudine pannelliana. E molti di coloro che hanno partecipato a un seminario organizzato lo scorso week-end a Roma, dalla Lista Pannella, testimoniano che dalle parole del leader traspariva la voglia di una ripresa dei rapporti, ostacolata da una dignità messa già a dura prova. Un sentimento tanto più contrastatoperché sullo sfondo c'è di nuovo l'intenzione di Pannella di liquidare l'esperienza delle liste ispirate al suo nome e con essa una difficile stagione di alleanze. Cosa c'è allora di meglio in questi casi di vedersi in tribunale, con i rispettivi avvocati a far da scudo e

le lunghe attese per tentare una affettuosa conciliazione?

Ma i riformatori fanno sul serio.

Paolo Vigevano, tesoriere della Lista Pannella, ed estensore dell'accordo pre-elettorale, ha accusato Berlusconi di "essersi reso latitante per sfuggire ai suoi obblighi". Anche Vittorio Sgarbi - che poche ore prima della presentazione delle liste aveva divorziato da pannella per candidarsi con Forza Italia, lasciando però il suo cognome alla creatura concepita con il leader radicale - oggi dà ragione a Marco: "Berlusconi lo trattava turandosi il naso, come chi deve ingoiare una medicina amara. Tutti sappiamo che Pannella è insopportabile, ma in questo caso la sua statura politica andava valorizzata. Non averlo fatto ha contribuito alla sconfitta del Polo, ora è giusto che Berlusconi paghi i suoi errori". Tra gli "azzurri" si tende a sdrammatizzare, anche se l'unico eletto pannelliano, Pietro Milio, che è iscritto al Gruppo di Forza Italia, si schiera con Pannella: "Non dimentico le cortesie", ha dichiarato. Il tesoriere del Movimento di Berlusconi, Domenico Lo Jucco, mostra di cadere dalle nuvole: "Non so b

ene di che cosa si tratti, ma credo che tutto si risolverà". La butta sul ridere Beppe Pisanu, presidente del Gruppo di Forza Italia alla camera: "daremo a Pannella quello che chiede e se i soldi non ci bastano lo faremo quotare in Borsa, come Mediaset". In realtà qualche preoccupazione serpeggia, se, come pare, la controversia è stata affidata allo studio del professor Carlo Mezzanotte. E c'è chi pensa a una linea di difesa ardimentosa: "Per pagare bisogna esistere, il Polo, invece, non esiste".

 
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